Uno e trino, un uomo solo al comando
Si sdoppia, anzi triplica personalità e legittime – o illegittime – aspirazioni. Uno e trino, come se per la vigilia del miracolo della natività, si trattasse di tenere in qualche modo fede al personaggio, incarnando, fra l’umano e la divinità, ruoli contraddittori e fra loro contrastanti. Più o meno come per Antonio Albanese, anche lui uno e trino, nello sfortunato film di Natale di Giulio Manfredonia di nove anni fa: “Tutto tutto e niente niente”.
Costretto, anche il Nostro, a barcamenarsi nel trittico di ruoli, da sindaco illuminato del fare, a commissario del ponte e della ricostruzione di Genova Superba. Fino – e persino – a recitare il ruolo di benefattore, con un occhio di riguardo per i miseri e per i disagiati. Anche se solo per un giorno. Anzi, addirittura, per qualche ora soltanto.
Film dalle recensioni contrastanti quello di Manfredonia con la politica, quella populista e con la p minuscola, ridotta a satira macchiettistica. Già la politica, più dell’apparire che del fare. Capita perciò che il Nostro Sindaco, con la N e la S maiuscola, definitosi, al momento di salire al soglio, “Il Sindaco – s maiuscola o minuscola, fate un po’ voi – di tutti, si ritrovi a presenziare, o a partecipare, proprio nel giorno della vigilia di Natale al pranzo organizzato come sempre dalla comunità di Sant’Egidio. Con tanto di consumazione gratuita offerta ai poveri. “È la prima volta”, osserva qualcuno. Sintomo di inversione di tendenza nell’anno del Signore che precede di qualche mese quelle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale in cui – si dice – che il misericordioso uomo del fare si ritrovi nell’invidiabile eventualità di succedere a se stesso. Godendo, persino, dei favori del pronostico. Visto che l’opposizione stenta inguaribilmente, e come sempre, o come non mai, a trovare e indicare l’antagonista.
Gli strali dell’opposizione
E capita anche che la cosa, e la nuova indole del Sindaco benefattore, non sfugga agli strali dell’opposizione. Posta sul suo profilo personale Matteo Frulio (PD), assessore con deleghe a Assetto del Territorio, Urbanistico, Sviluppo economico e Turismo, Interventi Manutentivi, Quartieri collinari Vivibilità sociale e sicurezza, Volontariato e Beni comuni del Municipio VII, a maggioranza di sinistra: “Perché è inutile signor Sindaco farsi fotografare a dare i pasti con Sant’Egidio agli stessi a cui neghi anche solo “i controlli anticovid, figurarsi i vaccini”. È inutile dare i pasti a chi ne ha bisogno fotografandoti vicino al vescovo se poi li multi per strada per “mancanza di decoro”. Non è spirito natalizio. Quello che provo, Sindaco, è spirito di nausea”. Accludendo a riprova un articolo comparso su “La Repubblica” il 2 dicembre a firma di Erica Manna, da titolo “Genova , quegli 80 minori soli abbandonati dal Comune” e sommario :“ Da giorni vivono in albergo e nessun operatore si è mai interessato a loro”. Optando, il Frulio, per una improbabile misericordiosa conversione, ad appena una ventina di giorni di distanza. Anche a mio modesto parere più probabilmente opportunistica e di immagine.
Falso buonismo
Contraddizione sul generale clima di falso buonismo natalizio raccolta anche da Stefano Giordano consigliere comunale dei Cinque Stelle che posta :“ Meglio scoperto che mascherati”. A personale commento di un post condiviso del mio amico Fabio Palli sull’effimero senso del Natale: “oh, finito il buonismo natalizio da 4 palanche, da domani si torna merde come al solito. Ancora mezz’oretta e finiscono cene benefiche fra vittime e carnefici, con sacchettini alimentari, panettoni scadenti e pacche sulle spalle, post scadenti, articoli alla melassa. Vi preferisco senza scrupoli piuttosto che ipocriti”.
