L’avvelenata

Quasi otto anni di silenzio

“Ma s’io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni…”. Cito a memoria i versi iniziali de “L’avvelenata” del “maestrone” Francesco Guccini, anche se anche altri si attaglierebbero a dovere alla mia storia. Dal “ Mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante” al “Voi critici, voi personaggi severi, militanti austeri chiedo scusa a vossia”. O al “Secondo voi, ma chi me lo fa fare di stare ad ascoltare chiunque ha un tiramento”. Per concludere con: “Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate”.

Ecco, “L’avvelenata” del maestrone applicata, tale e quale, a commento di uno degli ultimi ordini del giorno assunti in Regione con il voto favorevole di tutti i capogruppo. Insomma, tutti o quasi tutti. Magari i momentanei rappresentanti, quelli che in qualche modo sostituivano il capogruppo che in quel momento non era ormai più presente. Perchè, non sia mai, che l’indomito fustigatore, possa poi essere giudicato per aver condiviso un voto a favore della casta… una qualsiasi. Epperò narrano che nel momento solenne lui non ci fosse più. Casta più, casta meno.

Perchè alla fine, comunque la si veda, l’oggetto del contendere è, ed è stato, il mio ex giornale, “Il Corriere Mercantile” che non c’è più, che ha chiuso le pubblicazioni nel lontano 27 luglio del 2015, in mezzo a tante promesse di politici e non solo. Epperò dopo appena otto anni nessuno ne parla più. Dimenticato, insieme alle maestranze; giornalisti e poligrafici che aderivano a una cooperativa anomala, tornata in quei tempi nel pieno possesso della testata.

Ma, inaspettatamente, colpo di scena, appena martedì scorso, giusto ieri, Stefano Balleari, il capogruppo in consiglio regionale di Fratelli d’Italia ha quasi rischiato l’impopolarità di riparlarne. Tanto che il report del consiglio regionale informa: “Apposizione di una targa commemorativa per il bicentenario della fondazione del Corriere Mercantile”.

L’ordine del giorno approvato all’unanimità

E poi precisa: “Il Consiglio approva all’unanimità l’ordine del giorno 854, presentato da Stefano Balleari (Fratelli d’Italia) e sottoscritto da tutti i gruppi, che impegna la Giunta a valutare la possibilità, facendosi promotori presso il Comune di Genova al fine di rendere omaggio allo storico quotidiano Corriere Mercantile, di affiggere una targa commemorativa là dove si trova l’ultima sede della storica testata. Nel documento si ricorda che il giornale, che ha cessato le pubblicazioni il 27 luglio 2015, fu fondato nel 1824 e rappresenta una delle testate più longeve in Italia e ha costituito una “palestra professionale” per tanti giornalisti che si sono poi affermati a livello nazionale. Nell’ordine del giorno si ricorda il ruolo di primo piano e di grande equilibrio ed equidistanza che ha impresso al giornale Mimmo Angeli, che ha diretto il Corriere Mercantile dal 1979 al 2015”. 

Insomma, ben venga la targa  -almeno quella- anche se ci voleva giusto il prossimo bicentenario, previsto per il 2024, cioè per il prossimo anno, per tirar fuori dalla naftalina il vecchio “Mercantile”. E fra l’altro non senza qualche patema nè qualche distinguo. Anche se fa piacere che almeno nell’ordine del giorno finisca per comparire anche il nome di Mimmo Angeli per oltre 36 anni direttore e per molto tempo anche presidente della Cooperativa G&P, che stava giusto per giornalisti e poligrafici. Magari qualcuno pretenderebbe di imputargli qualche responsabilità personale nella chiusura della testata di via Archimede. Epperò alzi la mano chi non ha provato sulla propria pelle, o magari anche no, quanto sia difficile avere a che fare con gli imprenditori genovesi, che qualcuno al tempo delle fabbriche parastatali per celia chiamava “prenditori”. Quelli del maniman, tanto per intenderci.

