Quella morte annunciata
Perdonate la citazione letteraria che si rifà ad un romanzo omonimo di Carlo Fruttero e Franco Lucentini, coppia di scrittori torinesi ormai passati da qualche decina di anni fra la schiera dei più, nota al grande pubblico come autrice, giusto mezzo secolo fa, del giallo “La donna della domenica” da cui fu tratto.
Un film diretto da Luigi Comencini con Marcello Mastroianni nella parte del protagonista, il commissario Santamaria. La domanda, però è arrivata spontanea ieri pomeriggio, dopo aver letto il post di Stefano Kovac, il presidente genovese dell’Arci, di ritorno dai funerali di Javier Miranda Romero, il peruviano di 41 anni ucciso da una freccia nella notte fra l’1 e il 2 novembre nel centro storico, celebrati con una cerimonia tenutasi nella chiesa di santa Caterina di Portoria. Scrive Kovac: “Sono stato ai funerali di Javier “l’uomo ucciso dalla freccia”.
Mi pareva necessario stringersi alla comunità peruviana, agli amici, ai parenti anche a nome dell’Arci e dei suoi soci e del forum del terzo settore. Ero uno dei pochi italiani presenti. Alla fine è passata l’assessora Rosso. È stata un’assenza corale credo ci dobbiamo riflettere perchè non possiamo più considerare la solidarietà e convivenza valori scontati ma dobbiamo costruirli ogni giorno”.
Va detto che dopo la tragedia di vico Archivolto de Franchi in tutta la città è scattata la solidarietà nei confronti della famiglia dell’uomo assassinato che insieme ad un amico stava festeggiando la nascita del suo secondogenito. Tanto che il Comune tramite la sua consociata Asef ha provveduto a sostenere le spese del funerale. Scrive Patricia Rossi Rodriguez, assistente sociale: “Buonasera a tutti vi comunico che in questo momento difficile grazie alle sensibilità che si sono attivate posso tranquillizzare tutti quelli che me lo hanno chiesto che le spese per il funerale del nostro compatriota peruviano Javier Romero Miranda saranno sostenute da Asef Pompe Funebri.
Ringrazio l’assessora Marta Brusoni e la consigliera Cristina Lodi, due grandi donne in politica che aiutano di cuore per la vicinanza e l’attenzione dimostrata in queste ore alla comunità peruviana e alla vedova con il suo bimbo. E ringrazio ancora le persone che continuano a recarsi al bar Kiosko e a lasciare le donazioni, e le tante altre che partecipano anonimamente”.
Del resto anche sindaco Marco Bucci lo stesso giorno del decesso aveva espresso il proprio personale cordoglio: “A quanto pare si tratterebbe di un gesto scellerato: un atto barbaro inutile a risolvere alcun problema come qualsiasi azione violenta. Lascio agli inquirenti la ricostruzione dettagliata dei fatti: attendiamo che le indagini facciano chiarezza prima di trarre conclusioni e gettare ombre sul nostro centro storico”. Piena solidarietà, insomma, con l’avvertenza di non arrivare a deduzioni pretestuose iniziando, mediaticamente e non solo, una sorta di processo legato all’ambiente in cui si è svolto l’omicidio.
E al suo movente, la replica sin troppo cruenta di fronte al chiasso che la vittima, un peruviano in stato di ubriachezza stava facendo, insieme ad un amico sotto le finestre di un italiano che voleva dormire.
Il tam-tam mediatico
Solo che nonostante i desideri del Primo cittadino, primus inter pares, il caso del peruviano ucciso da una freccia scagliata da un maestro d’ascia italiano, appassionato di archi, che aveva scelto proprio il centro storico genovese per abitarci e che in quella sfortunata notte intendeva prendere sonno è immediatamente diventato un caso nazionale. Rimettendo in circolo quelle proteste dei cittadini ed abitanti per la movida e per lo stato di abbandono notturno della città vecchia – argomento trito e ritrito e apparentemente almeno sino ad oggi senza soluzione – e alimentando, naturalmente vecchie contrapposizioni mai sopite fra abitanti e cittadini genovesi che da tempo denunciano la presenza di frange di malavita organizzata straniera.
La domanda legittima è: ci sarebbe stata tanta attenzione mediatica se l’omicidio avesse usato un coltello? E ancora: se vittima e assassino fossero stati due italiani o due stranieri?
Scrive a quattro giorni di distanza dal delitto il consigliere comunale del Pd Cristina Lodi: “Sono passati alcuni giorni, ho visto immagini, ho letto articoli, ho sentito dichiarazioni. non ho scritto nulla di strategico, politico sull’omicidio in Centro Storico. Un uomo ucciso, un orfano di pochi giorni, una vedova appena madre, un uomo in carcere, famiglie distrutte, abitanti del Centro Storico sgomenti.
Teorie, soluzioni? Non so, davanti a tanto dolore, da qualsiasi parte si provi a vedere la questione, penso che serva tanto coraggio nel ricominciare da dove la politica e le istituzioni hanno fallito, tutte. Servono competenze, volontà, sinergie per costruire non un senso a quello che è accaduto ma a quello che sarà.
