Satana, Sanremo e la coda del diavolo

Ho rischiato di andare oltre.
Tutto concentrato su Sanremo, San Valentino, San Faustino, San Giuliana di Nicomedia – vergine e martire, eppure patrona delle partorienti, (misteri della fede) – mi è quasi capitato di dimenticarmene. E che tutto, nonostante le buone intenzioni, finisse in vacca. Fortunatamente sono incappato nel post di Giordano BrunoStefano Kovac, presidente dell’Arci di Genova in cui annotava:  “La libertà di pensiero è più forte della tracotanza del potere. Giordano Bruno messo al rogo a Campo dei fiori il 17 febbraio 2017”.
E, insomma, non me ne vogliano i cultori dei santi, e tantomeno quelli delle immaginette, ma Giordano Bruno, filosofo campano, copernicano in un mondo di aristotelici che si rifacevano al modello tolemaico e poi segnalato e processato e giustiziato come eretico, messo al rogo dall’inquisizione, mi è sembrata la figura adatta per questa settimana.  Con quella sua massima e la sua teoria e il suo lavoro inteso a rivalutare il “De rivolutionibus” in un’epoca in cui fra terrapiattismo, rettiliani, scie chimiche, no vax, rapporti e patti dei potenti con gli alieni rischiamo di perderci. E con una massima “La libertà di pensiero è più forte della tracotanza del potere” che per rettiliani, terrapiattisti e no vax sembrerebbe scritta su misura. Si spiega su l’Opinabile, in un articolo dedicato ai terrapiattisti “Ma oggi a un terrapiattista, a un uomo, non interessa più tanto quale sia la verità, gli interessa avere “apertura mentale”. Un’idea di libertà tanto radicale, in un certo senso, che si esime dalla verità. Libertà di credere il falso, in fondo, in nome del diritto alla ricerca della felicità.
Un atto d’accusa indirizzato all’illuminismo scientista radicale, che pretende di liberare l’uomo con la verità. Credersi vittime di un complotto significa inserirsi in una storia, nella Storia, ci dà senso come i personaggi di un romanzo. Mentre la verità scientifica è che non abbiamo senso, che non siamo in nessuna storia, percorso”.

E per questo temo che  di fronte alla carenza o al rifiuto di informazioni storiche anche la frase di Giordano Bruno possa venire strumentalizzata.

Conte, SalviniChe poi, comunque, tutto sembra cadere a fagiolo. Nel senso che ricordare Giordano Bruno, messo al rogo 419 anni fa dall’inquisizione mentre viene processata Virginia Raffaele reduce dal festival per la sua esibizione satanica, con tanto di dichiarazioni di Salvini e di corsi del Miur di esorcismo poi repentinamente ritirati non può affatto essere interpretato come casuale. I suoi primi problemi, del resto, risalgono ai dubbi sulla dottrina trinitaria, in cui non distingue fra padre, figlio e spirito santo sostenendo che sarebbero tre emanazioni di Dio. Come dire, riportando il tutto ai tempi nostri con similitudine alla santissima trinità, che il premier Conte e il suo vice Di Maio altro non sarebbero che tre emanazioni di Salvini.

Con variazioni sul tema, da Sanremo in avanti, che sembrerebbero tanto far presagire quel ritorno al Medioevo e alle sue dottrine contro le quali si  era battuto proprio Giordano Bruno. Come se satana, dopo Sanremo avesse deciso di metterci la coda del diavolo. In cauda venenum.

