Afghanistan, a due anni dal ritorno dei talebani cosa è cambiato?

I Talebani comandano Kabul da due anni. L’occidente è occupato a inviare armi all’Ucraina e sembra non preoccuparsi troppo degli sviluppi politici e sociali dell’Afghanistan che versa, però, in una crisi economica gravissima

Nei quasi due anni trascorsi dalla presa del potere dei talebani, gran parte della popolazione afghana continua a lottare per soddisfare i bisogni giornalieri  in mezzo a una grave crisi umanitaria. I talebani hanno imposto una serie di restrizioni alle donne e alle ragazze afghane, cancellandole con efficacia chirurgica dalla vita pubblica. Tuttavia, in un recente discorso pubblico, il leader supremo dei talebani, l’emiro Sheikh Haibatullah Akhundzada, ha affermato che il suo governo ha fornito alle donne afghane una “vita confortevole e prospera”. Punti di vista.

Transizione istituzionale ancora in atto

La transizione istituzionale è ancora in atto ma, sotto gli occhi di chi vuol vedere, le criticità sono evidenti e gravissime. Concentrazione del potere, diritti negati, apartheid nei confronti delle donne, diplomazia ingessata e economia sull’orlo del baratro.

E dall’estate del 2021  i talebani non hanno prodotto alcun documento che stabilisca quale sia la distribuzione dei poteri e quindi quale possa essere, ad esempio, la politica internazionale. Gli attriti interni all’Emirato si consumano tra l’Emiro-comandante di tutti i fedeli, Haibatullah Akhundzada, e il ministro della difesa, Mullah Yaqoob, e il ministro dell’interno, Serajuddin Haqqani.

L’Emirato è diviso

Haibatullah vorrebbe un sistema politico che somigli in qualche modo a quello dell’Iran, con l’emiro nel ruolo di leader supremo che detiene il vero potere esecutivo e il controllo diretto su una delle forze di sicurezza. I suoi oppositori vorrebbero che l’emiro avesse una funzione più di facciata e principalmente responsabile della corretta applicazione della Legge islamica.

Rischio di uno scontro armato nell’arco di 12-24 mesi

L’ultimo rapporto dello Analytical Support and Sanctions Monitoring dell’Onu valuta che le divisioni tra le fazioni indeboliranno progressivamente il regime e che l’unità di facciata sfoci in scontri armati nell’arco di 12-24 mesi.

Ma l’occidente ha già sottovalutato in passato la solidità finanziaria dell’Emirato, e che dipende in modo diretto dalla coltivazione dell’oppio e da molti finanziatori per nulla occulti.

Un passo è stato fatto: il divieto di coltivazione di papaveri da oppio

Una delle principali realizzazioni dell’Emirato, in segno di buona volontà nei confronti della comunità internazionale,  è stato il divieto della coltivazione e relativo commercio di droghe. Tuttavia il divieto, senza afflusso di aiuti esterni che appoggino l’economia rurale, avrebbe futuro incerto.

E le divisioni interne all’Emirato potrebbero essere l’innesco per una ripresa massiccia dei traffici di stupefacenti dall’ Afghanistan verso occidente, con un certo entusiasmo da parte dei vecchi clienti.

L’Emirato traballa ma regge

La transizione dei Talebani da movimento di guerriglia a gruppo di potere politico-istituzionale non ha prodotto ulteriori fratture in una società già allo stremo, ma ha messo in crisi la stabilità del movimento, ma ha anche prodotto un ammodernamento nella comunicazione verso la comunità internazionale.

Il messaggio dell’emiro Haibatullah Akhundzada…

per la festività Eid-ul-Adha, dimostra quanto attentamente venga seguita la copertura mediatica globale e quanto i talebani siano preoccupati dalle narrazioni che potrebbero minare la loro immagine. Nel suo discorso, Haibatullah Akhundzada, ha sottolineato che: “ “Le risorse nazionali dell’Afghanistan, come le dogane e le entrate, le miniere, le terre statali, le foreste e altre risorse comuni, sono state tolte dalle persone potenti e ora sono protette come risorse statali.

Sotto il governo dell’Emirato Islamico, sono state adottate misure concrete per liberare le donne da molte oppressioni tradizionali, compresi i matrimoni forzati, e i loro diritti secondo la Sharia sono stati protetti. Inoltre, sono stati presi passi necessari per il miglioramento delle condizioni delle donne, che rappresentano metà della società, al fine di garantire loro una vita confortevole e prospera secondo la Sharia islamica.