Post che raccoglie il commento di Palli in risposta a quello della comune amica social Barbara Barattani che posta l’immagine del Grinch, personaggio di fantasia entrato nella suggestione popolare, che – come è noto- odia il Natale, “No il Grinch non è ipocrita è una merda, sa di esserlo e non vuole sembrare altro”.
L’apologia del grinch
Già, perché se il Grinch alla fine si ravvede, pervaso da quello spirito di falsa fratellanza – che a Frulio reca conati di vomito – in politica è una una tantum. Perché poi la politica, che una volta era anche l’arte del compromesso, in era social è diventata l’arte dell’apparire. Del… Tutto tutto e niente niente. In perenne contraddizione con se stessi. Oppure con la consapevolezza, un po’ meschina, che ogni tanto contraddirsi può fare bene all’ immagine in vista dell’imminente campagna elettorale. Proponendosi con qualche diversità buonista al popolo inneggiante e credulone. Perché in fondo a Natale occorre essere tutti più buoni. E pazienza per la nausea di un Frulio qualunque – o chi per lui – che non intende lasciarsi turlupinare dall’ipocrisia del clima imperante e mette in risalto contraddizioni neppure troppo latenti che risalgono alla recente politica della maggioranza. E a quelle sanzioni pecuniarie a disagiati senza occupazione fissa, costretti all’elemosina e a accamparsi per strada perché non hanno casa. Soggetti per una decisione comunale ad incorrere in sanzioni pecuniarie che mai potranno pagare.
Se la politica è diventata l’arte del contraddirsi
Già, Marco Bucci, quello stesso Marco Bucci, reduce appena qualche giorno prima del presenzialismo al pranzo di Sant’Egidio dalla effervescente maratona per l’approvazione del bilancio comunale. Con polemica. Non tanto sulla discussione in cui ha ancora una volta definito “Gufi” i suoi avversari, quanto sul report sull’evento diramato dall’ufficio, stampa del comune. Quell’ufficio stampa saldamente nelle mani del portavoce del Sindaco. Anche lui, vedi caso, uno e bino. Nelle vesti di portavoce politico di Marco Bucci e in quelle istituzionali – o forse non più – di capoufficio stampa.
Report che recita così: “Prima di procedere alla votazione della delibera, è intervenuto il sindaco Marco Bucci:
“Innanzitutto volevo ringraziare i dipendenti degli uffici che hanno lavorato alla predisposizione del bilancio. Ringrazio anche il consiglio comunale che ha fatto il dibattito sul bilancio, in questi due giorni, nei tempi giusti e nei modi giusti. Vorrei sottolineare alcune cose. Oggi il Comune di Genova, grazie all’aumento dell’acquisto delle azioni di Iren, ha 100 milioni di euro in più, dati dal valore delle azioni. Questa è una operazione che abbiamo fatto, che ho voluto e che abbiamo spinto insieme in giunta, l’assessore Pietro Piciocchi e io, ha reso il nostro Comune più ricco. Oggi il Comune di Genova è, comunque, più ricco per quanto riguarda le macro voci del bilancio, rispetto al preventivo dell’anno scorso, sono tutte in aumento: quindi i soldi stanziati per il 2022″.
“Investimenti in aumento sul sociale”
E ha continuato Bucci nel suo intervento puntualmente riportato sul report dell’ufficio stampa del Comune: “Due esempi: investimenti delle manutenzioni passano da 180 a 520 milioni; per il sociale, comparando i consuntivi con quelli della precedente giunta, siamo passati da 40 a 65 milioni.
Il problema della Tari è stato generato dal passivo di bilancio di Amiu ereditato dalla precedente amministrazione: 160 milioni di euro.
Oggi, quattro anni dopo, l’azienda è in sicurezza, il contratto è di 15 anni e questo ha permesso di poter chiedere dei prestiti per rinnovare il parco mezzi.
Per quanto riguarda la mobilità, abbiamo ottenuto dal governo 480 milioni di euro di cui 180 sono nel Recorey Plan, 600 milioni di euro a febbraio per lo skytram e per Erzelli e 50 milioni per il quinto asse della Valpolcevera: in totale un miliardo e 250 milioni di euro. A questi, poi, vanno aggiunte le opere infrastrutturali dovute al contratto con Aspi che cubano un miliardo e 455 milioni di euro”.