Alessandro MorelliLa proposta di legge firmata da Alessandro Morelli presidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera e fino allo scorso anno direttore di Radio Padania lascia sicuramente interdetti. Nel testo, che riporta le firme anche dei deputati Maccanti, Capitanio, Cecchetti, Donina, Fogliani, Giacometti, Tombolato e Zordan, dal titolo “disposizioni in materia di programmazione radiofonica della produzione musicale italiana”, si chiede, come si legge nell’articolo 2, che “le emittenti radiofoniche, nazionali e private” debbano riservare “almeno un terzo della loro programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana, opera di autori e di artisti italiani e incisa e prodotta in Italia, distribuita in maniera omogenea durante le 24 ore di programmazione”.
Inoltre una quota “pari almeno al 10 per cento della programmazione giornaliera della produzione musicale italiana è riservata alle produzioni degli artisti emergenti”.
Si stabilisce, inoltre che anche che “la vigilanza sull’applicazione della presente legge è affidata all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni” e che “in aggiunta a quanto espressamente previsto dalla normativa vigente, l’Autorità, a fronte della reiterata inosservanza delle disposizioni di cui alla presente legge, può in ultima distanza disporre la sospensione dell’attività radiofonica da un minimo di otto a un massimo di trenta giorni”. Una proposta che richiama altri esempi in Europa, come il sistema delle “quote”, già impiegato da molto tempo in Francia, dove dal 1994, con l’approvazione della legge Toubon sull’uso e la promozione della lingua francese in tutti i contesti, le radio transalpine si sono trovate obbligate a trasmettere musica francese per una quota pari almeno al 40 per cento della programmazione giornaliera. Motivo per cui inneggiare alla libertà di pensiero di Giordano Bruno potrebbe forse risultare davvero rivoluzionario. L’attacco agli antisovranisti al grido di “E’ finita la pacchia” e “Prima gli italiani” passa anche attraverso queste proposte di legge che potrebbero sembrare una macchietta ma che in realtà cavalcano propositi di restaurazione.

Evidente contraddizione anche questa presa di posizione fra le due anime del governo verde/oro. Quella leghista e quella pentestellata. Dove fra ironia sui bidet, su Macron, sui gilet gialli, su ambasciatori fatti rientrare e poi ritornati in Italia, a questo punto il nazionalismo sulle canzonette potrebbe, forse, diventare un futuribile punto di incontro.

Davide Lentini, giornalista genovese in forza a R101 non si lascia scappare l’occasione per fare un po’ di satira “Nuova proposta di legge Lega/5stelle dopo quella sulla musica in radio: contro l’invasione dei locali etnici ogni due piatti ordinati i ristoranti cinesi, indiani thai e quelli di sushi dovranno servirne uno della cucina italiana. Se ordini involtini primavera ad uramaki al salmone saranno obbligati a portarti una cacio e pepe. Basta con queste lobby del riso cantonese”.
Si scherza.

Mentre all’orizzonte, proprio in giornata, si prospetta il voto sulla piattaforma Rousseau per decidere come comportarsi circa la richiesta circa la richiesta del Tribunale dei ministri di processare il ministro dell’Interno Matteo Salvini con l’accusa di aver “sequestrato” per giorni su una nave militare 117 migranti.

Prova da cui potrebbe scaturire una eventuale crisi di governo. Del resto anche fra i parlamentari CinqueStelle esistono posizioni  in controtendenza. E, per dirla tutta, il sistema di voto on line dei pentastellati avrebbe lasciato molte perplessità anche sull’imputato.

Claudio BaglioniCome poi volersi giustificare… il nostro elettorato che è sovrano ha deciso così, noi siamo loro rappresentanti e dobbiamo attenerci. Anche se torna alla mente lo scherzetto di Beppe Grillo a Marika Cassimatis a favore di Luca Pirondini. Ma erano altri tempi e Beppe Grillo aveva un altro potere.

E, come se non bastasse anche all’interno del movimento c’è maretta persino sulla formula della domanda.
Scrive Globalist “Polverone per confondere. Il tutto con un quesito farsa e una illustrazione fatta appositamente per salvare Salvini e mantenere le poltrone che i miracolati del governo hanno avuto dalla sorte dopo un evento irripetibile.

“Dobbiamo votare No per sostenere il Sì?”.
E’ questa la scritta in grande su sfondo rosso accompagnata da un emoticon che imita l’urlo di Munch scelta dalla senatrice M5S Paola Nugnes per commentare la formulazione del quesito con la quale gli iscritti del Movimento dovranno pronunciarsi oggi sul caso della nave Diciotti. La parlamentare già nei giorni scorsi aveva criticato la decisione dei vertici pentastellati di affidare al voto sulla piattaforma Rousseau il compito di decidere sul da farsi circa la richiesta del Tribunale dei ministri di processare il ministro dell’Interno Matteo Salvini con l’accusa di aver “sequestrato” per giorni su una nave militare 117 migranti. Non sono temi sui quali si possa ricorrere al voto online aveva detto”.

Tra libero pensiero e tracotanza del potere. Sotto varie forme e diversi aspetti. Con satana che, dopo l’evocazione della Raffaele colpevole di aver fatto sobbalzare sulla sedia Salvini, tra facezie di canzonette e problemi più importanti che potrebbero avviarci verso una crisi, sembrerebbe averci preso gusto a metterci la coda.

Giona

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.

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