Greta, grati, gretti, gretini, great thanks. Filosofia del grottesco

Ho atteso. Ho atteso con infinita pazienza e maniacale abnegazione. Ho atteso sino a che il giorno fatidico si fosse consumato. Ho applicato la sordina misericordiosa, andando oltre e pensando ad altro, bypassando i post degli amici social che si confrontavano sul potere mediatico della giovane Greta Thumberg. Gli entusiasti, quelli che….finalmente era ora che la generazione 2.0 prendesse coscienza del mondo al di là della comodità di smartphone, social, whatsapp, internet, schermi e teleschermi, di connessioni ed iperconnessioni e fantasie limitate da videogiochi e joystick. Gli scettici, quelli che in fondo ogni generazione ha avuto i propri miti, da Che Guevara a Fidel a Mao, dallo stalinismo al comunismo, che tanto poi ci pensa la vita e se alla fine in nostri figli si divertono, socializzano, scambiano idee ed esperienze tutto può contribuire a farli crescere. Infine i contrari, quelli che Greta è un fenomeno mediatico costruito dai genitori per far soldi, magari addirittura asservita ai poteri forti al fine di una distorsione di massa dai problemi reali. Un gomplotto per favorire il gomplotto. Ho visto confrontarsi qualunquisti e politicanti, liberaldemocratici e progressisti, filosofi ed impiegati, donne in carriera e massaie, operai ed imprenditori, scienziati e studenti sulla terza giornata mondiale del “Friday for future”, impropriamente definito lo sciopero per il clima, che oggi ha raccolto sulle piazze tanti studenti e non soltanto.

Intanto, di fronte a tanta partecipazione, di fronte all’onda verde, mi pare opportuno che i nostri politici e soprattutto quelli ai vertici o a capo dei nostri partiti qualche domanda se la inizino a porre. Nel senso che di fronte a questa ragazzina di sedici anni  affetta dalla sindrome di Asperger, capace con le sue parole d’ordine di riportare in piazza milioni di giovani sarebbe opportuno farsi qualche domanda sui ritardi della politica nella percezione della gente comune e soprattutto delle giovani generazioni. Perche’, probabilmente l’apolitica, l’antipolitica, l’astensionismo e il non voto passano attraverso questo stato di cose. Passano attraverso interessi di parte che non vengono adeguatamente condivisi. Lasciando, magari, il sospetto amaro che certi cicli di produzione non vadano messi in discussione proprio per non penalizzare la (certa politica), la (certa imprenditoria).

Ciò che al contrario lascia interdetti, almeno un po’, è che prima di Greta il suo messaggio sia stato interpretato da fior di scienziati, incapaci, evidentemente, di riuscire a stabilire lo stesso appeal con l’esterno e con le giovani generazioni.

Insomma, una cosa è che una o un docente di geofisica accusi i potenti, nemmeno piagnucolando di “Avere rubato i sogni a se e ai suoi figli”. Un’altra cosa è l’impatto mediatico della sedicenne svedese con la sindrome di Asperger che interviene all’Onu e dopo essersi aggiustata il microfono esordisce “Il mio messaggio è che vi terremo d’occhio”, come un poliziotto qualunque rivolto ai malviventi dei peggiori bar di Caracas. E invece si trattava dei leader del mondo. E poi “Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia. Ci state deludendo, ma i giovani stanno iniziando a capire il vostro tradimento, gli occhi di tutte le generazioni future sono su di voi, e se sceglierete di fallire non vi perdoneremo mai. il mondo si sta svegliando e il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no”. E, insomma, una ragazzina di sedici anni, svedese, con la sindrome di Asperger che minaccia i potenti della terra, colpevolizzandoli perfino per averle rubato, a lei e a tutti gli esponenti della sua stessa generazione, i sogni dell’infanzia, non può che tendenzialmente, visti i diversi poteri in campo far pendere la nostra personale bilancia dalla parte del più debole. Una rappresentazione riuscita, con un naturale messaggio di speranza nelle giovani generazioni. Solo che il mondo social è un po’ così, tra fakes e informazione iperveloce roba per miscredenti. Perciò la sedicenne eroina è diventata il diavolo, una sorta di miscredente Giovanna d’Arco da mettere al rogo.

E mi spiace dire che in qualche modo abbia contribuito a far crescere una naturale antipatia nei confronti di una minorenne che detta il taccuino politico ai potenti del mondo anche la precipitosa e tardiva rincorsa dei soliti noti nel tentativo incauto di caricarsela sulle spalle. O, almeno, di tentare. Come se ormai la piccola Greta, ed ogni sua uscita non godesse di palinsesti e di discorsi scritti e riscritti, provati e riprovati, limati e rilimati, per infiammare i giovani e magari pure i deboli di spirito. O, al contrario, per rinfocolare la rabbia di chi si sente esautorato da una ragazzina con le trecce e lo sguardo spento. Da destra a sinistra scettici e strascettici. Come se il clima  e l’ambiente fossero temi che interessano una sola parte politica, se essere amici di Greta e comunisti con il Rolex fosse un tutt’uno. Fino a registrare qualche defezione, qualche raffica di fuoco amico. Ovviamente parole di studioso di qualche vaglia.

