Gaza: nessun posto è sicuro

Un conflitto destinato ad allargarsi, mentre la comunità internazionale assiste al genocidio dei palestinesi a Gaza

La guerra in corso in Medio Oriente ha provocato una profonda crisi umanitaria e suscitato preoccupazione a livello mondiale. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Türk, ha emesso un appello urgente affinché le parti coinvolte nella conflittuale situazione prestino ascolto alle richieste di pace e pongano fine all’escalation di violenza che ha portato a una crescente perdita di vite umane e alla distruzione delle infrastrutture civili. Il comunicato dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) esprime la profonda preoccupazione riguardo alla situazione nei territori palestinesi, in particolare nella Striscia di Gaza.

Morti anche 57 appartenenti all’ONU

Da settimane, i civili palestinesi a Gaza sono stati sottoposti a incessanti bombardamenti da parte di Israele, che sono giunti sia dall’aria, dalla terra che dal mare. Questi attacchi hanno causato la morte di migliaia di persone, molte delle quali sono state trovate tra le macerie di edifici residenziali, moschee, panifici e negozi distrutti. Il comunicato del OHCHR fa riferimento a testimonianze strazianti di famiglie intere decimate dagli attacchi aerei sulle proprie case, comprese le famiglie di membri del personale delle Nazioni Unite. Questa situazione ha portato a notti terrificanti e insonni in cui le persone sono costrette a rimanere all’aperto, mentre gli attacchi aerei continuano a colpire indiscriminatamente. La comunità internazionale piange la perdita di 57 colleghi delle Nazioni Unite e molte altre vittime civili, in un conflitto che sembra colpire in modo sproporzionato e indiscriminato.

Il trasferimento forzato è un crimine di guerra

Nonostante gli ordini ripetuti ai residenti del nord di Gaza di spostarsi verso il sud in cerca di sicurezza, gli attacchi delle forze israeliane si sono intensificati anche nelle regioni meridionali e nel centro di Gaza. Nel frattempo, i pesanti bombardamenti continuano ad affliggere le comunità del nord, inclusa la città di Gaza stessa. Questa situazione ha reso ogni luogo insicuro a Gaza, mettendo in pericolo la vita di civili innocenti.

L’OHCHR solleva gravi preoccupazioni riguardo al trasferimento forzato di persone in queste circostanze, compresi i tentativi di evacuazione in luoghi designati da Israele, come Al Mawasi, mentre la popolazione è soggetta a un assedio completo. Questo solleva la questione del trasferimento forzato, che è considerato un crimine di guerra.

Inoltre, l’OHCHR sottolinea che l’uso da parte di Israele di armi esplosive con effetti ad ampio raggio in aree densamente popolate ha causato danni significativi alle infrastrutture civili e ha portato a perdite di vite civili che sono difficili da giustificare secondo il diritto umanitario internazionale.

La punizione collettiva

La punizione collettiva è un aspetto cruciale di questa crisi umanitaria, con la riduzione di accesso all’acqua, al cibo, al carburante ed all’elettricità. La carenza di carburante ha costretto ospedali e panifici a chiudere, mentre le persone sono costrette a cercare rifugio in condizioni sempre più disumane, in ambienti sovraffollati con strutture igienico-sanitarie scarse e acqua potabile non sicura, aumentando il rischio di epidemie. La punizione collettiva è considerata un crimine di guerra, e l’OHCHR esige che questa pratica cessi immediatamente.

L’OHCHR enfatizza anche la necessità di fermare l’uso di un linguaggio disumanizzante nei confronti dei palestinesi, poiché tale retorica alimenta l’odio e l’escalation del conflitto. La pace e il rispetto dei diritti umani sono essenziali per una soluzione duratura a questa crisi, e tutte le parti coinvolte devono impegnarsi in modo costruttivo per porre fine a questa situazione insostenibile e per contribuire alla costruzione di un futuro più stabile e pacifico nella regione.

Il Pentagono bombarda la Siria

Il Pentagono ha dichiarato che gli aerei da combattimento statunitensi hanno lanciato attacchi all’alba di oggi su due posizioni del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane nell’est della Siria in rappresaglia per una serie di attacchi con droni e missili contro le basi e il personale statunitense nella regione iniziati all’inizio della scorsa settimana.

 Gaza

Martin Griffiths sottosegretario generale per gli Affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza ha affermato che nonostante gli sforzi, gli aiuti umanitari sono in forte ritardo nell’entrare a Gaza a causa degli intensi bombardamenti anche in aree che dovrebbero essere “sicure”.

Dal fronte interno alla Striscia, il ministero della salute di Gaza ha emesso un documento di 212 pagine con liste di nomi e numeri di identificazione di 7.028 palestinesi che, secondo le autorità di Hamas che controllano Gaza, sarebbero stati uccisi dai bombardamenti israeliani dal 7 ottobre.

