Discorso di Mattarella: “dignità”, la parola più usata

Compare 18 volte. Ecco la word cloud del Presidente

Se “speranza” fu la parola più usata sette anni fa dal presidente Sergio Mattarella nel suo discorso di giuramento, oggi è “dignità” il termine maggiormente ripetuto: ben 18 volte.

In un lungo passaggio dedicato ai temi sociali, cari al Presidente, il Capo dello Stato ha ripetuto “dignità è…”, seguito da una serie di diritti e impegni a cui tutto il Paese deve lavorare: “Dignità è azzerare le morti sul lavoro”, “dignità è opporsi al razzismo”, “dignità è impedire la violenza sulle donne”, “dignità è un Paese libero dalle mafie”, “dignità è garantire un’informazione libera e indipendente”.

Secondo la “word cloud” del rieletto Presidente della Repubblica, nel suo discorso, durato 37 minuti, si ripetono anche Italia (16 volte), Paese (11), Repubblica (9) Parlamento (8 volte), unità (8), Costituzione (6), democrazia (6) e impegno (6).

Il messaggio nel giorno del giuramento

«Dignità è contrastare le povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte che purtroppo mortifica le speranze di tante persone. Dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità. Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti. Questa è anche la migliore garanzia di sicurezza. Dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare. Confidiamo in un Paese capace di rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita. Dignità è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, libero anche dalla complicità di chi fa finta di non vedere. Dignità è assicurare e garantire il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente. La dignità, dunque, come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile. A questo riguardo – concludendo – desidero ricordare in quest’aula il Presidente di un’altra Assemblea parlamentare, quella europea, David Sassoli. La sua testimonianza di uomo mite e coraggioso, sempre aperto al dialogo e capace di rappresentare le democratiche istituzioni ai livelli più alti, è entrata nell’animo dei nostri concittadini. “Auguri alla nostra speranza” sono state le sue ultime parole in pubblico. Dopo avere appena detto: “La speranza siamo noi”. Ecco, noi, insieme, responsabili del futuro della nostra Repubblica. Viva la Repubblica, viva l’Italia!».

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