Le scuse non bastano
Mi spiace dirlo, ma penso che le scuse non possano bastare di fronte all’astensione su una mozione, quella che subdolamente equipara antifascismo, antinazismo e anticomunismo. Tanto che a poche ore dalla approvazione nella sala rossa di Tursi, pur con l’astensione del Pd, si sono levate le proteste generalizzate.
Le dichiarazioni dell’Anpi
A cominciare dall’Anpi: “Vogliamo ricordare quanto scrisse l’Anpi nazionale in occasione di un voto del Parlamento Europeo nel settembre 2019. Si esprimeva profonda preoccupazione per quella risoluzione in cui si equiparano nazifascismo e comunismo, peraltro in palese contrasto con la risoluzione antifascista, antinazista e antirazzista del 25 ottobre 2018. In un’unica riprovazione si accomunano oppressi ed oppressori, vittime e carnefici, invasori e liberatori, per di più ignorando lo spaventoso tributo di sangue pagato dai popoli dell’Unione sovietica – più di 22 milioni di morti – e persino il simbolico evento della liberazione di Auschwitz da parte dell’armata rossa. Davanti al crescente pericolo di nazifascismi, razzismi, nazionalismi, si sceglie una strada di lacerante divisione invece che di responsabile e rigorosa unità”.
Due cose sbagliate non ne fanno mai una giusta
E prosegue il comunicato dell’Anpi: “Ma siccome due cose sbagliate non ne fanno mai una giusta, oggi a Genova si è ripetuto lo stesso errore, aggravandolo. L’Anpi si augura che al più presto giunga dal Consiglio Comunale, al fine della sua stessa autorevolezza e credibilità un chiaro segnale di radicale ripensamento, nel solco dei principi che ispirarono la nostra Carta Costituzionale e la collocazione del nostro paese in un’Europa Unita, figlia dell’antifascismo e delle donne e degli uomini che si opposero ai regimi nazifascisti. Invece si è votata una mozione che cancella quello che è stato l’apporto fondamentale nella Resistenza e ancor prima già dall’impegno antifascista del partito Comunista e dell’impegno democratico dello stesso PCI nell’assemblea Costituente, Terracini la presiedeva dopo aver fatto, da antifascista, galera e confino.
I comunisti hanno contribuito a scrivere la Costituzione antifascista
Solo pochi giorni fa commemoravano i fucilati a forte San Martino, lì c’erano comunisti, come c’è n’era tra quelli “del panino e della mela”. Mentre quelli del Castellaccio di Righi lo erano tutti. La maggior parte di quei martiri era coscientemente comunista, come lo erano Fillak e Buranello, Bini, Canepa. Comunista era Scappini nel cui mani i tedeschi a Genova si arresero. È un insulto mettere sullo stesso piano i lavoratori che scioperavano e chi li ha caricati sui treni e mandati a Mauthausen. La partigiana e costituente Teresa Mattei. Nè il sindaco Bucci ha ricordato nel salone di rappresentanza di Tursi che era comunista.
Anche Guido Rossa era comunista
Era comunista Guido Rossa, l’operaio delegato della Cgil ucciso dalle Br che abbiamo ricordato il 22 gennaio scorso. Una forza, dunque, che si è sempre schierata contro i tentativi reazionari e di sovvertimento delle Istituzioni in difesa della democrazia in tutta la storia repubblicana, dopo aver contribuito a scriverne la carta fondamentale: la Costituzione. Che è nata e rimane antifascista come ci h ricordato il presidente Mattarella e su quella giura chi assume incarichi istituzionali.
Una mozione inaccettabile
Una mozione inaccettabile che va contro la rotta della storia e che dimostra scarsa o nessuna conoscenza della verità dei fatti, un vero sfregio ideologizzante, che è passata con il Sì della maggioranza, l’astensione dei sei consiglieri di Pd e lista Crivello e 5 contrari (M5S).
Ai cancelli di Auschwitz, il 27 gennaio 1945 si presentarono i soldati dell’Armata Rossa, non certo i consiglieri del centro destra. Ecco perché oggi è stata una brutta giornata per la nostra città e per chi siede nell’aula rossa di Tursi. Un bel ripasso di storia farebbe bene a tutti”.