Il quotidiano del mattino

Che poi lo stesso Angeli al tempo che fu narrava un aneddoto, appunto del tempo che fu, sulla sua prolungata, affannosa e semidisperata ricerca – durata sino alla chiusura- di qualche imprenditore locale che sostenesse economicamente un giornale storico e di territorio. Appunto come “Il Corriere Mercantile”, famigerato quotidiano indipendente del pomeriggio trasformato nel lontano 2001 in quotidiano del mattino in abbinata con “La Stampa”, trasformato in inserto nazionale. Una sorta di gadget quotidiano.

Approdò nello scagno di un noto imprenditore locale, uno noto perchè si faceva scorrazzare per le vie della città dall’autista a bordo della sua FIAT 126, rigorosamente blu. In sostanza il noto e anziano imprenditore gli chiese quale fosse la cifra di cui avrebbe avuto bisogno. Mimmo con la voce stentata parlò giusto di un miliardo di vecchie lire. E l’imprenditore gli rispose secco: “ Già, aveighili”. Insomma già…. poterne disporre. Ecco. il quotidiano indipendente del pomeriggio non era, evidentemente, molto appetibile. Meglio l’acqua e gli acquedotti. Meglio le aziende parastatali che in quegli anni erano tanto in auge a Genova. Tanto da costituirne la spina dorsale economico-finanziaria. Con gli operai tanti, da contrapporre alla città dei camerieri. E qualche raro imprenditore, il più delle volte “assistito”. Un’era fa. Giusto gli ultimi decenni del Novecento.

Eppure quella Cooperativa di Giornalisti e Poligrafici ha miracolosamente resistito sino al luglio del 2015, fra alterne vicende. Persino con un accordo con La Stampa della famiglia Agnelli e con l’intervento economico di due imprenditori locali che hanno restituito il loro rispettivo 20 per cento di affitto della testata dietro il corrispettivo simbolico di un euro. Tempi difficili gli anni dopo il 2010 con il contributo dello stato all’editoria messo sotto tiro dai grillini e dai Cinque Stelle. Con il risultato della concentrazione delle testate nelle mani di pochi editori e la trasformazione dell’informazione sempre più in comunicazione. Con le regioni e i loro presidenti, ma non solo, che finiscono per gestire la comunicazione attraverso l’assegnazione di soldi per la pubblicità e la chiusura di quasi tutte le testate locali. Perchè è la stampa 2.0 bellezza, sempre più business e sempre meno informazione.

Il significato della targa

E proprio in questo contesto anche una semplice targa che ricordi un giornale in prospettiva del suo bicentenario, anche se chiuso da otto anni – il prossimo, giusto il 2024, saranno nove – assumerebbe, dopo tanto silenzio un significato simbolico. Anche per i colleghi in lotta per mantenere il posto di lavoro. Con tutte le voci su un’altra testata genovese, anche quella storica, destinata a diventare ad ottobre un inserto di un giornale nazionale. Con l’automatica cancellazione dalla storia, e poi dalla memoria, di quella realtà ligure in cui i quotidiani erano almeno tre. Da “Il Lavoro” a “Il Corriere Mercantile”. Con tutte le testate territoriali, ancora esistenti ed ex, nelle mani di un solo gruppo imprenditoriale. Nella città che magari si avvia a diventare non tanto il sobborgo di Milano, quanto di Torino. 

Che poi alcuni siti on line la notizia della targa in qualche modo l’hanno pubblicata, altri, i quotidiani più accreditati, hanno finito per snobbarla.

E io credo che il dibattito politico sull’informazione e sul limite e i limiti della comunicazione potrebbe, o dovrebbe, incominciare da lì. Da quel giornale, così vetusto e longevo, con i suoi duecento anni di storia, e di storia di nomi e di giornalisti, che è stato cancellato e dimenticato.

Lo dico sapendo di suscitare un vespaio, con la mia intemerata e avvelenata. E comunque come diceva il maestrone Francesco Guccini : “E quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare, ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto”.

Perciò prosit.

Paolo De Totero

Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta