In Italia si sente parlare troppo spesso di donne vittime di violenze, di casi di omofobia e di ragazzi perseguitati dal bullismo. Fenomeni distanti tra loro ma che sono legati da un unico filo invisibile che racchiude in sé una delle violazioni dei diritti umani più grave: la discriminazione.
Ma cosa ne pensano i nostri connazionali dell’incidenza di questi fenomeni in Italia e nel mondo?
Per rispondere a questa domanda, Amnesty International presenta l’inedita indagine “Gli Italiani e le discriminazioni”, realizzata in collaborazione con Doxa. Lo studio, realizzato su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta (18-70 anni), è stato presentato oggi dall’Organizzazione che dà così il via alla campagna di raccolta fondi con il 5×1000.
La violenza di genere
I dati emersi non sono incoraggianti. Infatti, per 6 Italiani su 10 la violenza sulle donne è aumentata in questi ultimi anni e sempre più spesso si sentono notizie in cui si parla di femminicidio.
A pensarla così, sono quasi 7 donne su 10, contro il 50% degli uomini. C’è poi un restante 40% di Italiani per i quali il fenomeno è rimasto invariato, ma che credono che se ne parli di più su media e social media (anche in questo caso, a minimizzare il problema sono gli uomini, risponde così il 47% contro il 30% delle donne).
Una donna su quattro subisce molestie o minacce online. Internet, e i social media in particolare, sono uno spazio cruciale in cui le donne e altri gruppi emarginati possono esprimersi e far sentire la propria voce. Tuttavia sono diventati anche uno spazio in cui le donne sono facilmente oggetto di critiche perché esprimono le proprie opinioni.
Gli atti di abuso e violenza contro le donne perpetrati online sono un continuum della violenza di genere offline.
Le donne blogger, giornaliste e politiche, così come tutte le donne che usano i social media per uso personale, sono regolarmente soggette a violenze e abusi online, che negano loro il diritto di utilizzare le piattaforme social in modo equo, libero e senza paura.
Per definire le dimensioni di un fenomeno sempre più preoccupante, Amnesty International ha promosso nel 2017 l’indagine “#TOXICTWITTER – Violence and abuse against women online”, che ha coinvolto circa 4 mila donne di età compresa tra i 18 e i 55 anni in 8 Paesi: Danimarca, Italia, Nuova Zelanda, Polonia, Regno Unito, Spagna, Svezia, e Stati Uniti d’America. Di seguito, alcuni dei risultati principali.
Un quarto delle donne intervistate (23%) ha risposto di aver subito molestie o minacce online almeno una volta (dal 16% dell’Italia al 33% degli USA). Particolarmente allarmante il dato del 41% delle donne che in almeno un’occasione ha avuto paura per la propria incolumità fisica.
Anche se la ricerca si concentra soprattutto su Twitter e Facebook, Twitter è la piattaforma online su cui le donne hanno dichiarato di aver sperimentato di più violenza e offese.
Il bullismo
In crescita, secondo 7 Italiani su 10, anche il bullismo.
Addirittura, quasi la metà degli intervistati (45%) pensa che si sia verificato un incremento del fenomeno proprio a causa della grande cassa di risonanza fornita dai social media. Inoltre, un ulteriore 26% crede che la crescita sia dovuta al costante clima di incitamento all’odio e alla discriminazione presente sui media.
Per 1 Italiano su 4, invece, il bullismo è sempre stato presente e non ci sono differenze sostanziali rispetto al passato, se non un incremento delle denunce.
L’omofobia
La legge che istituisce le unioni civili per le coppie formate da persone dello stesso sesso, approvata a maggio 2016, è considerata come un passo di civiltà da 1 Italiano su 2, che vede un reale cambiamento nei diritti delle persone omosessuali negli ultimi anni.
L’86% degli Italiani pensa che le persone omosessuali debbano avere gli stessi diritti degli altri, dato in aumento rispetto al 72% di una ricerca pubblicata nel 2016 Rapporto ILGA (The International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association), sviluppato tra dicembre 2015 e gennaio 2016 e pubblicato a ottobre 2016. Ma per le coppie omosessuali c’è ancora tanto da fare e questo viene confermato da 1 Italiano su 5 per cui, nonostante i progressi fatti, le coppie omosessuali sono ancora vittime di omofobia.
“Le discriminazioni, in ogni loro forma, sono ancora oggi all’ordine del giorno e sappiamo che c’è ancora tanto da fare” – Dichiara Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – “La nostra organizzazione si impegna quotidianamente per contrastare questi fenomeni, sensibilizzando l’opinione pubblica e le istituzioni e creando progetti specifici. I risultati della nostre azioni iniziano a vedersi e questo viene confermato dall’indagine Doxa, in cui emerge una maggiore consapevolezza dei nostri connazionali che vedono un cambiamento o, quanto meno, si iniziano a rendere conto del problema”.
I dati
Valutazioni e sensazioni confermate dai preoccupanti dati sulle discriminazioni in Italia: nel 2017, dei 355 omicidi commessi, 140 sono femminicidi (Dati del Ministero dell’Interno relativi alla sicurezza in Italia nel 2017). Sebbene il numero degli omicidi commessi nell’ultimo anno sia diminuito dell’11% dal 2016, e del 25% negli ultimi 4 anni, il numero dei femminicidi è rimasto invariato.
Ma le donne non sono le uniche a subire discriminazioni.
Il 40,3% delle persone LGBT, infatti, afferma di essere stato discriminato nel corso della vita, il 24% a scuola o in università mentre il 22% sul posto di lavoro (Relazione luglio 2017 della Commissione Parlamentare Jo Cox sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio). In molti casi, discriminazioni e violazioni dei diritti umani avvengono già tra i ragazzi.
In Italia, un ragazzo o una ragazza su 2, tra gli 11 e i 17 anni, ha subito episodi di bullismo e circa il 20% ne è vittima assidua, cioè subisce prepotenze più volte al mese (Indagine ISTAT 2015 “Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi”).
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