Mimmo Lombezzi e Mario Molinari raccontano una storia di ordinaria ‘ndrangheta

“Ci proponiamo di raccontare la storia dell’unico imprenditore che in Liguria si sia opposto alla ‘ndrangheta con un documento che narri per esteso le minacce di morte, i dispetti e i danneggiamenti subiti da Rolando nel corso degli ultimi trent’anni”.
A raccontare di questa tragedia costruita intorno alle attese, sono Mimmo Lombezzi e Mario Molinari, autori del documentario indipendente su Rolando Fazzari, Rolando, un padre contro la ‘ndrangheta”, proiettato ieri sera a Genova, al Teatro Altrove.
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Il corto accompagna gli spettatori in un mondo che è una metafora degradata della famiglia, dove conta solo chi è più forte, chi fa la voce grossa. Un mondo dove chi denuncia e non si sottomette al volere della cosca è un “buffone”, un “pisciaturo”.
Dove gli insulti ti guardano dai muri che hanno visto morire tuo figlio, sotto una frana sospetta: “Ho scavato e ho cercato mio figlio. Gli ho aperto la bocca e ho cominciato a buttare il mio respiro nel suo corpo. Mentre cercavo ancora di liberarlo, perché il suo corpo era tutto incastrato, ha reclinato la testa così. Sono rimasto abbracciato a mio figlio finché non sono arrivati i vigili del fuoco”.
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Rolando Fazzari è un uomo che di quel mondo riesce a smascherare la vera natura, ponendo a noi la responsabilità di una scelta.
In questa allucinazione la politica non si presenta, o resta in disparte a osservare. Forse perché da troppo tempo non sa più chi è, e tutto le casca addosso perché tutto è già tragicamente avvenuto.

Simona Tarzia

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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