Il silenzio è un alleato. È una forma di solidarietà che non richiede grande impegno ma, anzi, prevede di chiudere un occhio e lasciar andare. Talvolta il vero nome del silenzio è omertà, e chi lo spezza è un rompi scatole che disturba i seduti e “ogni sistema è giustificato per neutralizzarlo”.
Questa che vi proponiamo è la testimonianza di Christian Abbondanza, il blogger antimafia che da 10 anni denuncia inascoltato le connivenze di Gregorio Fogliani.

Sono passati 10 anni da quando, come Casa della Legalità, sollevammo pubblicamente la questione dei FOGLIANI, indicati fin dal 2002 nella Relazione Semestrale della Direzione Investigativa Antimafia come terminale della ‘ndrangheta per riciclare e reinvestire denaro di illecita provenienza
I Fogliani, in rapporto con Pubbliche Amministrazioni ed Enti pubblici, avevano interessi nel settore della ristorazione e dei servizi, così come sul Lido di Albaro, o ancora sul progetto di costruzione di una clinica privata in via Montallegro, Villa Allegra,[1] con il favore dell’Amministrazione comunale di centrosinistra guidata da Marta Vincenzi. Progetto che risultò talmente “viziato” da vedere l’intervento del TAR che annullò l’atto di concessione.
Proprio a causa dei nostri articoli di denuncia, Gregorio Fogliani presentava una querela contro la Casa della Legalità (difesa dall’avvocato Riccardo Di Rella) che veniva archiviata un anno dopo, nel 2010.
Nel marzo 2012, appreso dell’archiviazione e avuta copia del provvedimento del GIP del Tribunale di Genova, lo pubblicammo integralmente online, ponendo quindi una domanda secca:“Quale l’origine della fortuna patrimoniale a Genova dei Fogliani di Taurianova?”. La domanda cadde nel silenzio generale nonostante da altre attività investigative stessero emergendo elementi nitidi sulla “bazzecola” di una Liguria terra di riciclaggio del denaro della ‘ndrangheta, a partire dai potenti DE STEFANO –TEGANO di Reggio Calabria, fino alla cosca MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI di Africo.
Quel decreto del GIP riconosceva correttezza e piena legittimità anche in riferimento alle relazioni di Gregorio FOGLIANI nell’ambito dell’associazione dei calabresi “Città del Sole” di cui era stato fondatore con Salvatore Ottavio Cosma e Francescantonio Anastasio.
Il primo – ora deceduto – era una personalità politica locale del centrosinistra, già in evidente relazione con noti esponenti della cosca Avignone, che era emerso nell’inchiesta “PANDORA” della Guardia di Finanza di Genova per i consolidati rapporti con la famiglia Mamone, con Vincenzo Stefanelli della cosca STEFANELLI-GIOVINAZZO (e coniugato con una Bruzzaniti della nota famiglia di Africo), oltre che con Onofrio Garcea, esponente del ‘locale’ di ‘ndrangheta di Genova legato alla ‘ndrina dei MACRÌ, insediata a Bolzaneto, e alla cosca dei BONAVOTA.
Il secondo, commercialista con incarichi per gestioni di aste e fallimenti dal Tribunale di Genova, era stato denunciato dal ROS per ‘ndrangheta (inchiesta “LEVANTE”) nei primi anni 2000 e poi riemerso per i conflitti interni all’organizzazione ‘ndranghetista della provincia di Genova – come scriveva il GIP di Genova nella Sentenza “MAGLIO 3” – con il capo-locale Domenico “Mimmo” Gangemi.
In parallelo all’archiviazione della querela (2010) e alla pubblicazione del provvedimento sul nostro sito (2012), i Fogliani promuovevano diversi movimenti nell’ambito della ragnatela delle loro imprese controllate.
Ma c’è di più.
Sempre nel 2012, un soggetto che si presentava come una sorta di ambasciatore, portava al nostro legale una proposta: la cancellazione degli articoli sui Fogliani dal sito internet della Casa della Legalità in cambio di una più che consistente “donazione” di denaro.
La risposta fu un secco e ovvio NO!
Rispedita al mittente la proposta, senza lasciare margini a dubbi, Gregorio Fogliani promuoveva una causa civile contro la Casa della Legalità, attraverso i legali dello studio ANASTASIO-PUGLIESE di Roma, gli stessi del “Circolo Antico Tiro a Volo” di Roma, legato all’associazione dei calabresi nel mondo “C3”, ed emerso in diverse inchieste giudiziarie come quelle sulla P4 e quella sul gruppo ANEMONE-BALDUCCI.
