Genova – Era stato proprio Paolo Putti il primo a uscire dal M5S, a ottobre 2016. Lui, grillino della prima ora e candidato sindaco nel 2012, che era convinto che qualcosa di buono a Genova il Movimento potesse farla. Poi è sopraggiunta la spirale di follia, i deliri di onnipotenza di chi smette di ascoltare il territorio e mette alla gogna chiunque sia dotato di un minimo pensiero critico.
“Il dato evidente è quello di una stretta assolutistica e di controllo totale all’interno del Movimento – ci racconta Paolo Putti, oggi capogruppo in Consiglio Comunale di Effetto Genova – quella stretta dalla quale io sono scappato e tanti altri con me”.
Il gruppo consiliare M5S, in effetti, è ridotto a un solo componente, Andrea Boccaccio.
“Stava diventando qualcosa di assolutamente contrario a tutto quello in cui crediamo – continua Putti – sia eticamente che dal punto di vista della libertà di espressione, della partecipazione, della cura della comunità. Io guardo a questo lato e mi fa molta paura”.
In effetti BeppeDio non è solo in questa ebrezza fanatica.
Dopo l’ostracismo di Marika Cassimatis e il ritiro del santo simbolo, pare che nel Movimento si sia persa la bussola.
Forse che, in realtà, le scelte kamikaze alla vigilia delle amministrative sono la spia che Grillo non voglia arrivare a governare un Comune così in difficoltà come quello di Genova?
Di certo nel Movimento oggi restano gli adepti più fanatici, dediti all’adorazione, dogmatici che perseguono le volontà unilaterali del capo senza troppe domande.
Cosa succederà dunque, a Genova?
È possibile che l’ex vincitrice delle comunarie e i suoi sostenitori confluiscano in Effetto Genova?
Si costituirà effettivamente un Quarto Polo tra Effetto Genova, Genova in Comune, il fronte dei nuovi fuoriusciti pentastellati, cittadinanza attiva, comitati, associazioni, antagonisti?
Il dialogo con la città è aperto, “stiamo cercando di capire se si riescono a esprimere persone competenti e con una visione nuova della città, che abbiano voglia di accettare questa scommessa e di affrontarla” conclude Paolo Putti e su una sua possibile candidatura si schernisce: “Io credo di avere dei limiti e in questo momento non vorrei farlo”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.
Basta leggere questo estratto della dichiarazione ufficiale scritta dai protagonisti per farsi un’idea: ..”Cinque anni fa abbiamo digerito la presenza di un leader auto nominato perché professava che lui era solo un megafono a disposizione di noi attivisti. Che era uno strumento nelle nostre mani che poi si sarebbe messo da parte”. Da queste parole si evince che a questi Grillo non è mai piaciuto, e non ha mai avuto il loro rispetto, peró hanno cercato di sfruttare il consenso generato dal M5S per i propri interessi. L’altro giorno c’è stata una sana resa dei conti. A Genova è risaputo che la Cassimatis fa dichiaratamente parte della banda di Putti e Pizzarotti. E’ stata votata con il chiaro intento di arrecare danno al M5S originale.
Già che ci siamo, mi disturba notevolmente vedere gente come Paolo Putti che, lasciato il M5S per sua libera scelta, va in giro a fare lo splendido con un altro partito “Effetto Cadrega” grazie anche al mio voto.