Le congratulazioni dello zar che augura una sempre più stretta collaborazione “tra due popoli con legami fraterni”
Grande soddisfazione per l’esito delle elezioni di ieri in Serbia e Ungheria ha espresso anche Konstantin Kosaciov, vicepresidente del Consiglio della Federazione, la Camera alta del parlamento russo. Citato oggi dai media a Belgrado, Kosaciov ha detto che le consultazioni elettorali hanno confermato la sovranità dei due Paesi. Secondo Kosaciov i Paesi veramente sovrani in Europa si possono contare sulla dita di una mano. “Oltre alla Russia, sono Bielorussia, Armenia, Turchia e – come hanno confermato chiaramente le elezioni di ieri – Serbia e Ungheria”. Sull’altra mano, ha aggiunto, vi sono Germania, Francia e Italia.
Le elezioni di ieri hanno confermato la leadership del presidente Aleksandar Vučić e del suo partito conservatore in Serbia, e del premier nazionalista e sovranista Viktor Orban in Ungheria, Paesi entrambi in buoni rapporti con la Russia di Vladimir Putin.
Nello specifico, il Partito del progresso serbo Sns del presidente Vučić, che ha vinto con largo margine le elezioni parlamentari anticipate di ieri, si è affermato anche nelle amministrative svoltesi nella capitale Belgrado. Secondo il Centro per le elezioni libere e la democrazia CeSID. All’Sns sono andati 48 seggi all’Assemblea municipale, mentre il cartello dell’Opposizione unita si è aggiudicato 26 seggi. Seguono la coalizione progressista e ambientalista Moramo (Dobbiamo) con 13 seggi, il Partito socialista serbo (Sps) con otto mandati, la formazione Nada (Speranza per la Serbia) con sette seggi. All’Assemblea entrano anche la formazione Zavetnici (Protettori) con quattro rappresentanti e il movimento di estrema destra Dveri anch’esso con quattro seggi. Nuovo sindaco di Belgrado sarà con tutta probabilità il capolista Sns Aleksandar Sapic, ex campione di pallanuoto passato alla politica e che sembra avere una carriera in forte ascesa. Vučić nel suo discorso di saluto agli elettori ha dichiarato che “per il futuro la cosa più importante è mantenere pace e stabilità e garantire la prosecuzione del progresso economico”. Alla Serbia serve l’aiuto politico della Russia per la spinosa questione del Kosovo ma servono anche gli investitori europei.
Sul fronte della guerra in Ucraina, il ministro Lavrov respinge le accuse di genocidio e atrocità dichiarando che la strage di Bucha sia un falso attacco, “una messinscena, diffusa attraverso tutti i canali e i social network occidentali”, e chiede l’immediata convocazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per ristabilire la verità. Un’Europa affamata di energia si divide tra Macron che chiede il taglio delle forniture di petrolio e carbone dalla Russia e Austria e Germania che frenano sull’embargo e chiedono prudenza nelle azioni contro la Russia.
Sul fronte energetico italiano, Cingolani rassicura che nonostante lo stop del gas di Mosca non subiremo alcuna criticità ma la priorità nei prossimo mesi saranno gli stoccaggi.

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