L’atto di citazione non venne notificato alla Casa della Legalità e la causa di primo grado i Fogliani se la fecero da soli.
Il Giudice del Tribunale Civile di Genova,Paola CASALE, senza considerare che il decreto di archiviazione della querela di Fogliani lo aveva formulato il GIP su relazione del Pubblico Ministero Terrile, e non la Casa della Legalità, nel 2013 accolse l’istanza di Gregorio Fogliani e di “QUI! GROUP” che chiedevano la cancellazione del contenuto dell’articolo (che in realtà altro non era che il decreto di archiviazione) e un risarcimento per danni cagionati al gruppo imprenditoriale.
Questo ebbe due conseguenze immediate: il pignoramento del conto corrente bancario della Casa della Legalità e la cancellazione attraverso un intervento sul database del sito – fatto assolutamente anomalo – dell’articolo “Quale l’origine della fortuna patrimoniale a Genova dei Fogliani di Taurianova?”.
Un provvedimento assurdo che la Casa della Legalità procedeva immediatamente a impugnare in Appello, promuovendo anche un volantinaggio davanti al MOODY.

Nel 2016, la Corte d’Appello Civile annullerà la Sentenza del Tribunale accogliendo pienamente il ricorso della Casa della Legalità, promosso con l’avvocato Elena Peruzzini, e riconoscendo corretta la pubblicazione dell’articolo.
I Giudici d’Appello affermavano che non solo fosse legittima (e quindi non diffamatoria) la domanda posta nell’articolo, ma che una risposta fosse doverosa da parte dei FOGLIANI anche alla luce dei loro rapporti con la Pubblica Amministrazione. Le motivazioni dei giudici risultavano pesanti: «L’attore [Gregorio Fogliani e “QUI! GROUP SPA”] non avevano provato la non veridicità delle singole circostanze di fatto narrate, ferma restando la non opinabilità delle valutazioni liberamente espresse dagli autori dell’articolo nell’esercizio del diritto di critica»; «l’enfasi dell’articolo non è riposta in false affermazioni, ma nella domanda su quali siano le origini della fortuna patrimoniale a Genova dei FOGLIANI di Taurianova: quale domanda compendia una serie di preoccupazioni derivanti da una concatenazione di fatti, come il fatto che la famiglia Fogliani di Taurianova ha richiamato l’attenzione degli organi investigativi dello Stato ed il fatto che l’unica famiglia FOGLIANI insediata a Genova proveniente da Taurianova, considerata dalla D.I.A. come un terminale locale per operazioni di reinvestimento di denaro di illecita provenienza, è quella di Gregorio FOGLIANI. Questi fatti conferiscono più forza e più enfasi alla domanda, nella quale si compendia il senso dell’articolo in esame, e rendono più urgente l’attesa ed esigenza di una risposta o quantomeno di un chiarimento, che sarebbero dovuti ma che – fino ad ora – non vi sono stati… […] La risposta costituirebbe un atto dovuto per la grande rilevanza sociale della questione derivante dal fatto che numerose società del gruppo FOGLIANI operano con enti pubblici o sono interessate a rilevanti operazioni edilizie ed urbanistiche di interesse pubblico, che comportano anche rapporti coi pubblici amministratori». Ancora «Le singole circostanze di fatto – come afferma il P.M. nella richiesta di archiviazione – non hanno contenuto offensivo, ma la loro concatenazione stringe d’assedio il FOGLIANI, sollevando degli inquietanti interrogativi sulla sua persona e sulla sua attività imprenditoriale».
Se il silenzio che faceva da cappa alle vicende dei FOGLIANI si era già dimostrato pesante, risultava alquanto inquietante dopo un tale pronunciamento dei Giudici.
Dopo il pronunciamento della Corte d’Appello – caduto direttamente nell’oblio – Fogliani e “QUI! GROUP” presentavano un ricorso in Cassazione (l’udienza si è svolta nell’aprile scorso, con il pronunciamento della Procura Generale che ha chiesto di respingere il ricorso dei FOGLIANI) e, allo stesso tempo, cominciavano a mutare freneticamente gli assetti societari, con svuotamenti di imprese, con società di nuova costituzione o cambi di cariche tra i soci.
Un’operazione che, dal 2013 fino al fallimento del 2018, non ha conosciuto soste
Per occuparsi dell’ormai improponibile mercato dei ticket restaurant, ad esempio, entrava in scena la società “PIÙ BUONO” (“QUI! TICKET”) attraverso un nuovo marchio acquisito (“TICKET GEMEAZ”), così da far apparire una differenza nella gestione aziendale che in realtà non c’era. E’ con questa società che i Fogliani perseguivano l’obiettivo di (ri)conquistare la convenzione CONSIP visto che con “QUI GROUP SPA” la centrale acquisti nazionale della PA aveva interrotto il rapporto.