Prendiamo per esempio Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, che ha parlato con scetticismo a “Il Corriere della Sera” dello sciopero di oggi dichiarando: “Se continuiamo ad affrontare i problemi alla Greta siamo fritti. Siamo all’ideologia dell’incompetenza”. E continua: “I problemi non si affrontano in termini ideologico-sentimental-patetico ma in termini scientifici”. E comunque non ci voleva certamente l’autorevolezza di Cacciari per suggerire che forse sarebbe stato meglio utilizzare la giornata di manifestazione per ricondurre il tutto all’interno della scuola per costruire una maggior consapevolezza. Afferma il filosofo: “per fare seminari autogestiti ai quali far partecipare lo scienziato che racconta come va il clima”.

E poi si parlava appunto di quelli che subito inseguono e poi gradatamente rincorrono. Che non si sa mai…. magari i minorenni di oggi tra due annetti vanno perfino a votare. Lorenzo Fioramonti, laureato in filosofia a Tor Vergata, brillante accademico dell’Universita’ di Pretoria, viceministro all’istruzione durante il primo governo di Giuseppe Conte e promosso ministro al bis del suo capo, ha avuto una pensata delle sue. Una sorta di amnistia. In previsione dello sciopero per il clima come racconta Huffpost di quattro giorni or sono il ministro invita le scuole, pur nella loro autonomia, a sorvolare sulla eventuale richiesta di giustificazione. E naturalmente come un  politico scafato lo annuncia su facebook. Racconta L’”Huffpost”: “In accordo con quanto richiesto da molte parti sociali e realtà associative impegnate nelle tematiche ambientali”, si legge sul social – ho dato mandato di redigere una circolare che invitasse le scuole, pur nella loro autonomia, a considerare giustificate le assenze degli studenti occorse per la mobilitazione mondiale contro il cambiamento climatico. In questa settimana dal 20 al 27 settembre, infatti, ragazzi e ragazze di ogni Paese stanno scendendo in piazza per rivendicare un’attenzione imprescindibile al loro futuro, che è minacciato dalla devastazione ambientale e da una concezione economica dello sviluppo ormai insostenibile. L’importanza di questa mobilitazione – conclude il ministro Fioramonti – è quindi fondamentale per numerosi aspetti, a partire dalla necessità improrogabile di un cambiamento rapido dei modelli socio-economici imperanti. È in gioco il bene più essenziale, cioè imparare a prenderci cura del nostro mondo”. Insomma i due interessi in gioco sono il rapido cambiamento dei modelli socio economici imperanti, quelli che nel vecchio mondo capitalista, ma non solo si chiamano da sempre leggi di produzione, e, un nuovo modo tutto da apprendere e vagliare per imparare a prenderci cura del nostro mondo. Lodevole proponimento quello del ministro. Anche se la circolare, che mette tutti in salvo dal pericolo della richiesta di giustificazioni scritte e controfirmate dai genitori a posteriori, pur non ledendo in alcun modo l’autonomia delle scuole, alla fin fine non fa altro se non contribuire a ledere quella della consapevolezza dei ragazzi. Invogliati a “scioperare” anziché ad abbracciare consapevolmente  i motivi della protesta. E allora meglio starsene a casa, tanto che le scuole funzionino o no, non è importante. Tanto che anche Cacciari sbotta come scrive l’Agi riportando l’intervista al Corsera “Mica il ministro può giustificare i ragazzi. O è diventato un suo potere?.

Cacciari aggiunge che quella di oggi «sarà una manifestazione autorizzata. Come il Giorno della memoria. Solo che è di un’assurdità pazzesca». Secondo il filosofo l’impostazione che sta alla base della manifestazione è sbagliato, e la sua voce è critica e fuori dal coro: «Non è dicendo ‘mi avete rubato i sogni’ che si affrontano i problemi». Greta «a scuola dovrebbe andarci», ciò che afferma era stato già detto in precedenza «da fior fior di scienziati», ma «nessuno di loro aveva l’eco di questa bambina»”.  Ed è vero quello che sostiene l’ex sindaco di Venezia, fior di scienziati avevano lanciato appelli sul clima e sullo stato di salute del nostro pianeta, ma nessuno aveva avuto il riscontro di questa ragazzina. Perche’ poi nel periodo della comunicazione lo storytelling, cioè l’arte del raccontare storie impiegata come strategia di comunicazione persuasiva finisce per avere un’importanza fondamentale. E da qui le maldicenze che Greta Thumberg sia solo un’abile attrice, capace di piangere a comando nelle mani di una setta comandata dai poteri forti

Una storia che ha implicazioni fantasiose e addirittura grottesche, con tanto di grati, di gretti, di “gretini”,  e… mille grazie( great thanks) a chi in qualche modo ci abbocca o ne parla prendendo le parti di Greta o, al contrario, demonizzandola. Senza avvedersi che al di la’ delle episodiche manifestazioni la cultura ambientalista va fatta crescere e fa parte, probabilmente di quel senso civico, il cui approccio comportamentale è stato solo recentemente reintrodotto nelle scuole. Greta, potrà anche essere un’astuta commediante o meglio una giovanissima leader con ideali inossidabili. Ma l’unica certezza di questa vicenda è che la politica, quella ufficiale, come sempre si ritrova in ritardo e costretta a rincorrere. E che sovvertire leggi di produzione radicate finanziariamente ed economicamente, nonostante gli investimenti sulla green economy, presunti o interessati e dopati, sarà una battaglia difficile se non impossibile. Al di là delle lacrime vere, o di coccodrillo della piccola Greta.

Giona

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