Street art, il Cep libera i suoi muri

700 metri quadri di spazi legali a disposizione di chi vuole esprimersi con l’arte urbana

Genova – Spray e creatività. Sono questi gli strumenti con cui le mani del writer riescono a far rivivere i muri grigi delle nostre città. Ma rischiando multe salate.
Nasce da qui il patto che gli artisti di strada hanno condiviso con il Circolo ARCI Pianacci e siglato con il Municipio VII Ponente. Un vero e proprio Patto di Collaborazione che libera i muri del Cep e li lascia alla fantasia di chiunque voglia sperimentare questa forma di arte urbana.
Le regole sono semplici: non offendere nessuno e indossare una maschera protettiva. Per il resto, ogni artista ha la sicurezza che il suo disegno resterà visibile per un mese e che solo dopo si potrà coprirlo e ricominciare.

Spazi fuori dall’illegalità

Gli spazi individuati dove poter usare un muro sono due, adatti ai diversi tipi di età e fruitori.
Tre enormi muri da 600mq in tutto, all’inizio di via Novella, per i muralisti e le crew di writer. E poi due muri da 60mq ciascuno, all’interno dell’area Pianacci, dedicati ai giovanissimi e alle famiglie.

La battaglia dei writer per la bellezza

Il progetto “Muri di Libera Espressione” nasce dall’idea di un gruppo di giovani writer, capitanati da Roisone, Stevo e Gio Shentwo, e da due artisti urbani molto conosciuti in città, Drina A12 e Giuliogol.
Tutti stanno portando avanti da mesi una battaglia per i muri legali che oggi ha ottenuto la sua prima vittoria e che andrà avanti in tutti i municipi perchè, dicono gli artisti, “questa è una possibilità per arricchire di colore e bellezza anche le zone più sofferenti della città”.
Mettere l’arte al servizio della riqualificazione non è un’idea nuova. Succede normalmente all’estero e in altre città d’Italia. A Genova, invece, chi dipinge graffiti urbani è guardato un po’ di traverso. O almeno lo era. L’inversione di tendenza oggi parte dal Cep, che intende dimostrare che coinvolgere gli artisti di strada è un modo innovativo per avviare l’inclusione anche nei luoghi più dimenticati.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.