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La polvere che muove il mondo: l’impero della cocaina (Prima parte)

Dal Putumayo colombiano ai porti europei, la cocaina percorre migliaia di chilometri nascosta tra container e carichi commerciali. È un mercato parallelo che genera centinaia di miliardi di dollari l’anno, alimenta alleanze tra cartelli sudamericani e mafie europee, e trasforma la criminalità in impresa globale. I sequestri record non frenano i flussi: per ogni tonnellata intercettata, almeno cinque arrivano a destinazione. E mentre l’Europa scalza il Nord America come principale terminale, nuove droghe sintetiche aprono scenari ancora più inquietanti.

È un viaggio silenzioso, che attraversa oceani e continenti senza lasciare tracce. Dentro container di frutta tropicale, tra sacchi di caffè o nascosta nei doppi fondi dei motori marini, la cocaina percorre ogni giorno migliaia di chilometri per arrivare in Europa. Dalle foreste del Putumayo colombiano ai porti di Anversa, Rotterdam e Gioia Tauro, si snoda la rotta di una merce che vale più dell’oro: pura, raffinata, invisibile.

Dietro ogni sequestro record si nasconde un sistema industriale, con una catena logistica efficiente, intermediari finanziari, tecnici specializzati e complici nei porti. I cartelli sudamericani hanno stretto alleanze con le mafie europee – dalla ‘ndrangheta ai clan balcanici – che garantiscono distribuzione e riciclaggio. È una rete che parla molte lingue, ma ha un solo lessico comune: quello del denaro.

L’Europa è il mercato principale

Negli ultimi anni l’Europa è diventata il principale mercato di destinazione, superando gli Stati Uniti. I carichi arrivano sempre più consistenti e la cocaina è sempre più pura. Gli investigatori parlano di un “modello 2.0” del narcotraffico: decentralizzato, digitale, con una capacità di adattamento che sfugge alle logiche tradizionali della repressione. Per ogni tonnellata sequestrata, almeno cinque riescono a passare.

L’Italia resta un crocevia strategico. Nei porti di Genova e Gioia Tauro transitano container che valgono centinaia di milioni di euro. Ma il traffico non si ferma lì: si dirama verso Milano, Roma, Napoli e le capitali europee. È un’economia parallela che si infiltra nelle imprese, nei cantieri, nella finanza. E che alimenta una violenza meno visibile, fatta di ricatti, debiti e dipendenze.

Dietro le rotte e le statistiche ci sono uomini e donne, spesso invisibili anche loro: i braccianti delle piantagioni di coca, i corrieri che rischiano la vita per poche centinaia di dollari, i funzionari corrotti che chiudono un occhio al momento giusto. È una catena globale in cui ogni anello è sostituibile, ma il flusso non si interrompe mai.

Affari e vite spezzate

Nel 2023, 316 milioni di persone nel mondo hanno consumato sostanze stupefacenti. Non è solo un numero: significa che l’aumento del consumo corre più veloce della crescita demografica. Siamo di fronte a una vera e propria normalizzazione dell’uso di droghe, soprattutto tra i giovani, che ne fanno consumo almeno quanto – e in certi casi più – degli adulti.

Il cuore della tempesta si chiama cocaina. In Colombia, le colline di coca si sono estese ancora, mentre le tecniche agricole hanno spinto la resa a livelli mai visti. Il risultato: 3.708 tonnellate prodotte nel 2023, un terzo in più rispetto all’anno precedente.

Ma il dato “di produzione” indica solo la punta dell’iceberg. Dietro ogni tonnellata ci sono decine di migliaia di chili diluiti, trasportati, tagliati, rinviati su nuove rotte. Il valore effettivo del traffico globale — sommando ogni fase della catena — è difficilissimo da quantificare con certezza. Secondo stime diffuse negli studi accademici e nei report sul crimine organizzato, il mercato illegale delle droghe (non solo cocaina) oscilla tra 350 e 500 miliardi di dollari l’anno a livello globale.

Per avere un ordine di grandezza, nei paesi produttori sudamericani, un chilogrammo di cocaina pura al 99% può costare dai 1000 ai 2000 dollari in base all’importanza dell’acquirente. Il valore di mercato dopo essere stata tagliata può arrivare a rendere 20000 dollari al chilo. Nei mercati di spaccio al dettaglio costa 50 dollari al  grammo, portando il valore del panetto a 50000 dollari al chilo.

Se il mondo produce, l’Europa consuma

Se il mondo produce, l’Europa consuma — e paga. Secondo Europol, la cocaina è lo stimolante illecito più usato nel continente, con un mercato al dettaglio stimato in almeno €5,7 miliardi l’anno solo per le operazioni che riesce a “vedere” nei dati pubblici. Ma questa cifra è senz’altro sottostimata, perché la clandestinità non lascia tracce.

I report congiunti di EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction – Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze) ed Europol forniscono una stima più ampia: il mercato al dettaglio della cocaina in Europa è valutato intorno a €10,5 miliardi nel 2020, con una forchetta plausibile tra €7,7 e €12,8 miliardi.

