Vertice di Chisinau: Scholz solleva dubbi sull’ingresso dell’Ucraina nella NATO

Il cancelliere tedesco: “Non porteremo la NATO in guerra”

Durante una conferenza stampa al termine del vertice dei leader della Comunità politica europea (CPE), il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha espresso la sua riluttanza riguardo all’eventuale ingresso dell’Ucraina nella NATO alla fine della guerra. Scholz ha evidenziato l’importanza del criterio di “assenza di conflitti di confine” come elemento determinante per l’ammissione di un paese all’alleanza. Fa riferimento agli accordi adottati al vertice NATO del 2008 a Bucarest, in cui è stato stabilito un compromesso per mantenere aperte le porte dell’alleanza all’Ucraina, sebbene in una prospettiva futura.

Il contesto e le dichiarazioni di Scholz: Il cancelliere tedesco ha sottolineato che ci sono criteri chiari per l’adesione alla NATO, e uno di essi è l’assenza di conflitti di confine. Questa affermazione è stata interpretata come un segnale di riluttanza da parte di Scholz nei confronti dell’ingresso immediato dell’Ucraina nell’alleanza, considerando la situazione attuale di conflitto nel paese. Scholz ha richiamato gli accordi raggiunti a Bucarest nel 2008, in cui è stato stabilito un compromesso che tiene aperta la prospettiva di adesione dell’Ucraina alla NATO in un futuro lontano.

Su Twitter, il cancelliere Scholz ha condiviso un messaggio in cui ha sottolineato che i capi di stato e di governo di 47 paesi europei, riuniti a Chisinau, hanno concordato il rifiuto dell’imperialismo e del colonialismo. Ha evidenziato il fatto che solo la Bielorussia e la Russia non erano presenti, sottolineando così il messaggio unitario degli altri paesi europei. Questo tweet potrebbe essere interpretato come un segnale di sostegno alla sovranità dell’Ucraina e alla sua posizione contro l’influenza russa.

L’incontro bilaterale con Macron

Scholz ha anche menzionato l’importanza delle sue discussioni bilaterali con il presidente francese Emmanuel Macron per alleviare le tensioni tra Armenia e Azerbaigian e quelle tra Serbia e Kosovo. Questi sforzi bilaterali dimostrano l’impegno della Germania nel promuovere la stabilità e il dialogo nelle regioni coinvolte in conflitti aperti.

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