La salute non è uguale per tutti. Le differenze di mortalità in base al livello di istruzione

L’ingiustizia sociale uccide su vasta scala. Questo vale a livello globale ma non solo.
Vi siete mai chiesti, ad esempio, quanto incida sulla vostra salute il titolo di studio?
Se non lo avete fatto state tranquilli, ci ha pensato l’ISTAT, l’Istituto nazionale di statistica, che presenta quest’anno per la prima volta l’indagine sulle diseguaglianze nella mortalità rispetto al livello di istruzione.

Il rapporto dell’ISTAT, riferito al periodo 2012-2014, rileva che a un titolo di studio più elevato corrisponde, mediamente, uno stato di salute migliore rispetto al resto della popolazione e, dunque, un tasso inferiore di mortalità.

Questa correlazione sarebbe persino ingenua se non fosse che le politiche, ignorando i dati epidemiologici vuoi per incuria o per malafede, trasformano tali diseguaglianze in fenomeni naturali.
Spesso, infatti, non si pone nella giusta attenzione il legame che porta a queste conclusioni: la combinazione tossica determinata dalle carenze nelle politiche sociali e dalle condizioni di vita che ne conseguono.
Gli individui con un basso livello scolare hanno stili di vita che influiscono negativamente sullo stato generale di salute non solo per ignoranza ma perché occupano un gradino inferiore della scala sociale e non possono permettersi visite specialistiche e diagnosi precoci, o sono maggiormente esposti ai rischi ambientali anche legati all’esperienza lavorativa.

Un esempio concreto: nella popolazione fra i 25 e gli 89 anni, si riscontra una mortalità per gli uomini che hanno conseguito al massimo la licenza elementare di 137,4 decessi ogni 10.000 residenti. Un tasso maggiore di 1,6 volte rispetto a quello dei coetanei laureati, cioè 88,1 ogni 10.000.
La distanza è più contenuta per le donne dove il tasso di mortalità è pari a 77 decessi ogni 10.000 donne con titolo di studio basso, ed è maggiore di 1,3 volte rispetto a quelle con titolo di studio alto (57,1 decessi per 10.000 laureate).
Un andamento che l’ISTAT riscontra per quasi tutte le cause di morte e che è particolarmente alto per la cirrosi e l’epatite cronica.

Non solo. La popolazione con basso titolo di studio è colpita in misura più rilevante da patologie cronico-degenerative.
Fra quanti hanno una licenza di scuola elementare o nessun titolo di studio, il 40,6% è affetto da almeno una malattia cronica grave, contro il 9,8% dei laureati e diplomati. L’andamento viene confermato anche tra le persone multicroniche e con limitazioni funzionali.
Anche i valori dell’indice di stato fisico e dell’indice di stato psicologico diminuiscono al decrescere del livello di istruzione e il divario aumenta con l’aumentare dell’età, in modo più accentuato per l’indice di stato fisico che per quello psicologico.

Non sarà che, in barba ai tanto sventolati fattori genetici, è la struttura di base della società stessa che non aiuta a superare le diseguaglianze nella salute? A questo proposito vi lascio con una frase del patologo tedesco Rudolf Virchow: “La medicina è una scienza sociale e la politica non è altro che medicina su larga scala”. 

Simona Tarzia

Scarica qui le tavole del Rapporto ISTAT 2017:
Tavole per cause di morte e titolo di studio

AGGIORNAMENTO

Scarica qui mappe e tabelle pubblicate a marzo 2019 dall’ISTAT in collaborazione con INMP:
Mappe e tabelle di mortalità per livello di istruzione
Scarica qui l’Atlante pubblicato a marzo 2019 in versione full text:
“Atlante italiano delle disuguaglianze di mortalità per livello di istruzione”

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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