Witkoff, dal mattone alla diplomazia
“Un costruttore di pace”, lo ha definito Trump durante il suo discorso alla Knesset
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Non più solo immobiliarista di successo: oggi Steve Witkoff è uno dei protagonisti del nuovo corso diplomatico voluto da Donald Trump, che lo ha citato e lodato nel suo discorso all’interno della Knesset, ponendolo al centro delle iniziative di pace mediorientali. Ma chi è esattamente Steve Witkoff, e perché un imprenditore immobiliare continuerebbe a essere evocato in un contesto diplomatico così rilevante?
Prima di diventare consigliere e inviato speciale per Donald Trump, Witkoff era noto come uno degli uomini più influenti e riservati del real estate americano, un costruttore capace di muoversi tra finanza, politica e relazioni personali con una disinvoltura che gli è valsa rispetto e sospetti in egual misura.
Nato nel 1957 a New York, figlio di una famiglia ebraica della classe media, Steve Witkoff è cresciuto in una famiglia newyorkese profondamente legata al mondo degli affari e del design. Suo padre, Martin, era presidente di una piccola casa produttrice di abbigliamento femminile, la George Simonton Inc., specializzata in cappotti da donna, mentre sua madre, Lois, lavorava come interior designer.
Tra Manhattan e Long Island, tra negozi e laboratori di sartoria, Steve ha respirato fin da bambino un mix di pragmatismo imprenditoriale e gusto estetico, un ambiente che avrebbe tracciato la strada della sua futura carriera tra real estate di lusso e, più recentemente, mediazione diplomatica internazionale.
Hofstra University: università per “builders”
Non tutte le grandi storie americane nascono nei corridoi di Harvard o Yale. Alcune iniziano in aule meno note ma forse più autentiche, dove il talento e concretezza si mischiano. E alla Hofstra University, definita una università per “builders” a Hempstead, Long Island, Steve Witkoff ha studiato legge prima di diventare uno dei protagonisti più riconoscibili del firmamento immobiliare di New York.
Quando Witkoff, giovane laureato, iniziò la sua carriera legale nel campo immobiliare, portava con sé proprio quel tipo di mentalità: analitica ma diretta, senza fronzoli. Quell’approccio lo avrebbe poi guidato nel costruire grattacieli e fortune, ma anche nel navigare le crisi del settore con un pragmatismo che ricorda più la disciplina di uno studente che la spavalderia di un magnate.
Witkoff da subito ha mostrato un talento spiccato per le acquisizioni strategiche: comprava palazzi in difficoltà nel cuore di Manhattan, li ristrutturava e li rivendeva a prezzi esorbitanti. Così, mattone dopo mattone, ha costruito un impero.
La sua società, The Witkoff Group, oggi controlla o ha controllato alcune delle proprietà più iconiche di New York: il Park Lane Hotel sull’angolo sud di Central Park, il 1107 Fifth Avenue, il 10 Madison Square West, e un tempo anche il Times Square Edition Hotel.
A Las Vegas ha firmato la rinascita del Drew Las Vegas (ex Fontainebleau), un progetto miliardario simbolo della sua ambizione. In portafoglio ha avuto anche asset a Miami, Los Angeles e Londra.
Witkoff non è mai stato un uomo da copertina, eppure il suo nome è sempre stato presente nei circoli che contano: vicino a Donald Trump fin dagli anni Novanta, condivide con lui la visione da imprenditore aggressivo e un certo gusto per la teatralità del potere.
Nel 2024 Trump lo ha nominato suo inviato speciale per il Medio Oriente, affidandogli un ruolo cruciale nei negoziati che, secondo il presidente, hanno portato alla “nuova alba del Medio Oriente”.
Un mediatore senza fronzoli
Sul piano personale, Witkoff si è sempre presentato come un uomo senza tanti fronzoli e abituato a muoversi dietro le quinte. Nonostante la sua fortuna stimata in centinaia di milioni di dollari, mantiene un profilo relativamente discreto. La sua principale debolezza, dicono alcuni che lo conoscono, è la fiducia: tende a circondarsi di persone a cui delega molto, un tratto che in passato gli è costato caro.
Nel 2017, ad esempio, il Times Square Edition Hotel, frutto di una partnership con Marriott, finì in un contenzioso finanziario che lo obbligò a vendere parte delle sue quote. Non uno scandalo, ma un inciampo che mise in luce i rischi del suo stile imprenditoriale: scommesse grandi, fiducia cieca nei progetti e una certa impazienza verso la burocrazia.
A livello umano, Witkoff è un personaggio complesso: profondamente segnato dalla morte del figlio Andrew per overdose nel 2011, un evento che lo ha portato a impegnarsi nella lotta contro la dipendenza giovanile. Da allora, è diventato sostenitore di diverse cause legate alla salute mentale e al recupero dalle tossicodipendenze, un lato poco noto ma molto sentito del suo profilo pubblico.
Nel settore immobiliare, è visto come un dealmaker, un affarista, duro ma leale, capace di chiudere trattative in modo quasi istintivo. Non ama i riflettori, ma sa usarli quando servono. E nel suo nuovo ruolo politico, molti osservatori ritengono che abbia portato proprio quel pragmatismo da costruttore: vedere un accordo di pace come un progetto da edificare, con fondamenta solide e compromessi concreti.
Witkoff è il prodotto di un’epoca in cui potere economico, relazioni personali e diplomazia “non tradizionale” si intrecciano. È un uomo decisamente pragmatico che miscela ruolo istituzionale fuori dagli schemi e interesse personale. E adesso ha un intero territorio di palazzi rasi al suolo dall’alleato Netanyahual su cui far sorgere il nuovo Medio Oriente. Che sotto ci siano migliaia di persone uccise sarà solo un dettaglio.