Genova e i morti d’amianto: storia di una battaglia operaia

Genova – Presentato ieri all’auditorium del Teatro Carlo Felice, davanti a una folla di familiari e colleghi delle vittime, “La strage silenziosa. Genova e i morti d’amianto, storia di una battaglia operaia” è il libro-documento di Marco Grasso e Marcello Zinola che racconta la lunga battaglia degli operai e della Camera del Lavoro di Genova per ridare dignità a quanti hanno subito l’inchiesta della magistratura, durata quasi dieci anni, che ha inquisito le vittime e non chi, i morti d’amianto, li aveva sulla coscienza.

Tutto ha inizio nel 2008, con la denuncia dell’ex dipendente di un piccolo patronato autonomo, che parla di un sistema di mazzette per ottenere il riconoscimento dei benefici previdenziali legati all’esposizione all’amianto. Da qui partono gli avvisi di garanzia per truffa ai danni dello stato nei confronti di 1.400 dipendenti in pensione delle principali realtà produttive genovesi, ILVA e Ansaldo Energia, la revoca di centinaia di pensioni e di migliaia di certificazioni di esposizione.
Tanti di questi operai sono morti di mesotelioma pleurico mentre l’inchiesta era in corso.

La vicenda giudiziaria si concluderà con un nulla di fatto ma per ristabilire i diritti dei lavoratori e ribaltare l’idea che se non eri morto eri sicuramente un truffatore, ci vorranno anni di manifestazioni – più di 50 tra scioperi e cortei, e l’occupazione delle sedi INPS e INAIL – e un esposto alla Procura firmato da Ivano Bosco per la CGIL e da Bruno Manganaro per la FIOM.

“I numeri di Genova sono impressionanti: con solo il 3% della popolazione attiva, l’incidenza dell’amianto è del 15%”

“Dal 1994, data di istituzione del Registro dei mesoteliomi, in Liguria hanno perso la vita 3.000 lavoratori”

“Genova è un caso fuori dalla norma. Mentre in Italia erano riconosciuti i danni da esposizione e partivano le inchieste sulle eventuali responsabilità, qui sono finiti sotto indagine i lavoratori”

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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