Joe Biden,  ha messo in dubbio l’affidabilità della segnalazione del ministero sulla quantità di persone uccise e ferite durante l’assalto israeliano a Gaza, perché il ministero della salute, gestito da Hamas, non sarebbe affidabile. Omar Shakir, direttore di Human Rights Watch per Israele e la Palestina, ha dichiaratoche Biden non ha prove per dichiarare che i dati formìniti sui morti a Gaza non siano affidabili e che nei tre decenni di monitoraggio nelal Striscia di Gaza, “i dati provenienti dal ministero della salute sono sempre stati verificati”

 Più di 1000 persone sotto le macerie

L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha affermato di aver ricevuto “stime secondo cui ci sono ancora più di 1.000 persone sotto le macerie che non sono state ancora identificate” e che non sono ancora state incluse nel bilancio degli oltre 7.000 morti. Lo ha detto Richard Peeperkorn, rappresentante dell’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, come riporta Al Jazeera.

È entrata una delegazione medica composta da dieci medici stranieri attraverso confine con la Striscia di Gaza a Rafah, insieme a dieci camion di aiuti che trasportano acqua, cibo e medicine. Lo ha reso noto il portavoce palestinese del valico di Rafah, Wael Abu Omar che ha aggiunto che  dall’inizio della guerra, sono entrati nella Striscia di Gaza “solo 84 camion di aiuti”.

 L’invasione di terra

L’esercito israeliano, supportato da carri armati e bulldozer corazzati, ha attaccato obiettivi di Hamas in un’incursione terrestre notturna nella Striscia settentrionale. L’esercito ha dichiarato che l’operazione era “preparazione per le fasi successive dell’attacco di terra” e che al termine dell’attacco”i soldati sono usciti dall’area e sono tornati in territorio israeliano”. La leadership militare israeliana ha messo a punto un piano di invasione di Gaza, ma Netanyahu ha rifiutato di firmarlo, creando non poche perplessità tra i vertici militari.  Lo scrive il New York Times citando due fonti anonime presenti alle riunioni di gabinetto.

Netanyahu vuole l’approvazione di tutti

Lo stop di Netanyahu sarebbe motivato dal fatto che il primo ministro israeliano vuole l’approvazione unanime dei membri del gabinetto di guerra formato dal governo dopo l’attacco del 7 ottobre. Le truppe israeliane sono ammassate al confine di Gaza e sono  pronte a muoversi, ma i leader politici e militari israeliani sono divisi su come, quando e anche se invadere,

In parte questo  ritardo dovrebbe servire ai negoziatori per avere più tempo per arrivare al rilascio di alcuni degli oltre 200 ostaggi catturati da Hamas durante il raid in Israele tre settimane fa. I leader israeliani hanno promesso di vendicarsi di Hamas per il brutale massacro di civili, ma “devono ancora concordare come farlo, anche se i militari potrebbero muoversi già oggi

“Alcuni di loro temono che un’invasione possa risucchiare l’esercito israeliano in un’irrisolvibile battaglia urbana all’interno di Gaza, altri temono un conflitto più ampio, con una milizia libanese alleata di Hamas, Hezbollah, che lancerà missili a lungo raggio verso le città israeliane.

Si discute anche se condurre l’invasione attraverso un’unica grande operazione o una serie di operazioni piu’ piccole. E poi ci sono domande su chi governerebbe Gaza una volta conclusa l’operazione”

50 ostaggi uccisi dagli attacchi di Israele

L’ala militare di Hamas, la Brigata al-Qassam, ha dichiarato che “quasi 50” ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza sono stati uccisi a causa dei bombardamenti israeliani, mentre l’IDF, le forse di difesa israeliane, hanno dichiarato di aver colpito un bersaglio uccidendo il vicecapo della direzione dell’intelligence di Hamas, Shadi Barud.

Nell’imbarazzo di un evidente genocidio, i leader dei 27 Stati membri dell’UE hanno chiesto all’unanimità “corridoi umanitari e pause” per consentire il raggiungimento di cibo, acqua e forniture mediche ai palestinesi. In una nota  i capi di Stato e di governo dei 27 membri dell’UE hanno dichiarato che l’UE “ribadisce l’importanza di garantire la protezione di tutti i civili in ogni momento in conformità con il diritto umanitario internazionale” e “deplora ogni perdita di vite civili”.

Le reazioni dell’Iran

Le nazioni arabe hanno intimato a Israele e i suoi sostenitori occidentali di porre fine ai bombardamenti su Gaza e ieri (giovedì 26 ottobre), il ministro degli Esteri iraniano ha dichiarato che se il genocidio dei palestinesi non si dovesse fermare, gli Stati Uniti “non saranno risparmiati da questo fuoco”.

Secondo i dati diffusi da Israele, 54 cittadini thailandesi sono tra i più di 200 ostaggi tenuti da Hamas a Gaza. Da parte  dei ministri degli Esteri di nove paesi arabi, in una nota congiunta, è arrivata la condanna per  l’uccisione di civili a Gaza, definita una violazione del diritto internazionale.

Hamas a Mosca

Intanto una delegazione di alto profilo di Hamas si è recata a Mosca per incontrare funzionari del ministero degli Esteri russo, nella prima visita internazionale di spicco dell’organizzazione  dal lancio di un raid nel sud di Israele il 7 ottobre. La delegazione era guidata da Mousa Abu Marzook, uno dei fondatori e leader politici di Hamas, che ha incontrato il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov.

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