Un’altra conferma della potenza del mercato: nel 2023 gli Stati membri dell’UE hanno registrato un record di 419 tonnellate di cocaina sequestrata, una cifra che testimonia l’entità della pressione sul sistema europeo. E l’Europa, con i suoi porti e le sue metropoli, ha ormai scalzato il Nord America come principale terminale del traffico. Nei canali di Anversa o Rotterdam, nelle acque di Gioia Tauro, passano carichi milionari, e non sorprende che le cronache parlino sempre più spesso di regolamenti di conti tra clan rivali. In Ecuador, Paese un tempo lontano dai grandi flussi, il tasso di omicidi è esploso: da 7,8 a 45,7 per 100mila abitanti in appena tre anni, un balzo che racconta più di mille statistiche l’effetto collaterale del narcotraffico.

Quando il mercato della cocaina esplode, quello dell’oppio collassa

Dopo il bando imposto dai talebani nel 2022, l’Afghanistan ha ridotto la produzione di papavero del 95%. Un colpo secco, che sulla carta doveva cancellare l’eroina dal mondo.
Eppure, nelle valli del Helmand, nei magazzini nascosti tra le montagne, restano tonnellate di oppio accumulato prima del divieto. Scorte che da sole valgono quasi sei miliardi di dollari — un quarto del PIL del Paese.

In un’economia in ginocchio, quell’oro velenoso è l’unica riserva di valore rimasta. Tiene in vita famiglie, clan, reti criminali. Ma intanto, mentre i campi si svuotano, i prezzi decuplicano e i laboratori clandestini cercano nuove strade.
Ed è lì, nel vuoto lasciato dall’oppio, che arriva il vero nemico: gli oppioidi sintetici. Economici, invisibili, devastanti.

Le droghe sintetiche

Tra questi, i nitazeni sono l’incubo dei tossicologi. Alcune molecole hanno una potenza fino a 500 volte superiore all’eroina. Dal Baltico al Regno Unito, dagli Stati Uniti al Brasile, i rapporti si moltiplicano: overdosi fulminee, sostanze vendute come eroina o addirittura come pasticche contraffatte. Solo in Gran Bretagna, tra il 2023 e l’inizio del 2025, 458 morti sono stati attribuiti a questi derivati. Un fantasma che corre veloce, e che spesso si nasconde dentro droghe “tradizionali”, amplificando i rischi senza che chi le consuma ne sia consapevole.

Il fronte delle droghe sintetiche è quello più mutevole e globale. Le metanfetamine trainano il mercato: 482 tonnellate sequestrate nel 2023, soprattutto tra Nord America e Sud-Est asiatico. Ma è in Medio Oriente che il panorama assume contorni da thriller: lì, il captagon, la “pillola della guerra”, continua a scorrere oltre i confini siriani, nonostante i cambiamenti politici nel Paese. Intere tonnellate intercettate tra Iraq e Giordania confermano che i flussi non si sono fermati: anzi, si stanno riconfigurando, alimentando un mercato che lega milizie, reti criminali e consumatori dall’Arabia Saudita alla Libia.

Nuove sostanze con effetti devastanti

Accanto ai prodotti stupefacenti più noti si affacciano nuove sostanze dagli effetti devastanti: il tramadolo in Africa occidentale, il “kush” in Sierra Leone e Liberia, il pregabalin che circola in Asia e Nordafrica. Un mosaico di consumi che frammenta e destabilizza società già fragili.

Numeri, rotte, alleanze criminali: la geografia del narcotraffico non è mai statica. Se l’Afghanistan riduce la produzione di oppio, i laboratori clandestini trovano negli oppioidi sintetici un nuovo terreno da conquistare. Se una frontiera si chiude, un’altra si apre. È una guerra silenziosa, dove i vincitori non si contano per territori conquistati ma per profitti accumulati. E la domanda rimane intatta: chi controlla davvero il futuro di un mercato che vale più dell’oro e che continua a ridisegnare i confini del nostro tempo?

Bibliografia

United Nations Office on Drugs and Crime. (2025). World Drug Report 2025. Vienna: United Nations.

European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction & Europol. (2020). EU Drug Markets Report 2020: Cocaine. Luxembourg: Publications Office of the European Union.

European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction. (2023). European Drug Report 2023: Trends and Developments. Luxembourg: Publications Office of the European Union.

Europol. (2024). Cocaine Trafficking in Europe: Latest Threat Assessment. The Hague: Europol.

Ministero dell’Interno – Direzione Centrale per i Servizi Antidroga. (2024). Relazione annuale sul narcotraffico in Italia 2023. Roma: Ministero dell’Interno.

Reuters. (2024, ottobre). Ecuador’s Murder Rate Soars Amid Cocaine Route Shifts. Reuters News. https://www.reuters.com

BBC News. (2024, settembre). Synthetic Opioids: The Rise of Nitazenes in Europe. BBC News. https://www.bbc.com

El País. (2024, luglio). Anversa, Rotterdam e la nuova frontiera della cocaina in Europa. El País Internacional. https://elpais.com

The Guardian. (2024, agosto). From Ports to Streets: Europe’s Expanding Cocaine Economy. The Guardian. https://www.theguardian.com

United Nations Office on Drugs and Crime. (2024). Afghanistan Opium Survey 2024: Impact of the Cultivation Ban. Vienna: United Nations.

Fivedabliu.it

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