Salute pubblica, occhio ai dati

Genova – La realtà del servizio sanitario pubblico è segnata da diverse criticità che influiscono negativamente sul rispetto del diritto alla salute. La situazione attuale mostra una frammentazione e una diseguaglianza tra regione e regione che produce effetti importanti anche sul sistema economico perché favorisce la cosiddetta “mobilità passiva”, cioè il rivolgersi alle prestazioni sanitarie di altre regioni.
Non solo, accanto a questi problemi di natura strutturale incidono altri fenomeni come l’invecchiamento della popolazione e il passaggio da una medicina con patologie acute a una con patologie croniche a decorso lungo che richiede una nuova impostazione della medicina del territorio.

“Il perseguimento di un alto livello di salute, infatti, non si identifica esclusivamente con gli obiettivi della gestione dell’assistenza sanitaria ma coinvolge aspetti economico-sociali, ambientali e culturali”. Così Giorgio Pagano, ex Sindaco di La Spezia, avvia il convegno dell’Osservatorio Civico Ligure che si è svolto il 21 novembre scorso presso la Sala del Consiglio Metropolitano di Genova.

La buona politica – si legge nella nota sul servizio sanitario pubblico della Liguria, distribuita in sala – dovrebbe rompere con le logiche separatiste e con la tradizionale tendenza a rispondere attraverso uno “scarica barile” alle domande dell’utenza e pensare a una collaborazione ben regolata. In particolare, si sottolinea il ruolo di indirizzo affidato ai sindaci dalla legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, SSN, ruolo regolarmente disatteso dal sistema di gestione dell’organizzazione sanitaria assegnato alle regioni.

L’uso limitato del referto epidemiologico incarna perfettamente questa mancanza di intesa.

Spiega Valerio Gennaro – epidemiologo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino di Genova e dell’Istituto Nazionale per la ricerca sul cancro (IST) – che “il referto epidemiologico è un importante strumento di diagnosi collettiva e di prevenzione, che in Italia esiste già ma non è usato in modo sistematico e continuo.  I dati sono già informatizzati nelle ASL, negli uffici statistici dei comuni, negli ospedali, ma vengono usati esclusivamente per scopi amministrativi, economici, statistici e non per la conoscenza della sanità pubblica”.
Il referto epidemiologico potrebbe fornire, invece, dati importanti per guidare le scelte degli amministratori pubblici in tema di programmazione sanitaria, lotta all’inquinamento, budget e per orientare le scelte dei cittadini in merito allo stile di vita.
“Questi dati sono la grande opera su cui riflettere – continua Valerio Gennaro – perché l’epidemiologia serve per denunciare le priorità. Sta poi alla buona politica convertire la diagnosi dei problemi in ricerca delle soluzioni”.

Molte sono le sfide da affrontare ma è chiaro che il quadro globale della salute potrà migliorare solo a fronte di scelte politiche condivise e partecipate.

Simona Tarzia

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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