Il Tribunale di Palmi condanna il “capo e organizzatore della cosca Raso-Gullace-Albanese” ma per i giudici in Liguria non ha sodali
Palmi (RC) – La cosca ligure guidata da Carmelo “Ninetto” Gullace non è mafia.
A dirlo è la sentenza del Tribunale di Palmi sul processo “Alchemia” che assesta al boss del Nord Ovest 18 anni di carcere per 416-bis ma assolve i suoi sodali.
Una decisione poco comprensibile perché nel capo di imputazione che ne ha determinato la condanna si legge che lo stesso Gullace avrebbe avuto un “ruolo direttivo e di comando in quanto è il referente dell’articolazione ‘ndranghetistica di appartenenza in Liguria e in Piemonte”, e che era “deputato, in ragione del suo ruolo, a indire riunioni di ‘ndrangheta”.
C’è qualcosa che non quadra.
A leggere il verdetto pare proprio che per il Tribunale queste riunioni di ‘ndrangheta si facessero senza ‘ndranghetisti, e infatti la sentenza proscioglie i referenti del padrino e quelli che condanna li sanziona per 416 semplice, vale a dire associazione a delinquere ma non di stampo mafioso.
Misteri.
Come un mistero è anche la faccenda delle aziende di parenti e affini che dal processo escono pulite e libere dal sequestro. Ma se appartengono a un contesto legale, perché era un uomo col timbro mafioso a procurare appalti, licenze, concessioni, e a occuparsi del recupero crediti?
Ma c’è di più.
La sentenza di stasera, che smonta l’impianto accusatorio e anni di indagini, si picchia sia con le condanne pesanti del rito abbreviato di “Alchemia”, che ha riconosciuto il 416-bis reggendo anche in appello, sia con i risultati di “Alto Piemonte”, ormai definitivi in Cassazione, dove saltavano fuori i rapporti tra la locale di Cavaglià e il braccio destro e “telefonista” di Gullace. Sì, parliamo di quell’Orlando Sofio cui i giudici di Palmi hanno dato l’associazione semplice.
E non è finita.
Il collegio ha deciso di far cadere tutte le misure di custodia e dunque da oggi anche i boss conclamati sono liberi.
Il deposito delle motivazioni arriverà tra sessanta giorni. Forse a quel punto si capirà perché la corte ha escluso la Liguria dalle colonie delle cosche.
Condanne e assoluzioni
Sono dieci le condanne fissate dai giudici di Palmi in questo primo grado di giudizio, la più alta per Carmelo Gullace che prende 18 anni di carcere per 416-bis, mentre ne toccano 15 a suo fratello, Francesco Gullace, l’ultimo imputato per cui il tribunale ha riconosciuto l’associazione di tipo mafioso.
Nella lista dei condannati seguono poi Orlando Sofio (5 anni e tre mesi), Candeloro Gagliostro (5 anni), Giampaolo Sutto (5 anni), Fortunata Militano (3 anni tre mesi), Marianna Grutteria (3 anni), Demetrio Rossini, Vincenzo D’Amico e Alfredo Beniamino Ammiraglia (tutti a 1 anno e otto mesi).
Per tutti loro i giudici hanno escluso l’associazione mafiosa e le condanne sono arrivate per associazione a delinquere semplice e intestazioni fittizie.
Ventuno sono le assoluzioni.
Il collegio ha assolto Michele Albanese, Elio Gullace, Girolamo Giovinazzo, Francesca e Girolama Politi, Rocco e Rosario Politi, Pantaleone Contartese, Antonino Raso, Giulia Fazzari, Rita Fazzari, Antonio Fameli, Carmelo Gagliostro, Vincenzo Zoccoli, Rocco Filippone, Candeloro Parrello, Salvatore Orlando, Roberto Orlando, Antonio Pronestì, Giuseppe Chiaro, Antonio Galluccio.
Simona Tarzia
Il filmato della lettura della sentenza è un’esclusiva Fivedabliu
© riproduzione riservata
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.