Terremoto Amatrice: confermate in appello le condanne per il crollo delle due palazzine di edilizia popolare di Piazza Augusto Sagnotti

Il legale dei familiari:  “È stata scritta una pagina di giustizia e di verità da parte della Corte di Appello di Roma”

Roma –  “È stata scritta una pagina di giustizia e di verità da parte della Corte di Appello di Roma per tutti i familiari delle vittime che hanno compreso che la morte dei loro cari non deriva da un terremoto eccezionale”.

Così l’avvocato Wania della Vigna, legale di parte civile, che rappresenta circa quaranta persone nel processo sul crollo di due palazzine popolari ad Amatrice.Nel crollo morirono 19 persone: una tragedia, dice l’avvocato, che “non è stata espressione di una natura matrigna ma ci sono precise concause umane”. “Le palazzine ex Ater, popolari, erano connotate da attività illecita fin dal momento della loro costruzione – aggiunge – quando chi costruì non rispettò la normativa antisismica dell’epoca, e mancarono verifiche e controlli. Hanno cercato di mettere a posto le carte, senza preoccuparsi della salvaguardia di chi ci viveva. Sono morte tante persone, famiglie completamente sterminate, però oggi sanno che cosa è accaduto”.

Si sarebbero potuti evitare 19 morti

Secondo le conclusioni dell’inchiesta condotta dalla Procura di Rieti, ribadite in oltre 500 pagine dalle motivazioni della sentenza di primo grado, il crollo delle due palazzine, fatte costruire dallo Iacp in Piazza Sagnotti, tra il 1973 e il 1977, fu provocato da difetti di progettazione, come un numero di pilastri inferiore rispetto a quello previsto nel progetto, di dimensioni insufficienti e tra loro collegati dai  soli solai. I difetti della struttura riguardavano anche l’utilizzo di cemento di minore qualità e ferri con caratteristiche diverse da quelle richieste per la sicurezza del progetto. Inoltre, ci sarebbero state  “reiterate omissioni” nelle procedure di verifica delle opere.Secondo l’accusa, quei morti si sarebbero potuti evitare: i due palazzi sarebbero crollati anche con scosse sismiche di minor intensità, perché non erano stati costruiti a norma e i funzionari pubblici, che avrebbero dovuto vigilare sulla loro realizzazione, non lo avevano fatto

Nella requisitoria dello scorso 7 luglio il sostituto procuratore generale Francesco Mollace aveva chiesto la conferma delle condanne di primo grado, dove Ottaviano Boni, all’epoca direttore tecnico dell’impresa costruttrice Sogeap, era stato condannato in primo grado a nove anni e Maurizio Scacchi, geometra della Regione Lazio-Genio Civile, a cinque anni. Altri due imputati, Corrado Tilesi, ex assessore del Comune di Amatrice e Franco Aleandri ex dpresidente dello Iacp , nel frattempo sono deceduti.

 

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