Così SiMohamed Kaabour al presidente della Regione: “Ci congratuliamo per il messaggio che ha voluto rilanciare affermando che chi nasce in Liguria è ligure”
Genova – Dopo le polemiche xenofobe di questo inizio d’anno, innescate da un post del presidente Toti che su Twitter ha scritto un messaggio di auguri alla prima bimba nata a Genova nel 2021, figlia di genitori nigeriani, SiMohamed Kaabour, il presidente dell’associazione Nuovi Profili, chiede un incontro al Governatore ligure.
L’idea è presentargli “i progetti e le proposte” dei giovani attivisti con background migratorio e non, nati oppure cresciuti in Liguria, progetti “che conciliano socialità, educazione, patrimonio culturale e le plurali soggettività al fine di rafforzare la coesione sociale e il senso di appartenenza al territorio, ai valori e alle tradizioni delle nostre comunità”.
“Le difficoltà dovute alla pandemia hanno messo in luce la necessità di salvaguardare e rafforzare il nostro senso di comunità”, scrive Kaabour nella lettera a Toti ricordando che anche “i cittadini liguri di origine straniera, in forme diverse danno il loro contributo, a testimonianza che l’unione fa la differenza”.
E poi sugli insulti razzisti scatenati dalla notizia che “la prima neonata ligure è figlia di una coppia di cittadini originari della Nigeria”, precisa ancora Kaabour che “non rispecchia il vivere e il pensare civile della nostra regione, la cui storia è frutto di intrecci culturali tra popoli”.
“La Sua risposta a tutta quella violenza verbale è stata oggettiva e ci congratuliamo per il messaggio che Lei ha voluto rilanciare affermando che chi nasce in Liguria è ligure. Consci che Lei non allude ad alcun ius soli, come ripreso da esponenti della Sua maggioranza, ci teniamo a precisare, a supporto della Sua dichiarazione, che l’inclusione parte dalla scelta di parole gentili capaci di far sentire a casa chiunque sia disposto a vivere nel rispetto dei valori e delle leggi italiane. Ancor più una bambina, neonata”, continua Kaabour che spiega: “Ci teniamo a precisare però, che il senso di appartenenza nessuno può misurarlo, ma certamente può essere coltivato e rafforzato. Noi ne siamo la prova. Come la nostra giovanissima concittadina Greater, siamo nati da genitori emigrati in Italia, frequentiamo scuole di ogni ordine e grado, lavoriamo e contribuiamo alla vita sociale, culturale ed economica delle nostre regioni. Tutto questo c’entra con i diritti politici, ancora non garantiti, e il nostro impegno è a favore di un’inclusione che non si limiti a considerare le persone in base alla loro utilità lavorativa, ma a valorizzarne i sentimenti di appartenenza. Quelli che qualcuno semplifica parlando di identità monolitica, senza considerarne le plurali interpretazioni e rappresentazioni”.
“Considerando la Sua sensibilità verso questi argomenti e confidando nella Sua disponibilità a sostenere la nostra visione di una Liguria aperta e civile, sarebbe per noi un onore avere la possibilità di presentarle di persona alcune proposte sull’inclusione e valorizzazione dei cittadini con background migratorio nella nostra regione”, conclude la lettera aggiungendo che si tratta di “una responsabilità civile che consideriamo collettiva, e a tutti i livelli istituzionali e politici”.
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