Italia, politiche energetiche al bivio: nel 2022 i sussidi alle fonti fossili sono più che raddoppiati

Il recente report di Legambiente, intitolato “Stop sussidi ambientalmente dannosi,” getta una luce preoccupante sulle politiche energetiche in corso in Italia sotto il Governo Meloni

Nonostante le crescenti pressioni globali per affrontare la crisi climatica, l’Italia sembra ancorata a una visione superata, concentrata sulle fonti fossili a discapito delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e delle infrastrutture di accumulo.

Secondo il rapporto, nel 2022 i sussidi alle fonti fossili sono più che raddoppiati, raggiungendo la cifra record di 94,8 miliardi di euro. Questo aumento è attribuito principalmente ai decreti governativi emanati in risposta all’emergenza bollette causata dalle speculazioni sul gas, rendendo evidente la dipendenza dell’Italia da fonti energetiche non sostenibili. Il settore dell’energia ha assorbito la maggior parte di questi sussidi, con 52,2 miliardi di euro, seguito dal settore dei trasporti con 20,5 miliardi e dal settore edilizio con 17 miliardi.

L’Italia, attualmente al 44º posto nella classifica mondiale delle performance climatiche, sembra lontana dall’adozione di politiche energetiche in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità. Legambiente critica aspramente il governo Meloni per continuare sulla strada delle fonti fossili e per la mancanza di un impegno deciso verso le energie rinnovabili.

Il rapporto evidenzia anche ritardi significativi nei progetti di energie rinnovabili, con oltre 1.400 progetti in attesa di valutazione presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Questi ritardi sono attribuiti a complicazioni burocratiche, mancate semplificazioni e opposizioni locali. Un esempio emblematico è il progetto di eolico off shore nel Golfo di Manfredonia, in attesa di approvazione da ben 15 anni.

In risposta a questa situazione, Legambiente ha formulato sette proposte chiave rivolte al governo Meloni:

  1. Rimodulazione e cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030.
  2. Riforma delle accise e delle tasse sui combustibili fossili secondo il principio “chi inquina paga”.
  3. Aggiornamento annuale del catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi.
  4. Impegno a sostenere i paesi in via di sviluppo e contributo alla quota collettiva di 100 miliardi di euro per il periodo 2023-2025.
  5. Implementazione di misure strutturali per garantire la sicurezza energetica attraverso il supporto alle rinnovabili.
  6. Riforma del sistema incentivante del settore edilizio, con particolare attenzione all’eliminazione dei sussidi per le caldaie a gas entro il 2025.
  7. Revisione degli oneri di sistema in bolletta, eliminando i sussidi diretti e trasferendoli alla fiscalità generale.

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha dichiarato: “Il Governo Meloni sta dimostrando di preferire una transizione energetica basata sul gas fossile piuttosto che su un nuovo sistema basato su prosumer, autoproduzione, reti smart, accumuli, grandi impianti industriali a fonti rinnovabili e comunità energetiche.”

Il direttore scientifico di Kyoto Club, Gianni Silvestrini, ha avvertito del rischio che l’Italia possa restare indietro rispetto ad altri paesi europei nella transizione verso fonti energetiche più sostenibili, con possibili impatti negativi sull’occupazione e sulla green economy, specialmente nel Sud del paese.

Il report di Legambiente non solo mette in luce le sfide attuali, ma offre anche proposte concrete per un cambiamento di rotta. Con la Cop28 in corso, l’associazione ambientalista sottolinea l’importanza di azioni tempestive e coraggiose per raggiungere gli obiettivi globali di decarbonizzazione e sostenibilità entro il 2030 e oltre.

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