Quelle bacchettate ai soliti gufi
Con puntuale elencazione dei pregi di questa amministrazione: “Queste sono solo le opere infrastrutturali ed è qualcosa che a Genova non è mai accaduto. Siamo riusciti a fare il trasporto gratuito tenendo conto dei numeri e tengo a sottolineare che, in quattro anni e mezzo, non c’è stata alcuna azienda partecipata o fondazione che sia andata in rosso.
Passiamo ora ai punti chiave.
Riguardo i dati sull’occupazione, dal 2017 gli occupati a Genova sono cresciuti di 13 mila unità. Se contiamo i posti di lavoro in più, ossia guardando solo all’azione di crescita, siamo a 29 mila.
Abbiamo assunto in Comune, solo nell’ultimo anno, 750 persone e 1050 nelle partecipate, per rinnovare la macchina comunale a fronte dei tanti pensionamenti. Popolazione: il saldo migratorio, dal 2018, è sempre stato positivo e l’Università ha aumentato, quest’anno, del 23 per cento il numero delle matricole, rispetto all’anno scorso che era del 18 per cento. e del 35 per cento gli studenti iscritti a Ingegneria.
Tutti gli indicatori parlano di una città in crescita, lo dicono le persone, che la cosa più importante. Nonostante tutti i grandi disastri che, purtroppo, abbiamo avuto: il crollo del ponte Morandi, l’epidemia di Covid 19, le mareggiate, con i fondi del Next Generation EU, e tutto il lavoro che stiamo facendo, avremo circa 8 miliardi di euro che porteranno Genova a livello internazionale e al primo posto tra le città europee sul Mediterraneo che, per alcune cose lo è già: questo è il grande risultato ottenuto in questi anni.
Questi sono fatti e i fatti sono l’obiettivo della nostra giunta: non le parole ma i fatti. E, per me, è la cosa più importante. Questo bilancio previsionale e programmatico è ciò che faremo nei prossimi anni. Sono certo che ce la faremo, nonostante i “gufi”, e la città lo riconoscerà”.
Report che ha suscitato la replica stizzita del gruppo di Gianni Crivello, l’ex antagonista di Bucci alle ultime amministrative per il Comune.
Il comunicato di Gianni Crivello
“Martedì 21 e mercoledì 22 dicembre è stato discusso e votato il bilancio di previsione e programmatico 2022-2024. Come accade a conclusione di ogni seduta del Consiglio Comunale, l’ufficio stampa, produce un report della riunione in Sala Rossa. In questa occasione, più di sempre, non possiamo non denunciare che il comunicato prodotto dai giornalisti, retribuiti con i soldi dei genovesi, ha veramente toccato il fondo. Si è trattato esclusivamente di un monologo di Marco Bucci che si è lanciato in una sorta di autocelebrazione, concludendo in maniera offensiva: “Sono certo che ce la faremo nonostante “i gufi””. Non si è citata una sola parola delle considerazioni dei capigruppo di minoranza, tutti intervenuti nella discussione e, aspetto altrettanto grave, nessun riferimento al fatto importante che il martedì 21, la maggioranza non aveva garantito il numero legale, per proseguire i lavori. Ricordiamo ai signori dell’ufficio stampa comunale, del quale fanno parte una nuova addetta stampa del consiglio e altri nuovi assunti, e in particolare al suo responsabile, che dovrebbero tutelare le voci di tutti i rappresentanti avendo un ruolo istituzionale super partes. Vergogna!! Oramai con l’uso che fate dell’informazione istituzionale riuscireste a fare concorrenza a Ceausescu”.
Il comunicato dell’Ordine dei Giornalisti
La presa di posizione
Il tutto si è consumato nel giro di poche ore con tempestiva e susseguente presa di posizione dell’ordine dei giornalisti, tirato per la giacca dalle parole giudicate probabilmente eccessive e sopra le righe. Per quel “ Vergogna!! Oramai con l’uso che fate dell’informazione istituzionale riuscireste a fare concorrenza a Ceausescu”. E soprattutto per quel riferimento, giudicato fuori luogo al regime del presidente dittatore rumeno.