Quel colpevole “benaltrismo”
Durissimo, e a ragione, il comunicato dell’Anpi, di fronte allo scivolone degli esponenti del Pd e della lista Crivello in consiglio comunale. Eppure le avvisaglie di una simile rilettura della storia da parte della componente che in consiglio comunale sostiene il sindaco Marco Bucci c’erano veramente tutte. Ad iniziare dalla risposta evasiva sulla fascia tricolore indossata dal suo consigliere delegato alla commemorazione dei caduti della Rsi fino, all’ultimo caso di quei consiglieri comunali di Cogoleto che hanno votato una delibera levando il braccio destro teso nel saluto romano. E proprio nella giornata della memoria. Vicenda su cui il Sindaco Marco Bucci, interrogato in consiglio comunale, aveva dato ennesima prova del suo cerchiobottismo.
Intollerabili besughi
Apostrofando i tre con un “amichevole” “besughi”. E pur qualificando l’episodio con un tranchant “ intollerabile” che con quel “besughi” finiva per fare un po’ a cazzotti. Per concludere con la solita litania dell’equidistanza: “Io sono antifascista e anticomunista e contro tutte le dittature”. Che rappresenta un po’ quel tentativo di rilettura tossico della nostra storia repubblicana. Insomma ce ne sarebbe stato abbastanza per essere sul chi vive di fronte alla gentile concessione da parte di un centro destra che ormai fa quell’uso lì, tutto strumentale, della teoria degli opposti estremismi.
Quella trappola del centrodestra
E non a caso nella mozione in cui, tanto per ingolosire si parte dall’anagrafe antifascista di Stazzema tutto viene ricondotto a quell’idea l’; in un gigantesco pateracchio in cui volutamente si mischia antifascismo, antinazismo, anticomunismo, antidemocratico ed eversivo. In cui, come se non bastasse si ha la faccia di spiegare: “A a difesa dei valori della nostra Costituzione, a 70 anni dalla sua entrata in vigore, che raccolga tutti coloro che si sentono impegnati in difesa dei valori di libertà, democrazia, legalità e contro il diffondersi di episodi di intolleranza, di rievocazione di ideologie totalitarie, violente, eversive ed antidemocratici, quali nazifascismo e comunismo che perseguono i propri ideali di violenza fisica, verbale e psicologica verso coloro che vengono ritenuti nemici politici semplicemente perché non condividono il loro pensiero, anche attraverso i social media, oggi strumento principale di aggressione”.
Di più. Per impegnare il sindaco e la giunta: “Ad organizzare nella “Giornata del Ricordo” del 10 febbraio, momenti di commemorazione con le comunità istriana, approfondimenti storici nelle scuole di ogni ordine e grado, l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale, europea e civica degli edifici pubblici e venga osservato un minuto di silenzio, ad inizio della seduta del Consiglio comunale in prossimità del 10 febbraio”.
Un passo avanti al centro contro gli opposti estremismi
Insomma, nero su bianco, il “buccipensiero” già espresso recentemente in una seduta del consiglio comunale, dalla Shoah sino alla violenza che trasuda sui social.
La semplificazione della Storia
Mettendo insieme in un gigantesco puzzle semplificativo anni di storia che gravitano dai lager alle foibe, dal nazismo e dal fascismo al comunismo, dalla semplice intolleranza all’eversione. E stupisce, ma forse anche no, che al minestrone del tutto fa brodo, non si sia aggiunto tanto per gradire e allo scopo di raccattare like il razzismo e la violenza di genere. Fino al femminicidio.
Un agguato in piena regola. Ma forse sarebbe bastato leggere attentamente la mozione per non caderci mani e piedi. Diceva a suo tempo il buon Francesco Guccini irridendo i socialdemocratici, come componente partitica buona per tutte le stagioni: “sono un socialdemocratico anche io. Un passo avanti al centro contro gli opposti estremismi”. Ma quella era la stagione dell’eversione. Delle stragi sui treni, di quelle della banca dell’Agricoltura e della stazione di Bologna, prima, a cavallo e dopo gli anni di piombo. Del rapimento di Aldo Moro e dell’assassinio di Guido Rossa.
E, comunque, la rilettura così semplicistica della nostra storia da parte di persone che si occupano attivamente di politica, lasciatemele dire, intimorisce almeno un po’. Perché l’uso che ne viene fatto, magari, potrebbe essere in buona fede. Ma l’interpretazione è comunque strumentale. E lontanissima dalla nostra carta costituzionale.
