Referendum? Chiamale, se vuoi, elezioni

Gli italiani non credono a Matteo Renzi e il NO stravince questa tornata referendaria sfiorando il 60% dei voti e con un’affluenza record del 68,37%.
Il premier Matteo Renzi, poco dopo la mezzanotte, annuncia le dimissioni: “Andiamo via senza rimorsi, l’esperienza del mio governo finisce qui. La poltrona che salta è la mia”.

A questo punto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che più volte ha ribadito l’obiettivo della naturale scadenza del mandato, potrebbe chiedere un passaggio parlamentare o accettare le dimissioni di Renzi e avviare le consultazioni tradizionali, senza una crisi formale.
In proposito Giorgia Meloni dichiara: ”Ora tocca a Mattarella, non vogliamo più governi espressi dall’alto. Vogliamo che gli italiani si possano esprimere con libere elezioni”.

Nonostante l’ubiquità dimostrata in tivvù, e comparire su tre reti contemporaneamente è cosa assai strabiliante, gli italiani non hanno riconosciuto a Renzi sufficiente credibilità. Su questo aspetto  la scelta dei compagni di viaggio si è rivelata discutibile. Denis Verdini, sempre nell’ombra e in silenzio, è stata una presenza ingombrante. Le dichiarazioni di alcuni sostenitori del SI riguardo alla Costituzione non più così bella, sono apparse da subito imbarazzanti.
C’è grande attesa anche per la valutazione della Consulta sulla legge 52/2015, l’Italicum, ma sembra quasi scontato che il Parlamento dovrà rifare una legge elettorale che non corrisponde più al quadro istituzionale di fondo, visto che il Senato continua a esistere con i poteri attuali.

E le opposizioni?
I 5 Stelle si preparano a capitalizzare la vittoria, invocando urne immediate: “Oggi ha perso l’arroganza al potere – precisa Luigi Di Maio – noi da domani saremo al lavoro per creare la squadra di governo del M5S, fatta di persone libere che vogliono partecipare al cambiamento di questo Paese. Chiediamo di andare al voto il prima possibile, anche con l’Italicum, e facciamo gli auguri al Presidente della Repubblica in questo delicato momento. Il M5S non si sottrarrà alle responsabilità di governo, tuttavia andrà al governo solo se la parola verrà data ai cittadini italiani”.

Tra la destra ricompattata e Beppe Grillo che sogna Palazzo Chigi, al PD non resta che raccogliere i cocci. “Bisogna lavorare per ricostruire l’unità del PD – conferma Massimo D’Alema – ma su nuove basi perché il tentativo neo-centrista ha fallito. Certo è che i parlamentari del PD che hanno votato NO hanno assicurato il loro sostegno alla maggioranza. Renzi è partito per rottamare ed è stato rottamato”. Dello stesso avviso Roberto Speranza che, in un chiaro tentativo di ricompattare subito il partito, ha dichiarato “il PD ha 400 parlamentari che da domani lavoreranno che far ripartire il Paese”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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