Vicinanza alla Comunità peruviana oggi incontrata e molto scossa e a tutte le persone coinvolte e colpite. Prepariamoci a dare l’ultimo saluto a Javier Romero Miranda”.
Post a cui il giorno successivo ne segue un altro: “Domenica alle 17 presso la basilica di san siro una veglia di preghiera organizzata dalla comunità peruviana e tutta la comunità Latinoamericana che con grande dignità si sta muovendo in questi giorni. Un momento da cui ripartire”.
Eppure, al di là dei buoni propositi, a funerali avvenuti c’è una sorta di “sentinella” che dopo tante parole si assume personalmente il compito di ricordarci a che punto è la notte. E avverte; “….Ero uno dei pochi italiani presenti” e ancora mette in guardia: “È stata un’assenza corale credo ci dobbiamo riflettere perchè non possiamo più considerare la solidarietà e convivenza valori scontati ma dobbiamo costruirli ogni giorno”.
Probabilmente qualcuno si attendeva che le istituzioni dopo aver provveduto a saldare le spese del funerale partecipassero se non ufficialmente, magari con tanto di fascia tricolore, almeno personalmente alle esequie. Magari reagendo al muro contro muro cittadini/stranieri suscitato dal caso e sul quale qualche produzione televisiva ha provato a giocare tanto per vellicare un po’ gli spettatori e far salire l’audience.
La mancanza delle istituzioni
Ci avrei visto bene ai funerali il sindaco Bucci con tanto di fascia tricolore e cappellino d’ordinanza, primus inter pares, a rappresentare la solidarietà dei genovesi verso quel peruviano di 41 anni, operaio edile da venti anni in Italia e nella nostra città dal 2003, che abitava nel quartiere di Marassi e aveva la sua piccola impresa, conosciuto e benvoluto dalla comunità di peruviani che vive a Genova.
Invece, come fa notare Kovac, “alla fine è passata l’assessora Rosso”, che nello specifico, oltre ad essere la rappresentante del sindaco incappata tempo fa nello scivolone della barzelletta degli ebrei con il naso grosso pronunciata nel corso di un discorso istituzionale in sinagoga proprio durante la celebrazione della Giornata Europea della Cultura Ebraica – con tanto di successivo richiamo del consiglio degli avvocati – come avvocato detiene le deleghe Avvocatura e affari legali, politiche socio sanitarie, Servizi sociali e distretti socio sanitari, rapporti con gli enti di programmazione e gestione dei servizi socio sanitari, politiche di sostegno alla famiglia, agenzia per la famiglia, progettualità e sostegno a favore dei diversamente abili e relativo diritto allo studio, tutela dei diritti delle fasce deboli, rapporti con consiglio comunale e città metropolitana.
Insomma, chi meglio di lei, esponente della lista del sindaco Marco Bucci, “Vince Genova”? Anche se poi malignamente qualcuno che non si è limitato a lamentarsi della mancanza della presenza istituzionale, quando ha visto che la suddetta avvocato, o avvocata… non ha preso la parola ha tirato un bel sospiro di sollievo ricordando l’esperienza del precedente ufficiale in sinagoga.
Assenza, comunque quella rimarcata da Kovac, che la dice lunga sul quesito iniziale. Su quel “Sentinella a che punto è la notte?” tratto da Isaia (21, 11, 12), uno dei quattro maggiori profeti biblici, utilizzato da Shakespeare nel Macbeth.
“Tornate ancora, non vi stancate”
E perfino da Francesco Guccini in una canzone del 1983 intitolata “Shomer Ma Mi-Llailah?” Con queste parole: “La notte è quieta senza rumore, c’è solo il suono che fa il silenzio
E l’ aria calda porta il sapore di stelle e assenzio,
Le dita sfiorano le pietre calme calde d’ un sole, memoria o mito,
Il buio ha preso con se le palme, sembra che il giorno non sia esistito
Io, la vedetta, l’ illuminato, guardiano eterno di non so cosa
Cerco, innocente o perché ho peccato, la luna ombrosa
E aspetto immobile che si spanda l’ onda di tuono che seguirà
Al lampo secco di una domanda, la voce d’ uomo che chiederà
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
Sono da secoli o da un momento fermo in un vuoto in cui tutto tace,
Non so più dire da quanto sento angoscia o pace,
Coi sensi tesi fuori dal tempo, fuori dal mondo sto ad aspettare
Che in un sussurro di voci o vento qualcuno venga per domandare
E li avverto, radi come le dita, ma sento voci, sento un brusìo
E sento d’ essere l’ infinita eco di Dio
E dopo innumeri come sabbia, ansiosa e anonima oscurità,
Ma voce sola di fede o rabbia, notturno grido che chiederà
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
La notte, udite, sta per finire, ma il giorno ancora non è arrivato,
Sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato
Ma io veglio sempre, perciò insistete, voi lo potete, ridomandate,
Tornate ancora se lo volete, non vi stancate
Cadranno i secoli, gli dei e le dee, cadranno torri, cadranno regni
E resteranno di uomini e di idee, polvere e segni,
Ma ora capisco il mio non capire, che una risposta non ci sarà,
Che la risposta sull’ avvenire è in una voce che chiederà
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell”.
