Un, due, tre…Stella!

Più volte nelle pagine di questo libro ci sorprende una prospettiva diversa da quella consueta, una prospettiva che cerca di cogliere nell’impasto di ogni vicenda sentimenti ed emozioni che di solito non sono concessi alle ventimilabattutenonunadipiù richieste dal caporedattore.

Confessione Reporter è una vendetta contro queste misure alle quali ogni giornalista deve sottostare, è un modo intenso per non essere solo uno strumento passivo, spettatore impassibile delle disgrazie altrui. Dotato di un linguaggio ammiccante, esso è anche un intenso colloquio con il lettore, che viene trasportato in una realtà di volta in volta dolente, feroce, straziante.
La voce di Stella Pende si leva da queste pagine carica di dolore, fino a penetrare la mente del lettore stridula come il cigolio di un cardine arrugginito.
E il meccanismo del dolore in questi reportage non muore mai, ce n’è sempre uno più grande: i cani del canile di Catanzaro, le donne di Sarajevo, i bambini di Beslan
Frutto di schegge della memoria, di interviste rimaste prigioniere in archivio come anime nel Purgatorio, Confessione Reporter è un romanzo che non è un romanzo, bensì la catarsi della memoria e il racconto di una vita.

Simona Tarzia

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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