“Pensa di essere stato esposto all’amianto?”. L’incredibile questionario recapitato ai Vigili del Fuoco del Morandi

Bergamo – Incredibile ma vero.
In questi giorni gli USAR dei Vigili del fuoco, la squadra specializzata in crolli e soccorso in ambiente urbano, si sono visti consegnare un questionario sanitario, legato all’intervento per il ponte Morandi, che chiede una sorta di autocertificazione per l’esposizione all’asbesto.

Nel modello, inviato al Comando provinciale di Bergamo, si legge: “Pensa di essere stato esposto anche in maniera occasionale, durante le operazioni di soccorso, a materiale contenente asbesto?” .

“Questo modulo è un’offesa. È un’autocertificaziobne di qualcosa che io non posso certificare. Se mi rifiuto di compilarlo cosa succede? Direte che non c’è amianto a Genova?”.
Una denuncia che pesa quella di Costantino Saporito, del Coordinamento Nazionale USB dei Vigili del Fuoco, pesa sulla salute di chi ha portato soccorso nei giorni del crollo, sulla salute dei cittadini che non sanno quello che hanno respirato e che continuano a respirare, ma soprattutto sulle responsabilità di chi dovrebbe fare i controlli.
E infatti Saporito continua il suo sfogo puntando il dito contro ARPAL: “A cosa serve l’ARPAL se io devo autocertificare? E poi lo chiedono agli USAR? Loro sono quelli che si sono infilati nei cunicoli, che hanno salvato le persone… E mentre salvo le persone ho tempo di guardare se c’è l’amianto?”.
Viviamo in un enorme baraccone, “e chi se ne frega di quello che succederà ai Vigili del Fuoco, tanto il periodo di incubazione per il mesotelioma è circa trent’anni”.

Anche la faccenda del ritardo nei tempi di risposta di ARPAL è quantomeno equivoca: la procedura di campionatura e analisi per individuare la presenza di amianto richiede 8 ore e, invece, “aspettiamo da 4 settimane i risultati delle indagini di ARPAL” conferma Saporito che poi sbotta: “C’è un’omissione di questi risultati. Qua si parla di salute pubblica e c’è una vera e propria omissione da parte di ARPAL. Questa è la verità. Nessuno lo vuole dire quanto è pericolosa quella zona”.

Questo è il riassunto del Paese in cui viviamo.

Simona Tarzia

 

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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