Tra il 2019 e il 2021 ha fornito 2,8 miliardi di dollari l’anno in finanza pubblica per le fonti più inquinanti, più di Arabia Saudita e Russia
Una nuova ricerca pubblicata oggi da Oil Change International e Friends of the Earth US, a cui hanno collaborato Legambiente e ReCommon, rivela che tra il 2019 e il 2021 l’Italia ha fornito 2,8 miliardi di dollari all’anno in finanza pubblica per i combustibili fossili. Lo studio mostra che il nostro Paese è in ritardo, rispetto ad altri, nell’attuare un impegno congiunto a porre fine al finanziamento pubblico per i progetti internazionali sui combustibili fossili entro la fine del 2022, adottato alla conferenza globale sul clima di Glasgow lo scorso anno.
L’Italia rimane il sesto maggior fornitore di finanza pubblica internazionale per combustibili fossili a livello globale, piazzandosi davanti ad Arabia Saudita e Russia, che si trovano rispettivamente all’ottavo e al nono posto.
I finanziamenti per le fonti più inquinanti
Il rapporto, che esamina la finanza pubblica per i combustibili fossili dei Paesi del G20, ha dimostrato che i finanziamenti italiani per le fonti più inquinanti sono arrivati in gran parte attraverso l’agenzia italiana di credito all’esportazione, Servizi Assicurativi del Commercio Estero (SACE). Questo tipo di finanziamento preferenziale alle fossili aiuta a sfruttare ulteriori investimenti per i progetti proposti e rende più probabile che vengano portati a termine.
Energia e conflitti
SACE ha fornito supporto a molti progetti controversi, tra cui il progetto Mozambico GNL, che sta aggravando un conflitto interno al Paese africano, che ha visto brutalità inimmaginabili e migliaia di morti. SACE ha anche sostenuto le fonti fossili in Russia nei sette anni trascorsi dall’annessione della Crimea, azioni che Bloomberg sottolinea “aiutavano ad arricchire la Russia mentre si preparava ad invadere l’Ucraina”.
Quanti finanziamenti pubblici sono stati destinati all’energia pulita?
Una quota molto inferiore della finanza pubblica italiana è andata all’energia pulita: una media annua di 112 milioni di dollari tra il 2019 e il 2022. Ciò significa che su un totale di 3,2 miliardi di dollari per il finanziamento dell’energia, l’89,8% è andato ai combustibili fossili e il 3,5% è andato all’energia pulita (215 milioni di dollari, ossia il 6,7%, sono andati ad altre voci non meglio definite).
Il nuovo rapporto di Oil Change International e Friends of the Earth USA rivela che tra il 2019 e il 2021 i paesi del G20 e le principali banche multilaterali di sviluppo hanno finanziato una media annua di 56 miliardi di dollari per progetti di petrolio, gas e carbone, superando il sostegno alle energie rinnovabili, che hanno ricevuto una media annua di 29 miliardi di dollari nel periodo 2019-2021.
COP27
All’Italia, che tra pochi giorni sarà impegnata alla conferenza mondiale sul clima, la COP27 in programma in Egitto, mancano meno di due mesi per rispettare la scadenza di fine anno del suo impegno a porre fine alla finanza pubblica internazionale per i combustibili fossili. Altri Paesi, tra cui Regno Unito, Francia, Belgio, Danimarca, Svezia e Finlandia, hanno già pubblicato nuove politiche per attuare l’impegno.
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