La società Qui Group era fallita con un passivo di ben 600 milioni e lasciando in mezzo alla strada centinaia di persone
Genova – Gregorio Fogliani era un imprenditore apprezzato da tutti, dalla politica di destra e sinistra, un innovatore, un modello da seguire. Gregorio Fogliani nasce nel 1957 a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, e ancora giovanissimo emigra a Genova con la famiglia.
I suoi affari genovesi andranno presto talmente bene che, già nel 1978, dalla pizzeria di piazza Portello il business si allarga al Centro dei Liguri e alla mensa dell’Ansaldo. Finché, nel 1989, Fogliani è ormai pronto a fare il balzo e fonda QUI!Ticket Services SpA (Questa con sede a Roma. Un’altra azienda, denominata sempre QUI!Ticket Services SpA, è stata costituita a Genova il 18 aprile 2017, liquidata il 26 gennaio 2018 e infine cancellata il 17 maggio dello stesso anno.), la società che cambierà il suo nome nella più famosa QUI!Group (Del gruppo fanno parte anche QUI!Financial Services Srl, QUI! Network Srl, QUI! Business Srl, QUI! Services Srl (fallita), Welfare Company Srl (fallita), Più Buono Srl (in concordato), Paybay Networks (attraverso K2Pay Srl, entrambe fallite) e QUI!Group Brasil s.a..
Nel 1993 sbarca al WTC di San Benigno, poi al Lido di Corso Italia e quindi a Manin, in Villa dello Zerbino.
“Di pari passo con il fatturato cresce anche il ruolo imprenditoriale”, scrive sul suo blog dove riporta pure le cariche ricoperte nei vari enti del commercio: membro del consiglio di Unioncamere e consigliere della Camera di Commercio di Genova.
A segnare la svolta tecnologica del gruppo, però, saranno gli anni 2000, con la diffusione del nuovo servizio di buono pasto elettronico e soprattutto con l’ingresso nella gestione dei programmi di fidelizzazione e dei sistemi di pagamento.
È nel 2000, infatti, che QUI!Group crea uno dei circuiti di loyalty più grandi d’Europa e diventa partner di Poste Italiane per lo sviluppo del programma “Sconti Banco Posta” e partner della Cisl per la realizzazione della piattaforma di servizi e convenzioni ai tesserati, NoiCISL.
È lo stesso Fogliani, in un’intervista a Uomini &Business, a spiegare come funziona il sistema: “È un’autostrada dei servizi che si basa su un Pos e una card multifunzione in grado di sostituire il badge aziendale il carnet cartaceo di buoni pasto, con la possibilità di integrarvi numerose altre funzionalità come un programma di fidelizzazione con sconti nel circuito di esercizi convenzionati, il rilevamento presenze o il sistema di pagamento attivo su circuito MasterCard“.
Ad ottenere l’abilitazione di Bankitalia per operare come Istituto di pagamento è la società finanziaria del gruppo, QUI! Financial Services.
Stupisce che il 16 luglio 2018, nel pieno della bufera QUI!Ticket, da via Nazionale sia arrivato il rinnovo della certificazione Imel proprio a QUI! Financial Services che, travolta dal fallimento QUI!Group, a dicembre dello stesso anno sarà venduta a Sisal Entertainment SpA per circa un milione di euro.
Ad oggi, sono cinque in Italia i soggetti autorizzati a svolgere sul territorio europeo l’attività di Istituti di moneta elettronica – Imel – e a emettere carte prepagate.
State sereni!
Nel paio d’anni che precedono il crack conclamato, la grave situazione del gruppo passa sotto traccia tra sorrisi di consenso, mirabolanti comunicati stampa e accordi con le amministrazioni pubbliche.
Nel 2015, ad esempio, QUI!Group sigla un protocollo con Anci – l’Associazione nazionale dei Comuni italiani – per rinnovare e digitalizzare il welfare pubblico degli enti localo interessati. “Tutto ciò che va nella direzione di semplificare la vita ai cittadini e agevolare il lavoro dei Comuni costituiscono l’impegno che Anci e QUI!Group offrono ai Comuni”, è il commento dell’allora presidente dell’Anci, Piero Fassino.
