Genova – Come sempre, quando accade un incidente tra un bus AMT e un mezzo privato scatta la gogna mediatica: “Autisti drogati, ubriachi, prepotenti, maleducati e indisponenti”.
Ci teniamo a sottolineare che per essere alla guida di un mezzo pubblico, bisogna essere in possesso di patenti di autista professionista e occorre avere un tasso alcolemico pari a 0,0 (zero assoluto), vengono fatti, sia regolarmente che random, controlli antidroga e alcol test tramite esame dell’urina, o in caso di sospetta positività con esami immediati del sangue. Al minimo dubbio su qualsiasi valore, scatta la sospensione dalla guida.
Purtroppo non fanno notizia i numerosi incidenti che quotidianamente vengono evitati grazie alla prontezza di riflessi degli autisti, perché sono ritenuti professionisti della guida e perché ad un professionista non si perdona alcun errore.
Nessuno fa caso che a Genova, al contrario di tantissime altre città, si tollera il divieto di sosta ovunque, si usano le fermate dei bus come scarico/carico merci, non ci siano corsie protette o strumenti che gli agevolino il lavoro, come i semafori intelligenti, telecamere frontali sui bus o telecamere a bordo, anzi Genova è quella città dove si è sempre ostacolato il servizio pubblico, rendendo difficile e, talvolta, quasi impossibile il lavoro degli autisti.
Segnaletiche assurde, deroghe da ritiro patente, verde che intralcia i percorsi costringendo i bus ad invadere la corsia opposta, regolamenti di bordo che non si fanno rispettare, aggressioni sia fisiche che verbali, ormai all’ordine del giorno e un traffico insostenibile nel quale districarsi, tra pirati della strada e persone che si infilano in ogni dove.
Pochi si rendendono conto delle difficoltà affrontate durante il servizio, in situazioni di estrema emergenza, ma anche di estremo pericolo e responsabilità, tipo in caso di alluvioni o nevicate, dove gli autisti sono chiamati a condurre i mezzi in condizioni davvero al limite.
Pochi prendono atto delle nostre condizioni di lavoro, dello stress correlato alla mansione, che porta ad un’altissima percentuale di infartuati, di ernie discali, problemi gastrointestinali, problemi al sistema nervoso (dovuti anche alle mancate ferie godute e alle pressioni per lo straordinario utile a poter coprire il servizio, che altrimenti sarebbe ancora più carente, tutto a discapito però di un corretto recupero psico-fisico) che si sommano alla PESSIMA CONDIZIONE LAVORATIVA DELLA NOSTRA CITTÀ … NULLA DI CIÒ VIENE LEGALMENTE O UMANAMENTE RICONOSCIUTO.
TUTTO è dovuto, eppure non siamo automi, siamo anche noi persone con una famiglia, siamo padri e madri che svolgono questa mansione per vivere e sui bus che guidiamo tutti i giorni ci sono i nostri parenti, i nostri figli che vanno a scuola e amici, quindi sarebbe il caso di riflettere prima di fare certe affermazioni.
Comunque si concluda quest’ultima tragica vicenda, il nostro massimo cordoglio è sia per la famiglia della donna deceduta, sia per il collega che in una manciata di secondi ha visto sconvolta anche la sua esistenza e quella dei suoi cari.
Rimaniamo in attesa dei chiarimenti che certamente le indagini in corso faranno, consapevoli che purtroppo per come si trova il trasporto pubblico in questo momento, ci troveremo ancora a commentare eventi tragici.
Or.S.A. Tpl Genova
Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta
Capisco. Sono figlio di un ex dipendente. Ma quando vedo e spesso autisti che parlano con colleghi o passeggeri a fianco. Che si dimenticano di fermarsi anche se hai prenotato e solo per distrazione penso che facendo piu’ attenzione e parlando meno forse certe disgrazie si potrebbero evitare ieri un giovane autista sul 16 ore 17.45 da Brignole fino in corso Europa. Macchina nr 8904 ha parlato con auricolare per tutto il tempo andando piano. Volevo segnalare la cosa ma ho lasciato perdere.
A brignole una decina di giorni fa un autista del bus n.13 è partito col semaforo rosso, quello prima dell imbocco della galleria di via canevari direzione molassana.
Nessuno ha dichiarato l’assoluta infallibilità degli autisti AMT, ma da qui a linciare una persona, o un’intera categoria, sui social ne passa.
Naturalmente episodi come questo ci rattristano non poco.
Complimenti Sergio per il commento. Sicuramente tuo padre, ex collega, sarà orgoglioso di te.
Denunciare atteggiamenti scorretti è un dovere e non una delazione da punire con metodi mafiosi o commenti ironici. Non si può fare di tutta un erba un fascio ma offendersi perché si mette in risalto un “andazzo” che non giova a nessuno è fuori luogo. Noi che abbiamo le patenti superiori abbiamo, volenti o nolenti, più doveri.