Tensioni tra Kosovo e Serbia, Petkovic: “Kurti ha inferto un colpo mortale al dialogo”

Petkovic:” Il nostro popolo è unito e deciso a difendere il suo diritto all’esistenza e a rimanere nei suoi luoghi di origin in Kosovo”

Belgrado – Sulla questione del Kosovo si radicalizza sempre più la contrapposizione fra Belgrado e Pristina, mentre sembrano cadere nel vuoto gli appelli della Ue e del resto della comunità internazionale a uno sforzo per riallacciare i fili del negoziato e scongiurare una rottura definitiva.

Un colpo mortale al dialogo

A lanciare accuse contro Pristina è stato Petar Petkovic, capo dell’Ufficio governativo serbo per il Kosovo, secondo il quale il premier kosovaro Albin Kurti con il suo reiterato no alla Comunità delle municipalità serbe in Kosovo, le sue decisioni unilaterali sul cambio di targhe automobilistiche e con la destituzione del capo della polizia al nord – un serbo, contrario alla campagna per la sostituzione delle targhe serbe – ha inferto un “colpo mortale” al dialogo che si tiene sotto l’egida della Ue.

Petkovic: “Kurti vuole espellere i serbi dal Kovoso”

“Il nostro popolo è unito e deciso a difendere il suo diritto all’esistenza e a rimanere nei suoi luoghi di origine” in Kosovo, ha detto Petkovic citato dai media a Belgrado. A suo dire, la popolazione serba è determinata a opporre resistenza in maniera pacifica e democratica alle decisioni illegali e unilaterali di Kurti, il cui obiettivo ultimo, a suo dire, è l’espulsione della popolazione serba dal Kosovo.

Kurti ha destituito Nenad Djuric

Facendo eco a Petkovic, il leader di Srpska Lista – la maggiore formazione politica dei serbi del Kosovo – ha detto oggi che non è piu’ tollerabile il “terrore” che Pristina attua nei riguardi della popolazione serba. Una prima protesta, ha detto Goran Rakic, è in programma per domenica prossima.

Intanto Nenad Djuric, il capo della polizia al nord del Kosovo destituito da Kurti, ha annunciato il suo ritiro dalle forze di polizia kosovara. “La mia origine non mi consente di essere un altro, né di cedere a ricatti”.

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