“Il Gruppo Qui! Group chiude il 2016 con un fatturato dei servizi connessi al welfare per aziende e pubbliche amministrazioni a 550 milioni… Crescono i ricavi legati ai settori del digitale, con l’emissione di milioni di buoni pasto elettronici, e dei servizi innovativi di welfare, il cui fatturato è cresciuto del 260% nell’ultimo anno. Inoltre, l’ingresso nel programma Elite di Borsa Italiana dedicato alle migliori aziende del Paese ha avviato definitivamente il percorso del Gruppo verso un futuro ingresso in Borsa“. (QUI il comunicato stampa datato 13 giugno 2017).
Fatturati da sogno
Un trend inarrestabile riconfermato dall’azienda anche l’anno successivo: “Qui Group! ha chiuso il 2017 con un fatturato consolidato di 560 milioni… Crescono i ricavi legati al segmento welfare, con un incremento del fatturato del 20% rispetto al 2016 e una previsione di crescita del settore superiore al 100% per il 2018. L’aumento del fatturato, unito ad una significativa riduzione della posizione finanziaria netta (Pfn) del 23%, conferma la solidità del Gruppo, che si appresta a rafforzare la propria offerta e presenza su nuovi mercati in Italia e all’estero a cominciare dal Brasile dove la Qui Group! Brasil (che debutta a San Paolo nel 2015, NdA) a seguito dell’approvazione a istituto di pagamento da parte del Banco Central do Brasil, sta vivendo una fase di significativa espansione e rafforzamento delle diverse aree business” (QUI il comunicato stampa datato 20 gennaio 2018).
Poi è l’Armageddon
Si parla di debiti per oltre 325 milioni di euro e di 600 lavoratori coinvolti, 450 già licenziati.
Un monumento alla precarietà.
Il crack
Un’anomalia in un mercato sano, quella di Qui!Group che, nonostante nel 2016 si porti a casa la gara “Buoni pasto ed. 7” per la fornitura del servizio ticket alla Pubblica Amministrazione in Piemonte, Liguria, Valle D’Aosta, Lombardia e Lazio, l’estate scorsa si è vista staccare la spina dalla centrale acquisti nazionale della PA – il Consip – perché “a partire da gennaio 2018, sono state trasmesse a Consip dalle amministrazioni utilizzatrici molte segnalazioni di disservizi per la mancata spendibilità dei buoni pasto spesi dai dipendenti pubblici”.
I tagliandi gialli sono carta straccia.
Il 6 settembre 2018, il Tribunale di Genova deposita il fallimento della società
Dopo le verifiche ispettive seguite alle segnalazioni, il 13 luglio 2018 la consociata del Tesoro rompe il contratto e stabilisce “la risoluzione della convenzione Buoni pasto ed. 7 stipulata con Qui!Group SpA per reiterato, grave e rilevante inadempimento delle obbligazioni contrattuali”.
Il 6 settembre 2018, il Tribunale di Genova deposita il fallimento della società.
I sindacati lanciano l’allarme: si temono l’effetto domino sull’indotto – banalmente i creditori che sono circa 25.000 tra esercizi pubblici, negozi e centri commerciali – e i licenziamenti a catena nelle aziende del gruppo.
Il rinvio a giudizio
Oggi, il pubblico ministero Patrizia Petruzziello, insieme al procuratore Francesco Pinto, ha chiesto il processo per 30 persone, tra cui il fondatore della società Gregorio Fogliani, la moglie Luciana Calabria e le figlie Serena e Chiara Fogliani.
Nel fallimento, sono stati danneggiati i dipendenti, migliaia di ristoranti bar e supermercati che avevano erogato cibo e prodotti con i buoni pasto. Persino i dipendenti della Questura di Genova usufruivano dei buoni pasto di QUI!Group. Coinvolte nel fallimento la Pasticceria Svizzera, il bar Moody.
I reati contestati a Gregorio Fogliani sono bancarotta fraudolenta, riciclaggio, truffa aggravata e autoriciclaggio. Oltre a Fogliani la procura aveva indagato la moglie dell’imprenditore per un periodo amministratrice unica di Azzurra 95, considerata la cassaforte del gruppo, Luigi Ferretto, amministratore delegato di Qui!Group, e suo figlio Andrea. Secondo l’accusa la famiglia avrebbe spogliato la società sottraendo i soldi per spese personali, come una maxi villa in Versilia e il matrimonio da favola di una delle figlie e per alimentare le casse di Azzurra 95. Adesso dovrà essere fissata l’udienza preliminare davanti al giudice che deciderà se accogliere la richiesta e per chi. E sono passati quasi 5 anni.

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