Punti di Vista

Il fascino delle buone notizie: perché clicchiamo anche quando tutto sembra crollare

Perché anche le buone notizie catturano l’attenzione e generano clic, tra scienza dei media e sociologia.

Tempo di lettura 2 minuti

Ci sono giornate in cui aprire un quotidiano online sembra un atto eroico: catastrofi, scandali, disastri ambientali, crisi politiche. Eppure, se scrolliamo un po’, troviamo sempre quella piccola storia che ci sorprende: il sindaco che finalmente costruisce un marciapiede in una zona periferica, lo scienziato che decidere di non andare all’estero e di rimanere qui e guadagnare meno, l’apertura di un piccolo centro sanitario pubblico. Storie che, a prima vista, sembrano quasi fuori contesto, ma che spesso catturano più clic di quanto immaginiamo.

La sociologia dei media da tempo studia questo fenomeno. Secondo lo studio Engaging Audiences Through Solutions Journalism, le notizie che presentano problemi ma propongono anche soluzioni generano una reazione positiva nei lettori, migliorano il mood e aumentano la fiducia verso la testata. Non è solo un effetto emotivo: è un meccanismo di gratificazione cognitiva. Come spiega il sociologo David Morley, “i lettori non cercano soltanto informazione, cercano conferme sulla possibilità di cambiare le cose” (Morley, Television, Audiences and Cultural Studies, 1992).

I dati sembrano confermare questa intuizione. Analisi su testate digitali hanno rilevato che articoli con un taglio costruttivo ricevono in media più condivisioni sui social e clic rispetto a pezzi negativi con lo stesso tema. In altre parole, le buone notizie non sono solo consolatorie: sono socialmente rilevanti. Offrono al pubblico una pausa dalla negatività costante, ma soprattutto una prospettiva attiva: ci ricordano che la realtà è complessa, e che i problemi hanno spesso risposte creative.

Questo non significa che il pubblico ignori le cattive notizie. Il negativity bias — la tendenza a reagire più fortemente a eventi negativi — resta potente, soprattutto sui social. Ma in un panorama mediatico saturo di tragedie, anche un piccolo raggio di luce può trasformarsi in un catalizzatore di attenzione e partecipazione. Come osserva la studiosa Helene Deutsch nel suo lavoro sul giornalismo costruttivo, “le storie di speranza agiscono come leve: non solo informano, ma mobilitano” (Constructive Journalism: A Practice Perspective, 2021).

In fondo, cliccare su una buona notizia non è un atto di ingenuità: è un gesto sociale. È il modo in cui, in una società saturata di pessimismo mediatico, ricordiamo a noi stessi che esistono alternative, e che la realtà può essere anche raccontata diversamente. Ora non rimane che trovare le buone notizie.

Fivedabliu.it

Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta

Share via
Copy link