Medici Senza Frontiere: il cessate il fuoco nel Ghouta orientale non è mai partito

Nella speranza di potervi dare notizie di prima mano dalla Siria, contribuiamo divulgando le informazioni che ci arrivano da MSF.

Ci è appena arrivata una drammatica video-testimonianza da un ospedale materno-infantile colpito nei recenti bombardamenti nella Ghouta orientale. Ad inviarcelo sono stati i medici che lavorano nella struttura, supportata da MSF dal 2014. Il video mostra l’ospedale prima, quando vi nascevano i bambini, e dopo l’attacco, con gli ambienti distrutti, dall’ingresso alle sale per i pazienti. Al momento la struttura non è più funzionante.

Di fatto il cessate il fuoco nella Ghouta orientale non è mai partito, attacchi e bombardamenti continuano, ed è salito a 4050 il numero dei feriti e a 770  quello dei morti, dal 18 al 27 febbraio. Tra loro, molti sono donne e bambini. Questi dati arrivano da 10 strutture a cui MSF garantisce un supporto regolare e altre 10 a cui l’organizzazione sta fornendo materiali medicali di emergenza. Ma si tratta di una sottostima perché alcuni centri hanno bisogno di tempo per inviare i dati e perché nell’area ci sono anche altre strutture, non supportate da MSF, che hanno assistito feriti di cui non abbiamo i numeri.

15 tra le 20 strutture mediche supportate da MSF nell’area sono state danneggiate o distrutte. Tra i medici che supportiamo, 3 sono rimasti uccisi e 8 feriti dal 18 febbraio. I medici ancora attivi sono completamente allo stremo.
In questa situazione ancora grave e drammatica, MSF rinnova con forza il suo appello per un immediato cessate-il-fuoco. In particolare, MSF chiede a tutte le parti in conflitto di:
–  fermare gli attacchi e i bombardamenti per consentire una riorganizzazione della risposta medica;  consentire l’evacuazione medica dei pazienti più gravi;
– consentire a organizzazioni medico-umanitarie indipendenti di entrare nell’area per fornire assistenza diretta;
– garantire una massiccia fornitura di farmaci e materiali medici salvavita;
– garantire prima, durante e dopo ogni pausa nei combattimenti che le aree civili su entrambi i fronti, incluse le strutture mediche, non vengano colpite.

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