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È questo il numero dei migranti che dal 1988 sono morti nel tentativo di raggiungere l’Europa. Naturalmente sono esclusi da questa macabra contabilità tutti gli invisibili che sono crepati per terra e per mare senza fare notizia e dei quali non sapremo mai neppure il nome.
Già, il nome.
Li abbiamo chiamati clandestini e abbiamo creato per loro un reato. Ne abbiamo radicalizzato la differenza in modo che fosse più semplice guardarli con fredde occhiate statistiche, renderli omologati, anonimi, subumani e giustificarne così l’emarginazione.
L’effetto più perverso di queste categorizzazioni è che si possono calpestare i diritti umani senza generare troppo rumore.
È il 28 luglio e al campo B – Parco Roja, Ventimiglia – si schianta dal caldo e non c’è una goccia d’acqua: è l’ennesima umiliazione messa in atto da una burocrazia cieca e indifferente.
Il campo B, raccontano i volontari che ogni giorno sono attivi nella logistica, nel fornire i pasti o procurare l’acqua, è un campo informale dove sosta chi è in attesa della turnazione per entrare al vicino campo di permanenza temporanea della Croce Rossa, una novità nel quadro giuridico nazionale.
Attendono qui perché possono assicurarsi un pasto e dormire in parte al coperto. Il campo B, infatti, si snoda nello scalo ferroviario merci, oggi in disuso, che un tempo accoglieva le stalle per consentire il riposo e l’abbeveraggio agli animali trasportati con il treno.
Ma allora l’acqua c’è! Non proprio.
La burocrazia ha disposto che le tubature venissero intercettate a monte e ha chiuso l’erogazione negando anche i minimi servizi igienico-sanitari. Ora i 300 ragazzi – il campo B è solo maschile, famiglie e minori sono accolti da Don Rito Alvarez nella Chiesa di Sant’Antonio a Gianchette – si lavano nel fiume Roja.
Che paese è questo, dove si permette alla politica e alla burocrazia di costruire l’inferiorità del migrante, di negarne l’umanità e renderlo inferiore alle bestie?
Simona Tarzia
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I dati sul numero dei migranti morti nel Mediterraneo sono aggiornati al 2 febbraio 2016. Fonte: Fortress Europe
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.