Vent’anni di Harry Potter, Regazzoni: “Voldemort e i Mangiamorte simboli dell’ascesa del nazismo in Europa”

A vent’anni dall’uscita in Italia di Harry Potter e la pietra filosofale, una chiacchierata con Simone Regazzoni sulla filosofia del fantasy più famoso dopo Il Signore degli anelli

“Harry Potter ha una complessità simbolica, stilistica e di costruzione del mondo che lo mette alla pari con grandi classici contemporanei”.
Ci spiazza subito, il pop filosofo Simone Regazzoni, mostrandoci un lato del maghetto di Hogwarts che di solito non prendiamo in considerazione, e continua: Un’opera di straordinaria complessità che sa interpretare al meglio il proprio tempo. La letteratura, oggi, sa intercettare la realtà più di quanto non facciano i saggi filosofici”.

Una saga, quella di Joanne Rowling, che non è soltanto letteratura per ragazzi ma che si occupa di etica. Ci spiega Regazzoni: “Già Fredric Jameson disse che il fantasy si occupa fondamentalmente di etica, con la messa in scena della contrapposizione tra il bene e il male. Ecco, la Rowling complica ancora le cose”.

 Come? Vi chiederete voi. E, soprattutto, cosa c’entra la filosofia morale con Harry Potter?
“La saga si occupa di tematiche etico politiche che sono all’ordine del giorno” , commenta ancora Regazzoni che poi chiarisce : “Tutta l’ascesa del male, dei Mangiamorte con Voldemort, è ricalcata sull’ascesa del nazismo in Europa. La distinzione tra maghi purosangue, mezzosangue e babbani, lo dichiara la stessa Rowling, è rifatta a partire dalle Leggi di Norimberga”.

La letteratura è uno strumento che permette di comprendere più a fondo i campi dell’esperienza, che ci aiuta a maturare un’identità personale all’interno del contesto sociale, che ci fornisce modelli etici.
Harry Potter è il romanzo-mondo su cui si sono formati milioni di giovani lettori e il suo valore pedagogico è innegabile.
“La frase di Silente sulla capacità etica basta da sola” ricorda Regazzoni e cita: “La capacità etica sta nella possibilità di scegliere, tra ciò che è giusto e ciò che è facile”. Poi conclude: “In certi momenti bisogna fare qualcosa di più, provare a fare la cosa giusta. È la cosa a cui siamo chiamati di fronte alle sfide terribili come è stata in passato quella del nazismo, e nel nostro tempo quella dell’esclusione dell’altro”.

Simona Tarzia

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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