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Gaza, l’appello di Medici Senza Frontiere: “Ogni giorno muoiono pazienti che potrebbero essere salvati”

Sarah aveva sei mesi. È morta aspettando un’ambulanza che non è mai arrivata. Nata con una rara malattia genetica, il suo corpo non riusciva ad assorbire i nutrienti. Bastava poco, forse un trasferimento in un ospedale appena oltre il confine, per darle una possibilità. Ma a Gaza, anche sopravvivere è diventato impossibile.

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Oggi più di 15.600 persone, un quarto delle quali bambini, attendono un’evacuazione medica urgente dalla Striscia. Alcuni sono feriti dai bombardamenti, altri soffrono di malattie croniche che in qualsiasi altro luogo del mondo sarebbero curabili. Da luglio 2024 ad agosto 2025, almeno 740 di loro — tra cui 137 bambini — sono morti in attesa di essere portati via.

“Si tratta di morti evitabili, causate non solo dalla distruzione degli ospedali ma anche dall’inazione politica”, denuncia il dottor Javid Abdelmoneim, presidente internazionale di Medici Senza Frontiere (MSF), che ha lavorato come medico d’emergenza a Gaza. “I palestinesi stanno subendo un genocidio. Il sistema sanitario è al collasso: gli ospedali sono stati attaccati, il personale medico ucciso o costretto alla fuga, mentre le forniture vengono sistematicamente bloccate ai valichi.”

Le evacuazioni mediche, sospese per quasi un mese e riprese solo il 22 ottobre, sono l’unica speranza per chi ha bisogno di cure urgenti. Ma il numero di partenze è ancora drammaticamente basso. Abdelmoneim chiede ai governi di tutto il mondo di “aumentare in modo drastico e immediato le evacuazioni” e di garantire un afflusso continuo di aiuti umanitari. “Ogni giorno che passa, nuove vite vengono spezzate per colpa dell’indifferenza.”

Tra i nomi e i volti di chi aspetta, ci sono anche Mira e Yazan. Lei ha dieci anni e soffre di insufficienza renale acuta; lui ne ha sette e convive con una malformazione cerebrale che richiede interventi chirurgici periodici. Entrambi sono in lista d’attesa da oltre un anno. Entrambi rischiano di non farcela.

Il collasso del sistema sanitario è totale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, solo 14 dei 36 ospedali di Gaza sono ancora parzialmente funzionanti, e nessuno è pienamente operativo. Le sale operatorie sono macerie, i generatori senza carburante, i medici contano le scorte di antibiotici come si contano i minuti di ossigeno rimasti.

Il ministero della salute palestinese parla di 1.722 operatori sanitari uccisi dall’inizio del conflitto. Tra loro anche due membri di MSF, un terapista occupazionale e un fisioterapista, colpiti a morte da un raid israeliano mentre si recavano al lavoro. In totale, quindici operatori dell’organizzazione hanno perso la vita in due anni. Il dottor Mohammed Obeid, chirurgo ortopedico di MSF, è detenuto da oltre un anno in condizioni durissime: la sua liberazione è una delle richieste urgenti avanzate da Medici Senza Frontiere.

Non tutti, però, hanno voltato lo sguardo altrove. L’Italia è oggi il primo paese occidentale per numero di pazienti accolti, con 196 persone trasferite per ricevere cure. “È un impegno importante — riconosce MSF — ma serve uno sforzo ancora maggiore, perché i bisogni restano enormi.” L’organizzazione ha già espresso la propria disponibilità a collaborare per la presa in carico dei pazienti una volta giunti sul territorio italiano.

Non tutti i governi, però, hanno risposto con la stessa prontezza. “Mentre paesi come Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Turchia e Giordania hanno fatto la loro parte, molti altri non hanno fatto praticamente nulla. Questa inazione è indifendibile”, accusa Abdelmoneim.

In una lettera aperta indirizzata ai capi di Stato, il presidente di MSF avverte che il cessate il fuoco da solo non basta a fermare la catastrofe umanitaria. Anche se qualche aiuto in più sta entrando nella Striscia, la quantità resta lontanissima dal necessario. Servono forniture mediche, carburante, acqua, cibo e rifugi per oltre due milioni di persone che, con l’inverno alle porte, stanno tornando alle rovine delle loro case.

Foto di copertina: Su cincessione di ©Msf immagine d’archivio

Fivedabliu.it

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