Gli aspetti negativi degli ultimi 20 anni di occupazione, legati all’hijab delle donne e all’indirizzo errato, termineranno presto. Con l’emissione del decreto a sei articoli sui diritti delle donne, lo status delle donne come esseri umani liberi e dignitosi è stato ripristinato e tutte le istituzioni sono state obbligate ad aiutare le donne a garantire diritti come il matrimonio, l’eredità e altri.

“Gli empi stanno per sparire”

Ha poi aggiunto che “sono state prese le misure necessarie secondo i principi islamici, grazie alle quali la società sta migliorando giorno dopo giorno e gli empi stanno per sparire.” Akhundzada ha anche affermato che l’Afghanistan “è diventato economicamente autosufficiente,” ma ha invitato gli investitori a “svolgere un ruolo costruttivo nello sviluppo del paese”.

Ha esortato gli afghani benestanti ad aiutare i bisognosi e ha detto che gli studiosi, i religiosi e gli anziani della comunità devono svolgere un ruolo attivo nell’educare i mendicanti professionisti e incoraggiarli a lavorare.

Elencando altre realizzazioni, ha sottolineato i successi ottenuti nell’eliminare la coltivazione di papaveri e nel trattamento dei tossicodipendenti. Ha detto che dopo la creazione di una commissione speciale per il ripristino delle terre statali usurpate da individui, “centinaia di migliaia di ettari di terre statali sono state identificate e liberate dagli usurpatori.”

 L’ONU la pensa diversamente

 Per contro, il 5 giugno, il team di monitoraggio delle sanzioni dell’ONU ha pubblicato il suo rapporto annuale incentrato sui talebani. I portavoce talebani hanno reagito con grande veemenza alla sezione del rapporto che denunciava lotte interne e competizione, sottolineando la loro sensibilità storica alle percezioni esterne sulla coesione del gruppo.

Il 19 giugno, il relatore speciale dell’ONU per i diritti umani in Afghanistan, Richard Bennett, ha presentato il suo ultimo rapporto, che ha caratterizzato le politiche dei talebani come apartheid di genere e ha suggerito che potrebbero costituire crimini contro l’umanità. Lo stesso giorno, il “Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction” (SIGAR) degli Stati Uniti ha pubblicato il suo ultimo rapporto, che i talebani hanno immediatamente etichettato come “propaganda”.

Pochi giorni dopo, il 21 giugno, la capo della missione dell’ONU in Afghanistan, Rosa Otunbayeva, ha informato il Consiglio di sicurezza dell’ONU. Ha ribadito la valutazione negativa delle politiche di genere dei talebani, ma ha anche lamentato l’attenzione insufficiente verso “realizzazioni più positive” che avvengono sotto il loro governo.

La situazione in Afghanistan rimane in uno stato di profondo cambiamento, mentre i Talebani cercano di consolidare il loro controllo sul paese e la comunità internazionale si sforza di bilanciare il rispetto dei diritti umani con la necessità di fornire assistenza umanitaria alla popolazione.

 Il ritorno al potere dopo vent’anni

L’ascesa dei Talebani al potere è stata un mix complesso di ideologia, interessi pragmati e una rivendicazione di sovranità. Per i Talebani, il ritorno al potere dopo vent’anni di conflitto rappresenta “l’opportunità di rimettere il paese sulla giusta traiettoria”, secondo la loro interpretazione di valori e norme islamiche.

L’implementazione di politiche di apartheid di genere viene giustificata come un tentativo di purificare la società dagli influssi culturali stranieri e di ricostruire la nazione secondo i principi dell’Emirato.

Tuttavia, questa visione trova opposizione sia all’interno che all’esterno del paese. Gli attivisti per i diritti umani e molte parti della comunità internazionale denunciano le politiche discriminatorie contro le donne come una violazione dei diritti umani fondamentali.

La riduzione delle opportunità educative per le donne e le ragazze, ad esempio, rappresenta una regressione significativa rispetto ai progressi compiuti negli anni precedenti.

La crisi umanitaria in corso in Afghanistan è di dimensioni senza precedenti, con la popolazione che affronta sfide gravissime come la carestia, la mancanza di servizi sanitari adeguati e la difficoltà di accesso all’istruzione.

 La diplomazia internazionale è in un limbo

La diplomazia internazionale si trova in un limbo dal quale è difficle uscire. Mentre alcuni paesi cercano di stabilire dialogo con i Talebani per influenzare le loro politiche e garantire l’accesso all’assistenza umanitaria, altri ritengono che qualsiasi forma di riconoscimento possa legittimare un regime che viola i diritti umani fondamentali. Un abbandono dell’Afghanistabn a sé stesso da parte delel diplomazie internazionali potrebbe portare ad un aumento significatovo delal repressione interna.

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