Gli acquisti diretti di Azitromicina sono schizzati a inizio pandemia facendo registrare un +190% al Nord
Roma – “L’uso degli antibiotici in Italia e in Europa è fortemente preoccupante”. Lo ha detto Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, nel corso della conferenza di presentazione del Rapporto nazionale 2020 sull’Uso degli antibiotici in Italia, presentato oggi dall’Aia.
“L’Italia è un Paese ad alto tasso di resistenze agli antibiotici, tra i più alti in Europa” e il problema sta tutto nel loro “uso inappropriato”, ha spiegato Magrini, che ha fatto l’esempio di sinusiti, otiti e brochiti: “A tutti piace cominciare a prenderli troppo presto”.
Poi sull’analisi dei dati della Medicina Generale sulle prescrizioni ambulatoriali di antibiotici per specifiche patologie infettive, ha precisato che “è emersa una prevalenza di uso inappropriato che supera il 25% per quasi tutte le condizioni cliniche studiate come influenza, raffreddore comune, laringotracheite, faringite e tonsillite, cistite non complicata”.
E nel 2020 le stime osservate sono tutte in aumento rispetto all’anno precedente, in modo più evidente per la cistite non complicata nelle donne. Unica eccezione le infezioni delle prime vie respiratorie, per le quali l’uso inappropriato sembra sulla strada della riduzione.
I dati del 2020: sono i più piccoli i grandi consumatori di antibiotici
Nel 2020 il consumo complessivo di antibiotici in Italia è stato pari a 17,7 dosi ogni mille abitanti, al giorno, con “una forte riduzione rispetto al 2019”, pari a -18,2%. Tutti i mesi del 2020 hanno fatto registrare consumi minori rispetto al 2019, ma il calo è stato più evidente nel periodo aprile-giugno (caratterizzato dal lockdown) e a dicembre (mese del blocco degli spostamenti tra regioni).
A riceverne di più sono i bambini tra 2 e 5 anni, fascia in cui circa uno su 3 riceve almeno una prescrizione di antibiotici nel corso dell’anno, e gli over 85.
Nel 2020 circa 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici e in media ogni paziente è stato in trattamento per circa 14 giorni nel corso dell’anno, con una prevalenza d’uso che aumenta all’avanzare dell’età, superando il 50% nella popolazione over 85.
Oltre agli anziani, grandi consumatori di antibiotici sono i più piccoli: nel 2020 il 26,2% della popolazione italiana fino ai 13 anni ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con una media di 2 confezioni per ogni bambino trattato: nel 2019 era il 40,9%. Con 692,1 milioni di euro gli antibiotici hanno rappresentato il 3% della spesa a carico del Servizio sanitario nazionale. Che si trattasse di antibiotici venduti in farmacia in regime di assistenza convenzionata o di quelli acquistati dagli ospedali, quasi l’80% delle dosi totali e’ stato erogato dalla sanita’ pubblica, (-21,7% rispetto al 2019).
Preoccupa l’abuso di Azitromicina
“L’uso dell’antibiotico Azitromicina è stato motivo di forte preoccupazione per un eccesso di impiego durante il Covid”.
Lo ha detto ancora Magrini aggiungendo che “gli acquisti diretti sono schizzati a inizio pandemia, con un +190% al Nord”.
Come già sottolineato in precedenza da Aifa, per agli acquisti diretti (ovvero la spesa farmaceutica ospedaliera) nel primo semestre 2020 sono stati registrati notevoli incrementi nell’uso di azitromicina rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, più elevati al Nord (+192%) e al Sud (+145,6%) rispetto al Centro (+69,1%), a cui si aggiungono quelli registrati nel secondo semestre 2020.
Nell’ambito dell’assistenza convenzionata l’azitromicina è l’unico principio attivo, insieme alla fosfomicina, per cui i consumi complessivi del 2020 non sono diminuiti rispetto al 2019. L’analisi dell’acquisto privato mostrava un incremento del 33,3% rispetto al 2019. L’aumento dei consumi di azitromicina, “può essere spiegato dal fatto che nelle prime fasi dell’epidemia alcune evidenze ne riportavano l’azione nel modulare la risposta infiammatoria nei pazienti con malattie polmonari infiammatorie”. A partire dal 9 aprile 2020, Aifa, dopo aver valutato le evidenze disponibili, ha stabilito che l’uso di tale antibiotico per indicazioni diverse da quelle registrate “doveva essere considerato esclusivamente nell’ambito di studi clinici randomizzati e in caso di eventuali sovrapposizioni batteriche”.
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