Il comunicato dell’ordine ligure dei giornalisti recita infatti: “SOLIDARIETÀ AI COLLEGHI DELL’UFFICIO STAMPA DEL COMUNE DI GENOVA
L’Ordine dei Giornalisti della Liguria giudica offensivo e stigmatizza quanto contenuto in un comunicato della Lista Crivello nei confronti dei colleghi dell’ufficio stampa del Comune di Genova, ai quali esprime piena sidarieta’. Rivendica dalla politica rispetto per il lavoro dei giornalisti e respinge toni al limite dell’insulto e dell’intimidazione”.
Già, parole eccessive e da stigmatizzare, secondo l’ordine dei giornalisti, con toni definiti ai limiti dell’insulto e dell’intimidazione e naturale richiamo alla politica al rispetto per il lavoro dei giornalisti.
Peccato che la polemica, contenga in se il peccato originale, rilevato a suo tempo anche dall’ordine dei giornalisti, della completa sovrapposizione – decisa proprio da Bucci – di una carica prettamente politica, come quella del portavoce del sindaco e di un ruolo istituzionale come quello di capo ufficio stampa del Comune. Un precedente pericoloso con un’unica persona per due ruoli in contrapposizione costretta a cambiarsi, di volta in volta, la maglietta. A seconda dei ruoli.
Unico controcorrente
Chiosa lungamente, il collega Marcello Zinola sul profilo Facebook dell’ordine commentando il comunicato in questione. Unico bastian contrario, Zinola, a fronte di nove like in cui si confondono politici, giornalisti, diretti interessati e non, cronisti ad honorem e semplici lettori. Spiega Zinola, un tempo a lungo esponente sindacale e docente nei corsi professionali: “Fatto salvo l’intervento per quanto accaduto sarebbe urgente una riflessione seria sulla deriva assunta anche in Liguria da molti uffici stampa, istituzionali e no, le scelte di altrettanti enti che con soldi pubblici finanziano campagne di comunicazione e immagine sui media televisivi, il rapporto disinvolto di istituzioni come la Regione con i media, i silenzi colpevoli dei colleghi quando altri giornalisti che fanno il loro lavoro (domande) vengono insultati. Anni fa iniziammo una lunga e giusta battaglia per i giornalisti degli uffici stampa pubblici e privati. Non siamo giornalisti nemici e di serie B chiedevano i colleghi, a ragione. A distanza di anni, molti, chi urlava non siamo nemici… e sono diventati avversari, talvolta più versati al portavoce che al vero ufficio stampa. Agenzia di stampa e enti pubblici hanno appaltato a testate locali la loro comunicazione ufficializzando una commistione che trasforma una nota in un copia incolla in cui chi fa la comunicazione poi fa anche la cronaca.
Possiamo fare finta di nulla
Possiamo fare finta di nulla, possiamo (potete) accettare supinamente che la formazione sia definita politica per il semplice motivo che ricorda regole, contenuti e deontologia. Non biasimo e capisco chi per sopravvivere sopporta e subisce, biasimo e non capisco chi, collega, in ruoli ormai di grande potere di orientamento accetta di essere carnefice della professione. I portavoce posson essere anche non giornalisti, dimettetevi, sarete più liberie coerenti con voi stessi. Fa sorridere la reazione sull’intemerata della lista Crivello, non accettabile di fronte ai silenzi quotidiani su quanto accade nei confronti di colleghe e colleghi. Ed è grave che a volte accada in presenza di esponenti di ordine o sindacato e questi tacciano e sorridano. Accadeva, accade. Purtroppo”.
Insomma, è la stampa bellezza, e a Natale – per definizione – siamo – dobbiamo – mostrarci – o essere veramente – tutti più buoni. E un po’ di solidarietà, dal pranzo di Natale ed oltre, non si nega a proprio a nessuno. Come dicevo bene all’inizio, al di là delle apparenze… Tutto tutto e… niente niente. Che poi anche il Grinch, rabbioso ed irascibile, in fondo finisce per ravvedersi.
Paolo De Totero
Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.