Truffa centinaia di investitori, arrestato promotore finanziario

Pesaro e Urbino – I finanzieri del Comando Provinciale di Pesaro, lo scorso 11 febbraio, nell’ambito di un’operazione di polizia giudiziaria denominata “Piramide di carta”, hanno arrestato a Milano Vito Rizzo, sedicente promotore finanziario originario della provincia di Messina, responsabile di truffe a danno di centinaia di investitori.

Le intercettazioni

L’arresto è stato eseguito in esecuzione di un’ordinanza di misura cautelare personale, emessa in data 5 dicembre 2018 dal Tribunale di Pesaro – Ufficio G.I.P. a seguito di indagini coordinate dalla locale Procura della Repubblica.
Per settimane sono state eseguite attività tecniche e di “pedinamento virtuale” – quali intercettazioni telefoniche, tracciatura dei movimenti finanziari, costante monitoraggio dei social network – che hanno portato alla localizzazione della posizione fisica di Vito Rizzo in Croazia nella città di Pola dove, indisturbato, si stava organizzando per svolgere l’attività di promotore finanziario.

Il passo falso del truffatore

L’ 11 febbraio, Rizzo ha però fatto un passo falso: ritenendo di non essere più controllato, ha deciso di  mettersi in viaggio verso Milano. Il movimento non è sfuggito ai finanzieri pesaresi che, dopo averlo localizzato, lo hanno agganciato e seguito nel suo tragitto che aveva come meta finale un ufficio postale di Milano. Là ad aspettarlo ha trovato le Fiamme Gialle che sorprendentemente hanno constatato come l’autoveicolo usato per gli spostamenti fosse “rubato”, in quanto sottratto indebitamente a un’impresa di autonoleggio siciliana.

La complessa ed articolata attività di indagine, culminata con l’arresto del falso promotore, è iniziata a fine 2014: Grazie a questa indagine stati individuati alcuni soggetti che svolgevano, nella provincia pesarese, un’attività illecita di vendita di prodotti e strumenti finanziari per un valore complessivo di oltre 3.200.000 euro, promossa da varie società estere, registrate anche in “paradisi fiscali”, tra lequali figuravano la VGM BUSINESS Ltd e la INNOVATIVE INVESTMENT HOLDING Ltd, tutte facenti capo a Vito Rizzo.

Il sito web

Il contenuto del sito web di riferimento (vgm-business.com) essenzialmente proponeva investimenti immobiliari in America e Germania, protezione del patrimonio, costituzione di società estere, consulenza del debito con operazioni di saldo e stralcio, e persino un corso da investitore immobiliare con “successo garantito” al costo di euro 13.000.

Nel sito web sono state rinvenute anche le testimonianze di alcuni presunti investitori che esaltavano i vantaggi ottenuti dagli investimenti con la VGM BUSINESS Ltd. Vito Rizzo ed i suoi collaboratori ostentavano sul loro diario pubblico di facebook “vite da sogno” e importanti iniziative imprenditoriali, pubblicando continuamente fotografie e racconti di appuntamenti, incontri con potenziali investitori, sopralluoghi finalizzati alla gestione di immobili e, soprattutto, guadagni facili, con l’intento ultimo di attrarre nuovi investitori.

Il modus operandi posto in essere dal Rizzo e dai suoi sodali consisteva nell’offerta alpubblico – per lo più attraverso la rete internet e un collaudato passaparola tra investitori soddisfatti, tipico del c.d. “schema Ponzi” – contratti di associazione in partecipazioneche garantivano rendimenti sino al 96% del capitale investito, con l’esonero dalle eventualiperdite e con la garanzia della restituzione dell’intero capitale investito.

La Consob

È stata, quindi, interpellata dall’Autorità giudiziaria pesarese per un raccordo investigativo l’Autorità di vigilanza di settore, ossia la CONSOB, che ha preso conoscenza della portata e della pericolosità del fenomeno rilevato, addivenendo all’adozione dei provvedimenti disospensione e revoca delle autorizzazioni per l’esercizio di attività finanziaria delle società estere.

Il Rizzo, con il fine di tentare di aggirare il divieto della CONSOB, si è quindi “associato” con un altro soggetto residente nel milanese, offrendo ai suoi clienti dei nuovi investimenti denominati “CELLE” (o SHARES) che avevano la possibilità – a suo dire – di essere garantiti anche con dei diamanti.

Le investigazioni hanno fatto emergere che i prodotti offerti – secondo Rizzo collegati ad operazioni immobiliari ad altissima redditività effettuate in tutto il mondo – erano in realtà inesistenti, così come la sede e l’operatività delle società coinvolte erano puramente formali: una truffa colossale che ha indotto in errore almeno 300 investitori residenti su tutto il territorio italiano, di cui oltre cinquanta nella provincia pesarese.

Le indagini hanno consentito di appurare che gli investitori truffati avevano effettuato numerosi e consistenti bonifici su conti svizzeri, maltesi e croati gestiti dal Rizzo che sono al momento in fase di rintraccio in quanto è stato emesso un decreto di sequestro per un ammontare complessivo di euro 3.260.000.

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