Borzani: “Una vergogna”
Luca Borzani, per esempio, parla senza mezzi termini di vergogna. E scrive in un suo post: “Dunque il consiglio comunale di Genova vota una mozione per istituire un’”anagrafe antifascista e anticomunista ecc. per i valori della Costituzione “. Senza entrare nel merito del totalitarismo sovietico (reale) e delle sue differenze rispetto al fascismo e al nazismo mi chiedo come si possa scindere fra antifascismo e partecipazione comunista alla Resistenza. Cosa assai singolare. Soprattutto perché’ lo sbocco fu la nostra Costituzione votata è scritta anche dai comunisti. La stessa per cui bisognerebbe prendere le distanze dal fascismo e dal Comunismo. Non è un problema solo di ignoranza o di uso politico della storia. Siamo oltre. Difficile usare un termine diverso da vergogna”.
Scuse a atti di pentimento
E insomma, poco dopo il consiglio comunale e soprattutto dopo il durissimo comunicato dell’Anpi è iniziata la sequela di scuse attraverso i social. Con vero e propri atti di pentimento. E, probabilmente, perfino qualche recita dell’atto di dolore, in segno di tangibile contrizione.
E’ sembrato, proprio un agguato. Probabilmente dettato dall’ultima votazione di cui racconta Gianni Crivello nel suo comunicato di scuse “È per noi fondamentale chiarire le ragioni di un errore fatto in buona fede.
La settimana scorsa il nostro gruppo con tutta la minoranza ha votato e raggiunto il risultato di approvare l’istituzione dell’anagrafe antifascista. La maggioranza di destra si è astenuta”.
Quei dolori del giovane Bucci
Ma evidentemente la cosa, l’astensione da cui è scaturita l’approvazione, non deve essere affatto piaciuta all’ondivago Marco Bucci che in una sola settimana ha riaffermato il suo anticomunismo in consiglio comunale. Poi, meno di 24 ore dopo, nel corso di una manifestazione organizzata dalla fondazione Ds sul genovese Terracini ha ricordato il ruolo fondamentale che il PCI ha avuto nel nostro paese. In seguito, appena ieri ha votato a favore, insieme a tutta la sua maggioranza, di un ordine del giorno proposto dal gruppo comunale di Fratelli d’Italia in cui si condannava il finanziamento da parte del governo nazionale per le celebrazioni del centenario del PCI.
Farneticazioni incompatibili con la Storia
Spiega con un lungo comunicato il consigliere comunale pentastellato Stefano Giordano: ““La storia non è il forte del centrodestra genovese, che ancora una volta o ha le idee confuse o, peggio, piega scientemente i fatti per adattarli alla propria perversione ideologica: come si fa ad associare l’“antifascismo” all’“anticomunismo”? E di grazia, che cosa significa esattamente “antidemocrazia”? Come si inserisce nell’impianto dell’anagrafe antifascista? Certo, volendo essere ironici, se la maggioranza intende la prepotenza con cui essa governa Genova e gestisce la cosa pubblica in Consiglio comunale, allora sì: a Genova forse serve un’anagrafe per combattere l“antidemocrazia” dei vari Bucci, Forza Italia e Lega, che offendono la nostra memoria e sfregiano i nostri diritti con buona pace dei cittadini e dei loro portavoce”. Stefano Giordano, è il primo firmatario dell’ordine del giorno per l’iscrizione del Comune di Genova all’Anagrafe Nazionale Antifascista e precisa: “scritto ricalcando quello del Comune di Stazzema ma modificato, solo per adattarlo alla storia di Genova, medaglia d’oro al valor militare per la guerra di liberazione. Per il resto, l’abbiamo blindato per rispetto della storia e per i principi che hanno ispirato il Comune di Stazzema, teatro di uno degli eccidi più efferati della storia italiana”.
Ma è giusto ricordare le circostanze dell’ approvazione. Dice Giordano: “Un ordine del giorno fuori sacco, il nostro, per il quale era stata ampiamente superata la fase della discussione in conferenza capigruppo e che andava dunque solo votato. Invece durante il consiglio del 2 febbraio, il regolamento è stato volutamente stravolto, piegato alle ragioni del centrodestra: il presidente del Consiglio comunale ha permesso a un consigliere di Forza Italia di intervenire, macchiando l’atto con farneticazioni infarcite di concetti tipici della maggioranza ma incompatibili tra loro per chiunque abbia un minimo di nozioni storiche.