Un’operazione di svuotamento che si mette in moto subito dopo che, nell’ambito giudiziario, si evidenziavano pronunciamenti pesanti in riferimento ai Fogliani, quasi che quelle attenzioni sollevate dalla Casa della Legalità, seppur soffocate dal silenzio generale, facessero temere ai Fogliani (e chi con loro) che potesse scaturire qualcosa di più serio e pesante di una fastidiosa “cattiva pubblicità”.
Eppure, a svuotamento delle società già iniziato, FOGLIANI pubblicamente continuava a parlare con toni trionfalistici e nel 2014 annunciava, con Pier Luigi Simonetta e la “PAYBAY” (altra società fallita della galassia FOGLIANI), «l’acquisizione del ramo d’azienda carte prepagate e conti di moneta elettronica di Cassa Centrale Raiffeisen dell’Alto Adige», dopo aver ottenuto il via libera dalla BANCA D’ITALIA per questo suo ingresso nel settore.
Nessuno nota che l’istituto bancario di Bolzano in questione fa capo alla “RAIFFEISEN” austriaca già oggetto di significativi provvedimenti per l’assenza di controlli antiriciclaggio e che emergeva per essere strumento del riciclaggio del denaro sporco proveniente dalla Russia (territorio dove, coincidenza vuole, la ‘ndrangheta ha da tempo posto profonde radici anche attraverso matrimoni).

La galassia dei Fogliani, partita dal nulla e passata per le società con i MAGAZZU (nell’ambito dello spettacolo e della ristorazione), e dove venivano chiamati a operare i figli di alcuni politici – che gestivano società pubbliche da cui il gruppo aveva concessioni/appalti -, ex amministratori pubblici, ed ex sindacalisti, procedeva con lo spostare capitali da una società all’altra e soprattutto nelle tasche dei Fogliani. Si spingeva in Brasile e oltre. Passaggi di personale, operazioni e rapporti tra un’impresa e l’altra come se fosse una sola entità. Si svuotavano le casse delle società ma si consolidava il patrimonio di famiglia per immobili e spese personali. Intorno tutti applaudivano con Gregorio Fogliani che sfoggiava le stellette del “rating di legalità” e pubblicava (nel 2017) sul sito internet ufficiale del “QUI GRUOP” anche il logo della Direzione Investigativa Antimafia – DIA -, presentandosi quale loro “fornitore” quando invece non lo era!
E in effetti il logo presto sparirà dalla home page…
Ora scattano gli arresti (anche di quel Rodolfo Ciriaco della società “TECNOGEST SERVICE srl” che era emersa nell’ambito dell’indagine contro la ‘ndrangheta della Lombardia denominata “INFINITO”) e i sequestri di beni per 80 milioni di euro (ed è solo l’inizio).
Buona parte dell’ambito politico ancora tace davanti a questo “dettaglio”, mentre alcuni invece si autoproclamano “promotori” di questa pulizia.
Peccato che questi ultimi siano rimasti in silenzio fino al crack, quando ormai il fallimento era sotto gli occhi di tutti, anche dell’autorità giudiziaria.
Se la politica e la pubblica amministrazione, così come i sindacati, si fossero svegliati prima delle manette forse i danni ai lavoratori, agli Enti pubblici e agli esercenti sarebbero stati ben minori o forse, chissà, si sarebbero evitati del tutto.
Invece si sono mostrati tutti distratti. Chi continuava ad essere amico di questa banda e chi indifferente e acquiescente pur sapendo.
Oltre a quanto pubblicato online come Casa della Legalità, infatti, molteplici elementi sui Fogliani li si era forniti anche in audizione davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia nel 2014, ma anche lì tutto fu consegnato al silenzio. Un silenzio che anche da parte del M5S è stato assoluto, interrotto solo dopo il fallimento da centinaia e centinaia di milioni delle imprese della galassia Fogliani… ma siamo già al 2019.
Christian Abbondanza
Nota:
[1]Insieme all’architetto Alex Alì Carlo Amirfeiz dell’ASPERA GROUP, ex genero del parlamentare di Forza Italia e già Presidente di Regione Liguria, Sandro Biasotti.
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Blogger antimafia che da anni si preoccupa di denunciare nomi e cognomi e connivenze della ‘ndrangheta in Liguria. È il presidente della Casa della Legalità ONLUS, un occhio aperto sulla criminalità, le mafie, i reati ambientali e le complicità della Pubblica Amministrazione.