Passiamo quotidianamente in via Fillak, ma sappiamo chi era Walter?

Walter Fillak – nome di battaglia Martin – di 25 anni da Torino, comandante della LXXVI Brigata Garibaldi.
Fu impiccato il 5 febbraio del ’45
a  Cuorgnè, appeso a un palo telegrafico nei pressi della chiesetta di San Giusto, sulla strada per Alpette.
Per l’esecuzione fu utilizzato un cavo telefonico che si spezzò prima che il giovane partigiano comunista morisse. I suoi aguzzini allora presero un cavo metallico da un camion e, dopo averlo unto con del grasso, portarono a termine l’impiccagione.
Quindi il tenente Kokermuller si avvicinò al cadavere e gli esplose un colpo di pistola in viso.

Il corpo di “Martin” fu lasciato esposto nella neve come monito, secondo la macabra consuetudine dei nazifascisti.

Una donna, una madre, Domenica Bollero, deceduta alcuni anni or sono, non si lasciò intimidire.
Ordinò a un falegname la costruzione di una cassa mortuaria, andò a ricomporre la salma e provvide a farla trasportare al cimitero. Nei giorni seguenti, attraverso i canali dell’informazione clandestina, avvisò con uno scritto il padre del caduto partigiano, l’ingegner Ferruccio Fillak che era residente a Milano.

Oggi, le spoglie di Walter sono tumulate nel Campo della Gloria del cimitero di Cuorgnè, dove i suoi genitori vollero essere sepolti accanto al loro figliolo: il papà nel 1972 e la mamma, Maria Aimo, nel 1982.
A Walter Fillak venne conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare, e il Comune di Cuorgnè gli dedicò una via.

Genova gli ha intitolato la famosa via di Sampierdarena, mentre il Liceo scientifico Gian Domenico Cassini ha dedicato a lui e agli altri ex alunni partigiani – Giacomo Buranello, Giorgio Issel, Silvano Stacchetti – una lapide a eterna memoria posta sopra l’ingresso dell’aula magna dell’istituto.

Prima di morire Walter Fillak scrisse ai genitori. A leggere queste righe non si può rimanere indifferenti.

«All’Ing. Ferruccio Fillak
Via Reina 5 – Milano

1-2-1945

Cara mamma, Papà, Wanda, riceverete questa mia ultima lettera quando ormai io non apparterrò più al regno dei vivi.
La fatalità ha voluto che io mi trovassi in una posizione che fu tragica per me. Sono calmo, perfettamente calmo, di mente e di corpo.
Non ho paura di morire; l’unica cosa che  mi dispiace è il vostro dolore.
Siate forti e coscienti dell’accaduto.

Cara Mamma, perdonami se qualche volta ti ho fatto arrabbiare; credimi Mamma, ti voglio tanto bene, come tanto bene voglio a Papà ed alla cara Wanda a cui suggerisco di studiare tanto, tanto per il suo bene.
Ricevete tanti baci dal vostro figlio che tanto vi ha voluto  bene, anche se non ha saputo dimostrarvelo.
Walter»

Mauro Salucci

Mauro Salucci è nato a Genova. Laureato in Filosofia, sposato e padre di due figli. Apprezzato  cultore di storia, collabora con diverse riviste e periodici. Inoltre è anche apprezzato conferenziere. Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive di carattere storico. Annovera la pubblicazione di  “Taccuino su Genova” (2016) e“Madre di Dio”(2017) .   “Forti pulsioni” (2018) dedicato a Niccolò Paganini è del 2018 e l’ultima fatica riguarda i Sestieri di Genova.

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