Movimento 5 Stelle, presente non votante
L’Odg voluto e votato ieri dal centrodestra genovese, dunque, con il M5S presente non votante (scelta, peraltro solitaria, che per noi è un voto ancor più pesante del parere contrario poiché non riconosce nemmeno la dignità del voto su quel testo), comprende anche l’adesione all’Anagrafe Antifascista istituita dal Comune di Stazzema e la promozione di una “proposta di legge di iniziativa popolare contro la propaganda delle ideologie fasciste, naziste, comuniste, eversive e antidemocratica, nonché contro la produzione e la vendita di oggetti e simboli che richiamino tali ideologie“. La comprende ma la inficia trasformandola in un’accozzaglia ideologica che svilisce lo scopo dell’atto originario. Giustamente l’Anpi condanna l’equiparazione tra fascismo e comunismo e invita il Comune di Genova a un radicale ripensamento.
Ogni nazione ha la sua Storia
Ogni nazione ha la propria storia e spetta a noi insegnarla correttamente ai nostri figli: la Costituzione italiana non è stata scritta da fascisti e nazisti. È stata scritta da democristiani, comunisti, socialisti e partigiani e a loro dobbiamo democrazia e libertà di pensiero, principi diametralmente opposti a quelli che invece muovevano il fascismo. Giova a questo punto anche ricordare alla maggioranza di Tursi che davanti ai cancelli di Auschwitz non si presentarono coloro la cui sciagurata eredità è stata raccolta dai consiglieri del centrodestra genovese. E tantomeno da quelli di Cogoleto!”
La ricetta del “Buccipensiero”
E allora si spiega la conversione dell’angrafe di Stazzema nel “Tutto fa brodo” di ieri. Praticamente il caotico “Buccipensiero” in un solo documento, proposto dall’avvocato Mario Mascia e dal capogruppo leghista Lorella Fontana.
Si scusa anche Gianni Crivello
A parte ciò. Si scusa ancora Crivello: “La nostra astensione è stata pensata per valorizzare e difendere la parte di proposta condivisibile, contenuta nel documento, in particolare l’iniziativa del Comune di Stazzema.La verità che il nostro voto ci ha resi complici, parzialmente, nel mettere sullo stesso piano, l’anagrafe antifascista con quella anticomunista. Il Regolamento del Consiglio Comunale, per la presentazione degli Ordini del Giorno fuori sacco non prevede per nessuno la discussione ma esclusivamente la lettura del documento proposto, a distanza di alcune ore dalla votazione c’è stata una reazione più che giustificata e motivata di molte compagne e compagni e di quel fronte antifascista così radicato nella nostra città. Una reazione indignata che ha contribuito molto a far comprendere che dovevamo respingere, votare contro, quel documento e con esso la strumentalizzazione di chi vuole equiparare e parificare il comunismo con il fascismo e il nazismo. Oltre ad ammettere il nostro errore vogliamo consolidare, rafforzare con i nostri concittadini, il nostro impegno militante antifascista nelle istituzioni, nella società, tra le nuove generazioni, in tutta la nostra comunità. Dopo questo voto non sufficientemente meditato vogliamo riprendere con ulteriore vigore il nostro impegno a difesa di valori costituzionali e superare nell’immediato quanto accaduto martedì 9 febbraio un Consiglio Comunale, e lo vogliamo fare con lo sguardo rivolto al futuro, riaffermando la nostra autocritica, superando questa brutta pagina e dandovi appuntamento sabato 13 febbraio a Cogoleto al presidio antifascista”.
Quel laboratorio politico che somiglia a quello di Frankenstein
E dunque presidio antifascista o meno il momento politico sembra più o meno questo qui. Celiava il mio collega Marcello Zinola sulla sua pagina social, riferendosi all’incontro di Matteo Salvini con Draghi nel quadro delle ultime consultazioni. “E ha citato modello Genova (cit. Salvini) regole zero. Ecco “ma anche” antifascisti e anticomunisti. Cose da Draghi”. Con quell’appello del Presidente Mattarella e quel laboratorio politico istituzionale che sembra tanto quello di Victor Frankenstein ispirato agli esperimenti del professor Waldman. E i risultati li conosciamo. anche con tanto di agguati, confusioni e riletture più o meno strumentali della storia.
Paolo De Totero
Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.