Già, tornate ancora “ma il giorno ancora non è arrivato,/Sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato/Ma io veglio sempre, perciò insistete, voi lo potete, ridomandate,/Tornate ancora se lo volete, non vi stancate”.
Sentinelle e sentinelli
Fra sentinelle e sentinelli. Anche se in un commento al post di Kovac Sara Tassara scrive lapidaria: “Hanno pagato il funerale. Per loro a posto così”. Oppure, come Fabio Lento allarga il campo: “È tristissimo ammetterlo, ma certe mancanze arrivano proprio da chi meno te lo aspetti… la vera solidarietà in buona parte del terzo settore è diventata una sorta di chimera. E lo dico per esperienza”.
O ancora Andrea Pez, che allarga il campo ad un esame politico sociologico: “Non mi stupisce che non ci fossero italiani. Per la maggior parte degli italiani quel povero cristo si è cercato la freccia che lo ha ucciso. Per la maggior parte degli italiani il non italiano che disturba il sonno di unn italiano “perbene” merita la morte ed è solo un esempio, tanto per rimanere aderenti al caso in questione.
Non lasciamoci fregare da quello che vorremmo vedere perchè la realtà è ben altra. L’Italia è un paese imbruttito e fasciorazzista e sarà sempre peggio. I valori della resistenza sono stati traditi, i valori dell’antifascismo sono stati istituzionalizzati, “gentrificati” e per questo motivo svenduti, ipotecati, relegati alla retorica di timidi comunicati stampa da diramare ogni 25 aprile. Non si riesce a fermare questa onda nera, si è dormito sugli allori e ora se ne pagano le conseguenze”.
Con tanto di repliche sul caseggiato, sulla zona e sulla personalità dell’omicida che alcuni hanno raccontato come assolutamente antirazzista, impegnato nel sociale, con quella passione per archi e balestre, tanto da costruirsi da solo frecce e dardi, magari da utilizzare contro l’invasione dei cinghiali. Sarà pur permesso o no incattivirsi sino ad incazzarsi perchè non ti lasciano riposare e a tarda notte schiamazzano sotto casa? E poi con tutta quella campagna stampa del neo ministro alle infrastrutture, allora al dicastero dell’interno sulla legittima difesa che non sarebbe reato, tutto sta a connaturala all’entità dell’offesa. Come se quando il Matteo andava a suonare i citofoni a casa di un tunisino chiedendo “Lei Spaccia?” lo avessero preso a calci nel culo.
E comunque è un momento complicato anche per chi è solito esporsi. Anche per il primus inter pares che d’acchito è intervenuto con quell’ avvertenza pregando la generalità di non sparare sul pianista: “ Lascio agli inquirenti la ricostruzione dettagliata dei fatti: attendiamo che le indagini facciano chiarezza prima di trarre conclusioni e gettare ombre sul nostro centro storico”.
Poi, però, dopo aver acconsentito a pagare le spese del funerale di fronte alla marea che stava montando è sparito.
Già, del resto il momento è difficile anche per la solidarietà pelosa, fra barconi al largo, migranti, navi delle Ong, i francesi che come diceva Paolo Conte “s’incazzano e le balle un po’ gli girano”. Insomma, magari troppa solidarietà evidente stroppia.
E quindi meglio la visita in sordina dell’assessore competente con l’ordine categorico di tenere la bocca chiusa. Che poi magari sui peruviani trovare una barzelletta non è nemmeno così facile. Il sindaco preferisce restare in ufficio, ch esprimere, probabilmente cordoglio e solidarietà alla comunità peruviana e latinoamericana. Anche se magari qualche conclusione o ragionamento sul centro storico e non solo, magari sarebbe il caso di iniziare a farli. Insomma a livello istituzionale di solidarietà agli stranieri non è il caso di parlarne troppo.
Resta, emblematico il dubbio che strugge la “ sentinella” Kovac, segretario dell’Arci (associazione culturale di promozione sociale): “Ero uno dei pochi italiani presenti”. Che è un po’ come esprimere una certa preoccupazione di fronte ad un paese che nel breve volgere di due settimane ha già assimilato i diktat del governo di destra, del presidente Meloni e dei fidi Benito Ignazio La Russa e dell’ “inpiegato” Lorenzo Fontana. Che poi, come diceva Ennio Flaiano non è il caso di essere divisivi visto che “I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti”. E magari oggi più che mai.
Perciò Isaia 21,11,12…. “Sentinella, quanto resta della notte?/Sentinella quanto resta della notte?/ La sentinella risponde: viene il mattino, poi anche la notte; se volte domandare, domandate, convertitevi, venite!”.
Paolo De Totero
Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.